Cinema

Strappare lungo i bordi: Zerocalcare ci strappa e ci ricuce in 100 minuti

14 Dicembre 2021

Strappare lungo i bordi è ad oggi la serie più vista in Italia e, stranamente, non ne sono stupita. L’ho attesa con ansia, con la speranza di poter ridere a crepapelle e di poter interrompere, almeno per qualche istante, il silenzio di questo strano 2021. Ho riso, tanto. Zerocalcare è riuscito sempre a farmi sorridere. Quel suo modo così spontaneo di raccontare la realtà è tanto divertente quanto disarmante.

Ho riso, tanto.

Ho pianto, forse troppo.

Michele Rech alias Zerocalcare

Chi? Cosa? Dove? Quando? Perché?
Zerocalcare, pseudonimo del fumettista italiano Michele Rech, è l’ideatore della serie Strappare lungo i bordi, disponibile su Netflix dal 17 novembre 2021. La serie animata, prodotta da Movimenti Production in collaborazione con la casa editrice BAO Publishing e composta da 6 episodi di 20 minuti circa, è il banco di prova per il fumettista, che mai aveva realizzato una serie a puntate.

Ciao, è uscita “Strappare lungo i bordi”, lo so che ve stanno a fa una capoccia così ma tenete presente che gli episodi durano 20 minuiti scarsi quindi in un’ora e mezza ve la siete levata dar cazzo. 

Zerocalcare su Twitter

Il palcoscenico entro cui si destreggiano i protagonisti altro non è che un treno: Zero, Sarah e Secco sono in partenza e il viaggio è il pretesto giusto per il narratore. Zero, attraverso un flusso di coscienza alla James Joyce di Rebibbia, tenta di sviscerare la sua intera esistenza, dalle scuole elementari sino all’età adulta. Il racconto, sviluppatosi grazie l’ausilio di flashback, si districa in tanti piani narrativi diversi, tante linee che si incastrano, ma che inesorabilmente non si congiungono mai.

Strappare lungo i bordi

Strappare lungo i bordi: la mediocrità come arma vincente
No, non penso che la serie sia mediocre, tutt’altro. O forse è proprio questo aspetto tanto semplice e familiare a renderla alla portata di tutti. Zero, con il suo accento romano e i suoi modi da coatto, sembra essere l’amico di tutti o l’amico che nessuno di noi vorrebbe. Una cosa è certa: avere un armadillo come coscienza non è da chiunque. Questo strano personaggio (che sembra avere la stessa voce del celebre attore Valerio Mastandrea, chissà) è l’incarnazione bizzarra e assurda di cui non sapevamo di avere bisogno. È quell’instancabile vocina che la notte non ci fa dormire, che ci riempie di sensi di colpa e che, soprattutto, ci conosce nel profondo. Bene, la coscienza di Zerocalcare è un grosso armadillo arancione che fatica a stare in silenzio in situazioni scomode. Sarah e Secco sono gli eterni amici, l’una puntigliosa e precisa, che sogna di diventare professoressa e sacrifica l’impossibile pur di raggiungere la sua meta; l’altro che vive la sua quotidianità un gusto di gelato alla volta.

Zero e Armadillo in Strappare lungo i bordi

Strappare lungo i bordi: siamo una generazione di strappati
E allora noi andavamo lenti, perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo.

Zerocalcare

Ma Zero non riuscirà a strappare lungo i bordi di ciò a cui era destinato, o, forse, non ci proverà mai fino in fondo. La serie cerca di scardinare la convinzione ontologica dell’essere predestinati ad un qualcosa. Ognuno cerca costantemente la sua dimensione, il suo io, la sua identità in quella che sembra una incessante lotta di prevaricazione. Come animali in gabbia, con la differenza abissale che la nostra gabbia la costruiamo noi.

Una generazione di strappati che invece di strappare lungo quella linea immaginaria, strappa sé stessa con questi pilastri di convinzioni e idiosincrasie. Una società capitalistica che ci disegna tutti uguali, tutti con l’obiettivo ultimo di seguire uno standard privilegiato.

Strappare lungo i bordi è la storia di ognuno di noi. La delicatezza con cui l’autore affronta tematiche gravose (quali l’insicurezza, l’apatia, la solitudine e il suicidio) è la forza motrice: palesare la sofferenza e conviverci assiduamente è la chiave vincente.

Strappare lungo i bordi ci guida ad apprezzare la vita imperfetta nascosta dietro le apparenze.

Strappare lungo i bordi ci mostra quanto la fragilità sia il punto cardine della nostra unicità.

 

Asia Vitullo, Sistema Critico

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