Cinema
Unde malum? L’eterna domanda nel film “Il diario di spezie”
Si Deus est, unde malum? Si Deus non est, unde bonum? (Agostino di Ippona)
Unde malum (da dove viene il male)? E’ l’eterna domanda dell’umanità.
Più che mai oggi è necessario che ci venga riproposta e che di nuovo torni ad inquietarci.
Perché l’orgia di immagini e notizie di morte e dolore non ci sommerga nell’indifferenza e nell’apatia.
Il medioevo che pensavamo alle nostre spalle, è in mezzo a noi con il suo carico di pandemie, terremoti, guerre, catastrofi ambientali.
Ma la nostra responsabilità non può essere anestetizzata.
Faccio mie le parole del teologo Adrien Candiard: “…il male nella storia è presente perché noi compiamo il male…il rischio di distruzione nucleare è il risultato di una secolare ricerca di modi per ucciderci e soddisfare il nostro desiderio di dominio. Stessa cosa con il pericolo ambientale: è la conseguenza di consumi scellerati. Alle origini della catastrofe ci sono sempre le nostre azioni”.
Dobbiamo essere grati a Massimo Donati che con il suo primo film, IL DIARIO DI SPEZIE, è in sala in questi giorni.
E’ tratto da un suo romanzo di qualche anno fa.
Con lucidità e passione ci riconsegna alla domanda eterna: unde malum?
E prova una risposta in una sequenza intensa della sua narrazione.
I due protagonisti sono davanti ad un panorama mozzafiato, al termine di un cammino in mezzo agli alberi e ai rovi. Dall’alto di una montagna vedono davanti a sé dispiegarsi altre vette e altre valli a perdita d’occhio.
Uno di loro prende la parola e spiega: “Non è bellissimo qui? Come se non ci fosse nessuno al mondo…un’illusione di innocenza”.
L’innocenza dunque è possibile solo là dove vi è assenza di umanità?
Siamo di fronte ad un racconto per immagini, non ad un trattato di filosofia.
I dialoghi del film come è ben comprensibile già così, sono molto belli e profondi.
E la domanda unde malum? nello sviluppo del racconto trova la sua amplificazione nei caratteri opposti dei due protagonisti.
Si può agire il male fino a farsene possedere se si è spietati, determinati, abili pianificatori, bugiardi.
Ma si può agire il male anche se si è incerti, impacciati, in balia delle circostanze e degli eventi.
Fino ad affondare nel buio di un traffico per minori destinati alla pedofilia che sigilla segreti, potere e denaro.
Si salva solo una vittima nel film e il finale rimane aperto sull’esito di una palingenesi che porti alla sconfitta della violenza e della sete di dominio.
Intense e accorate le prove degli attori sia per il versante maschile, sia per quello femminile (da citare uno splendido cameo di Eva Martucci la moglie del regista).
Si fa eco dunque questo film per rilanciare la domanda, unde malum, e cercare negli spettatori dei partecipi e consapevoli interpreti della ricerca comune.
Ci sono boschi da attraversare, rovi da rimuovere, passi da affrettare per giungere a scrutare l’orizzonte e intuire quell’innocenza che ci attende.
A patto di riconoscere la nostra complicità con il male che distrugge e aggredisce la vita del nostro mondo.
Fedele al genere cui appartiene, il film IL DIARIO DI SPEZIE, è un intenso noir che coinvolge lo spettatore nella ricerca del mistero. Secondo la splendida immagine del maestro Carlo Lucarelli, ha a che fare “con il lato sinistro del cuore”.
Mi auguro di poter presto assistere alla prossima prova di Massimo Donati.
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