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Atti di pirateria al Festival della Bellezza
Morgan canta, Morgan parla, Morgan insulta. Morgan, alla fine, fa sé stesso. E nessuno può contestarlo perché lui è l’artista assoluto. Povero caro, s’illude di essere un Oscar Wilde, un Gabriele D’Annunzio, un outsider arbitro di eleganza, e si concia come una bambolina tra maquillage e acconciature, con enorme spreco di lacca per capelli, tutti ingredienti per darsi un tono chic. Poi, come se non bastasse, si dà anche arie di nobiltà, ovviamente non di sangue, ma d’animo (o d’altro). Almeno si evince da ciò che spalma sul pubblico nelle sue filippiche, come accaduto a Selinunte, al Festival della Bellezza. Ha sbroccato, gli capita spesso, anche troppo e probabilmente gli serve per darsi delle arie, è la prima cosa a cui si pensa vedendo il video rubato dalla platea. Anche perché lui è l’unico genio, l’unico artista, l’unico insomma, lei non sa chi sono io. Lo dice.
Uno spettatore, sembra pagante, sembra gli abbia chiesto di cantare qualche canzone di Battiato che, d’altro canto, sembra fosse il tema di quella celebrazione, una lezione-concerto. E Morgan, che a suo dire aveva appena eseguito un suo brano molto intenso, si è offeso, tacciando il pubblico, pagante, d’ignoranza, ma addirittura urlando “frocio di merda!”, cosa che ha fatto indignare non pochi spettatori e anche gli organizzatori. Qualsiasi sia stata la richiesta, o l’ingiuria, del signore o dei signori del pubblico la reazione, permettetemelo, è assolutamente inadeguata.
Incontrollabile. Che spettacolo patetico. A me, a parte il fatto che a un concerto o lezione di Morgan non ci andrei mai, un po’ perché il soggetto m’ispira da sempre una profonda antipatia, un po’ perché non mi sembra che le sue rivelazioni sull’arte siano qualcosa di nuovo, imprescindibile, irrinunciabile, almeno per me, non pare poi questo grande artista che alcuni dicono o pensano che sia. Parlo per me, naturalmente. Però, uno che soprattutto se lo dice da sé, ponendosi in testa corone di mirto e d’alloro e si dipinge le vene di blu per manifestare la nobiltà, non m’ispira molto. Identifico solo frammenti sconsiderati di ego che si combinano e cercano un porto, sperando di trovarlo.
Ho visto solo parti dello spettacolo sui video postati, lo premetto. Se fossi stato tra quel pubblico, a un’uscita come quella di Castoldi avrei cominciato a tirargli tutto quello che avessi avuto a disposizione. Dopodiché me ne sarei andato, perché sarebbe stato inutile stare ancora a sentire le sue esternazioni e i suoi insulti. Il pubblico, a differenza di ciò che ha detto lui, ignoranti, incompetenti, eccetera, è stato fin troppo educato. Ai futuristi, a Firenze, un secolo fa, avevano tirato di tutto, ortaggi, gatti morti, sedie, suppellettili varie, tanto che gli artisti dovettero fuggire dai tetti per non essere linciati. Quello era un pubblico!
Morgan avrebbe potuto dire allo spettatore, con un sorriso, “Buonini, buonini, buonini, abbiate pazienza che arriveranno anche le canzoni di Battiato”, come sembra sia accaduto alla fine, peraltro, e anche prima. Oppure avrebbe potuto fare una mossa spiazzante dicendo: “Mi dispiace che non le sia piaciuto, le rimborso il biglietto, se vuole e se lo ha pagato, così se ne può andare risarcito, però il resto del pubblico sembra gradire”. Ma non l’ha fatto. Non ci sarebbe stato alcun turbamento e la serata sarebbe continuata pacificamente, condizione necessaria per concentrarsi ed esibirsi, per un vero artista. Incapace di gestire sé stesso, vittima del proprio narcisismo esasperato, ha preferito darsi un tono inalberandosi e insultando, volendo mettere in evidenza quanto lui abbia le chiavi della comprensione dell’universo e quanto il resto sia una massa di bifolchi (lo ha detto), e così facendo ha evidenziato il sintomo di quanto colui sia debole e di poco spessore.
Lo scontro, d’altro canto, è una forma di spettacolo. Sgarbi, per esempio, che dell’insulto e dell’urlo sopra le righe ha fatto la sua cifra vincente e, se non c’è una rissa o un’esternazione offensiva, quando il professore appare in tv o in pubblico, la gente non è contenta. Vuole sentirlo urlare e usare il turpiloquio, perché ormai è la sua caratteristica. E le persone, con un comportamento analogo, credono davvero che Morgan sia un grande artista, magari incompreso. “È bravo ma maleducato” dice una signora del pubblico, con tutto quello che può significare. Ma per favore.
Ma mettiamo anche che Morgan sia un grande artista incompreso e che lui si lagni di esserlo e si arrabbi perché la gente non lo capisce e lo voglia usare come un juke box, come almeno è stato inteso dall’artista. Morgan fa comunque parte di un sistema che prepara il pubblico a questo. È anche giudice di un programma come X-factor che, appunto, prepara il pubblico a un effetto juke box, con tutti i concorrenti che cantano delle cover di altri. Lo fa perché lo pagano, certamente. L’esibizione altissima purissima levissima come la intende lui forse richiede altri tipi di pubblico, in teatri con un numero ridotto di posti, quasi un teatro da camera. Lì forse il grande artista potrebbe comunicare meglio il sublime che pensa di elargire. Oppure in uno studio televisivo dove c’è un pubblico che fa parte della scenografia e che non oserebbe mai contraddirlo, anche perché c’è un copione. Ma in un grande palco estivo, all’aperto, dove forse il pubblico si aspetta altro, oggi è inevitabile che ci siano interventi di qualche spettatore scontento (o anche pagato per esserlo, chi lo sa). Peraltro quel pubblico pagante non era un pubblico di piazza che passa e spassa e magari era andato lì con un’altra idea. Il grande, inarrivabile artista, se proprio si sente offeso così gravemente, si alza e se ne va. Fa intervenire il direttore artistico a spiegare le sue ragioni e, se l’offesa è così grave da non poter essere risanata e l’artista è incapace di concentrarsi nuovamente sebbene the show must go on, si restituisce il denaro al pubblico e morta lì. Sbroccare e insultare è più facile, più comodo. Ma assai sgradevole.
Quando lui e la moglie (all’epoca) Asia Argento declamarono insieme il brano di Paolo e Francesca di Dante, mi capitò di vederlo, ahimè. Povero Dante, era diventato grottesco. Sembravano i due studentini di terza liceo che recitavano all’insegnante i versi della Commedia, per far vedere che l’avevano imparata a memoria. Senza alcuna intenzione interpretativa (forse meglio così), o, se c’era, era inconsapevolmente parodistica. Su youtube è ancora reperibile:
Mi chiedo la necessità di recitarlo in quella maniera, sia lui che lei, e di propinarlo al mondo. Provincialissimo anche se nelle intenzioni dei due, probabilmente, degno dell’Empireo. Tascio e agghiacciante. Ma mostra quanto l’ego di Morgan e di Asia sia titanico e scevro da autocritiche. Salvo poi sbroccare quando ci sono quelle degli altri.
Il fenomeno mediatico Morgan è, come nella maggior parte dei casi, una costruzione, in cui più che il contenuto è il contenitore che viene venduto, e allora il cofanetto di caramelle Sperlari va mostrato in tutto il suo sberluccichio, con ciuffi laccati, trucchi, merletti e una dose di scontrosità che fa l’artista impegnato, incompreso, maledetto. Per distinguersi, forse, per creare un personaggio, a dispetto di ciò che dice lui, cioè che non è un personaggio. Il travestimento, il trucco, l’eccentricità sono spesso usati dagli artisti per arricchire ciò che hanno da dire. In certi casi sono l’unica cosa interessante che hanno da dire perché c’è poco altro: supplendo a una mancanza di voce o di spessore, si distrae col travestimento. Non so se sia lui a essere così o sia un direttore artistico che si occupa della sua immagine a consigliarlo nei dettagli. Fare l’artista anticonformista, che poi si rischia di essere i conformisti dell’anticonformismo, come capita a troppi, è una chiave ormai già giocata e non tutti sanno reggere il ruolo. Probabilmente Morgan ha poco altro da dire, ormai, e, dopo l’altra sera, sembra proprio che le uniche cose rimaste siano gli insulti.
Quando si dice “frocio di merda” vuol dire che prima di dirlo si è pensato. E se si pensa e non ci si sa controllare, soprattutto in pubblico, non è un buon segno. Valgono le scuse postume? Ormai lo spettacolo era fatto, la gente ha parlato di lui, me compreso, altrimenti nessuno avrebbe saputo che si era esibito a Selinunte e che avrebbe fatto una lezione-concerto su Battiato. Alla fine, riflettendoci, potrebbe sembrare tutto una combinazione combinata. Squallido. Anzi, più propriamente, tascio.
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