Cinema

Thanks! Dal palcoscenico alla pellicola. Intervista a Gabriele Di Luca

11 Ottobre 2019

Uno spettacolo, un film, un percorso lungo anni che ci accompagna nella periferia italiana, fra marginali in caccia di un proprio spazio, di amore, di relazioni e drammi quotidiani piccoli e grandi. Thanks! il film tratto dallo spettacolo Thanks for Vaselina, di Carrozzeria Orfeo, per la regia di Gabriele Di Luca, conduce lo spettatore in un mondo, che potremmo definire “appena al di là dello specchio”, fatto di uno straordinario ordinario, di una normalità a tratti crudele a tratti rassicurante, perché vicina a noi, al nostro vissuto. Al centro una famiglia sconclusionata, piena di difetti e nevrosi, sopra le righe. Una famiglia fatta da “vinti dalla vita”, persone che definiremmo non realizzate, sempre alla ricerca di uno spazio – materiale ed esistenziale – per emergere, per affermarsi.

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Fil e Charlie (Antonio Folletto e Massimiliano Setti), entrambi trentenni, coltivano marijuana nell’appartamento in cui vivono al terzo piano di un condominio fatiscente, situato in un quartiere povero e degradato nell’estrema periferia di una città del nord Italia. Tempo prima, grazie ad Ysabel (Maria Chiara Augenti), la fidanzata di Fil, erano entrati in contatto con il cugino Miguel, che aveva confidato loro il progetto di dar vita a un’enorme piantagione tutta sua in Messico. Ysabel, Fil e Charlie decidono di tentare l’assurdo colpo della loro vita: coltivare e incrociare tra loro le migliori specie di piante esistenti, per ottenere i semi rari da esportare in Costa Rica. L’ultimo tentativo di eludere i controlli dei poliziotti aeroportuali però non va a buon fine: avevano introdotto una discreta quantità di ovuli contenenti i semi di marijuana nel corpo del cagnolino di Ysabel, un carlino, che aveva però fatto scattare l’allarme del metal detector a causa di una protesi di metallo all’anca di cui la banda era ignara.

Il cane, impaurito, era poi scappato senza lasciare tracce. Il prossimo “contenitore” di ovuli sarà tale Wanda (Francesca Turrini), un’insospettabile “cicciona” conosciuta per caso. Con la complicità della madre di Fil, Lucia (Beatrice Schiros), una cinquantenne ludopatica appena uscita da una clinica per disintossicarsi dal gioco, Fil e Charlie preparano Wanda per il grande viaggio. Tutto si complica, però, quando dopo quindici anni di assenza, torna a casa Annalisa (Luca Zingaretti), padre di Fil ed ex marito di Lucia, diventata nel frattempo una transessuale….

Thanks! con sguardo ironico, disincantato, a tratti duro, ma mai cinico, prova a dar voce a questo universo che, nella quotidianità non trova modo di esprimersi, rimane muto. Trait d’union fra i protagonisti la mancanza d’amore, che sfocia a volte nell’incomunicabilità e genera nello spettatore commozione e riso. Proprio come nella tradizione della commedia all’italiana classica. Non è facile immaginare un’operazione in grado di portare sul grande schermo un’opera teatrale che, nel corso degli ultimi anni, ha riscosso un ampio e condiviso successo sia da parte del pubblico che da parte della critica. Abbiamo provato quindi a parlarne direttamente con il regista Gabriele Di Luca, per addentrarci nel mondo fatto di bassifondi e strade dietro l’angolo, di scena e pellicola.

Dal palcoscenico allo schermo: Thanks! nasce come trasposizione filmica dell’opera teatrale Thanks for Vaselina di Carrozzeria Orfeo, che ha riscosso grande successo nei teatri italiani. Come nasce il desiderio di portare al cinema questa storia e qual è stato il percorso di adattamento alla pellicola?

Lo spettacolo nasce nel 2013. Sempre nel 2013, dopo il debutto milanese, incontrammo Maurizio Porro, il famoso critico cinematografico del Corriere della Sera che scrisse un bell’articolo dal titolo “La vaselina che il cinema dovrebbe copiare”, dove sosteneva che il cinema italiano, la commedia italiana aveva bisogno di un riscatto dal punto di vista del linguaggio, dei contenuti e questa a suo avviso poteva essere l’opera giusta. Mise quindi nella mia testa un seme e iniziai a pensare “Perché no? In fondo il linguaggio che usiamo a teatro con Carrozzeria Orfeo è sempre molto cinematografico, ricco di ellissi, di stacchi, di un linguaggio tecnico che mutua dal cinema molti dei suoi elementi”. Quindi iniziai un percorso per cercare un produttore e nel 2017 abbiamo girato il film. Il passaggio è stato faticoso, ma molto bello: i luoghi che avevo in testa, ma che a teatro erano solo evocati, potevano vivere finalmente. Così ho iniziato un percorso di adattamento della commedia teatrale alla pellicola, portandola in immagini sul set.

Thanks! parla di un mondo marginale con toni forti, senza risparmiare nulla alle “istituzioni sociali” tradizionali. Famiglia, mondo professionale, relazioni, tutto viene osservato in modo impietoso, ma anche ironico. Ciò che emerge è uno sguardo disincantato sulla realtà, lontano dai perbenismi. Il mondo che appare sullo schermo però non è solo cinico e disilluso, ma pieno di umanità…

Credo che il film abbia molte cose in comune con lo spettacolo teatrale, per quanto nel film alcune cose più drammatiche vengono approfondite rispetto al percorso interiore dei personaggi. Tutto assume un tono più cupo rispetto allo spettacolo teatrale, ma il comune denominatore dei due progetti è un’umanità ai margini e il racconto delle tragedie con grande umanità. Il linguaggio è acre, disadorno, senza troppi fronzoli: un racconto di esseri umani in continua ricerca di stabilità e di affetto.

Il film è ambientato in una periferia del nord Italia, ma potrebbe trattarsi di una qualsiasi periferia, intesa come spazio marginale, a volte degradato, ma – con il giusto sguardo – capace di mostrare un’umanità viva, bella. Il tema delle periferie, della vita di chi le abita, è uno degli argomenti di riflessione più importanti della contemporaneità, considerato che, la maggior parte delle persone vivono nella “periferia” del mondo, dove tragico e comico si mescolano costantemente. Che cosa rappresenta per la vostra riflessione la periferia?

Rispetto alla periferia mi viene in mente un verso di Brunori che dice “e l’Occidente chiuso in una banca/ Io me ne vado in settimana bianca/ bianca Con la metropoli che ancora incanta / e la provincia ferma agli anni ottanta” mi piace molto il tema della provincia, degli ultimi, dei perdenti, di coloro che sono rimasti fuori dal benessere, dal successo, che non ce l’hanno fatta ad occupare i posti del potere. Mi piace perché questi personaggi hanno una lotta molto grande da compiere per arrivare alla meta, a realizzare i loro desideri, i loro sogni, e sicuramente la periferia è un habitat di questi esseri umani, di quelli che sono considerati gli ultimi e non ce la faranno mai, di quelli che sono poveri e devono restare poveri, li abbiamo messi lì apposta per essere noi ricchi: se diventano anche loro ricchi è finito tutto il gioco.

Il cinema è uno dei canali culturali “tradizionali” del Novecento ancora popolare, sicuramente meno “di nicchia” del teatro. Eppure in Italia sembra mancare – o comunque “latitare” – una produzione capace di coniugare la tradizione del cinema italiano cosiddetto d’autore e l’intrattenimento proprio di molte produzioni. Thanks! in questo senso rappresenta un po’ una mosca bianca. A chi vi siete ispirati, dal punto di vista cinematografico?

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Fonte d’ispirazione è sicuramente la grande commedia all’italiana, che ha riempito il cinema, i cuori e ha dato una grande educazione sentimentale agli italiani negli anni passati. Una commedia che non esiste più. Oggi c’è in questo senso un grande vuoto: o c’è la commedia leggera o c’è il cinepanettone. Sempre qualcosa di molto per bene, riconciliante, borghese a suo modo, oppure dall’altra parte c’è il film drammatico. Non c’è più la commedia nera, quella che tocca i temi della morte, della sconfitta. Non so se siamo mosche bianche perché abbiamo deciso di produrre questo film con molte difficoltà senza trovare una distribuzione perché, appunto, molti ci hanno detto che un film del genere non potrebbe mai funzionare in Italia. In realtà le poche sale che abbiamo a disposizione le stiamo riempiendo tutte e la gente è molto felice di avere a che fare con questo film, il pubblico è entusiasta. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto quindi e pensiamo di aver iniziato nel nostro piccolo, con molta umiltà, ad innescare un piccolo cambiamento. Logico che se un film del genere avesse un certo successo questo cambiamento diventerebbe più comunicabile…

E adesso con cosa ci stupirete?

Come ha detto l’altra sera Massimiliano Setti all’incontro col pubblico quando abbiamo fatto la proiezione ad Ancona noi siamo uomini di teatro, abbiamo votato la nostra vita al teatro ed è la nostra prima urgenza. Abbiamo coniugato teatro e cinema, ci stiamo impegnando anche in progetti di serialità televisiva. Io penso che le due cose possano convivere insieme e autoalimentarsi. Sono due linguaggi tecnicamente molto lontani, ma vicini per storia, nel rapporto con lo spettatore. Noi stiamo lavorando ora al prossimo spettacolo che si chiamerà “Miracoli metropolitani”, abbiamo iniziato a scriverlo da pochi giorni, sono molto entusiasta del progetto e di quello che potrà essere. Continuerà sempre questo dialogo fra teatro e cinema e speriamo di poter lavorare a un futuro progetto all’altezza di quelli precedenti e che lo superino.

Thanks! nelle sale

ROMA – Nuovo Cinema Aquila – dal 3 al 9 ottobre 

ROMA – Piccolo Eliseo – dal 4 al 16 ottobre 

FIRENZE – Cinema Flora – dal 3 al 10 ottobre

ANCONA – Cine Muse – 5 ottobre 

TORINO – Cinema Massimo – dal 4 al 9 ottobre

MILANO – Cinema Anteo – dal 6 all’8 ottobre – per le proiezioni con cast in sala  – per le altre

REGGELLO – Cinema Excelsior – 7 e 8 ottobre 

MANTOVA – Cinema Mignon – dal 17 ottobre

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Ph. Bepi Caroli

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