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6 aprile 1941, l’Italia fascista inizia la ripugnante “Guerra d’aprile”
Il 6 aprile 1941 inizia l’operazione “Primavera”, l’occupazione del Regno di Jugoslavia da parte dei paesi dell’Asse (l’Italia fascista e la Germania nazista).
All’Italia spetta in particolare l’occupazione della provincia di Lubiana.
A coordinare l’occupazione della provincia slovena Benito Mussolini invia il Generale Mario Roatta, già noto per essere stato il Comandante del corpo di truppe volontario fascista (CTV) durante la guerra civile spagnola, peraltro sconfitto nella battaglia di Guadalajara (marzo 1937) dalle Brigate Internazionali di cui faceva parte il Battaglione Garibaldi (poi Brigata), comandato dai toscani Randolfo Pacciardi (repubblicano) e Ilio Barontini (anarco-socialista, poi comunista).
Al di là delle continue rappresaglie fasciste contro la resistenza jugoslava, l’episodio più barbaro dell’occupazione italiana è senz’altro rappresentato dalla recinzione di Lubiana, 23 febbraio 1942.
Lungo 41 km, l’intero perimetro della città di Lubiana viene recitanto con filo spinato dall’esercito fascista, e 60 posti di guardia vengono allestiti per non far uscire gli abitanti della città. Nei giorni successivi vengono portati in caserma 18.708 uomini, controllati con l’aiuto di delatori locali. Di questi, 878 vengono subito spediti nei campi di internamento (di cui l’Italia era piena) e di concentramento. Nel solo mese di marzo 1942 sono 102 le persone fucilate dall’esercito fascista.
Il territorio sloveno occupato contava allora 320.000 abitanti. Tra l’aprile del 1941 e l’agosto del 1943, saranno circa 5.000 i civili uccisi sotto il comando del Generale Roatta, 900 i partigiani fucilati e 7.000 i deportati che non torneranno a casa (su un totale di 33.000 deportati, il 10% della popolazione).
Saranno inoltre 800 i villaggi devastati e oltre 3.000 le case incendiate dall’esercito fascista. Ancora più tragico per numeri sarà il bilancio in Serbia, Bosnia e Croazia, per mano dell’alleato nazista e delle forze collaborazioniste locali.
Secondo lo storico Angelo Del Boca, «che nella Provincia di Lubiana si sia tentata un’operazione di autentica bonifica etnica, non è soltanto confermato dall’altissimo numero degli uccisi e dei deportati, e dalle stesse dichiarazioni di alcuni alti ufficiali, ma da un documento che è rimasto agli atti, la famigerata circolare n. 3C, del primo marzo 1942, e i suoi allegati del 7 aprile, a firma del generale Mario Roatta».
“A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della jugoslavia 1941-43” è una Mostra Fotografica Virtuale che dal 6 aprile 2021 sarà visitabile nel sito dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, organizzata in collaborazione con l’Istituto Regionale per la resistenza del Friuli Venezia Giulia e con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Trieste.
A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43
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