Cinema
Rinasce il ‘Fulgor’. Torna a Rimini la sala di ‘Amarcord’
La ‘sua’ Rimini, Federico Fellini se l’era ricostruita – pezzettino per pezzettino – negli studi di Cinecittà. Da lì, tra fondali di cartapesta e le luci del Rex a baluginare su un mare talmente finto da rasentare il vero, l’aveva regalata al mondo vestendola per sempre di ‘Amarcord’. Ieri, nel giorno del suo novantottesimo compleanno, Rimini ha regalato al Maestro la rinascita del ‘Fulgor’, quella piccola sala di provincia con le panche di legno sotto lo schermo in cui – seduto sulle ginocchia del nonno a guardare ‘Maciste all’inferno’ – scopriva la magia del cinema. Tornata a nuova vita dopo un lungo restauro curato dallo scenografo, più volte premio l’Oscar, Dante Ferretti. Un ‘gioiello’ – dalle sfumature del carminio e dell’oro, ben diverso dalla sobria compostezza del tempo che fu – che ha visto aggirarsi, nel foyer, le figure felliniane per eccellenza, dalla ‘Tabaccaia’ alla ‘Volpina’, dalla ‘Gradisca’ allo ‘Sceicco Bianco’ guidate da un ‘Federico’, con cappello, megafono e sciarpa rossa al collo, a fare strada verso il palco.
Il ‘Fulgor’, si è guardato intorno Ferretti, “lo vedo adesso finito. È esattamente quello che avevo progettato: mi sembra sia diventata una bella sala cinematografica. L’ho fatta così – ha spiegato lo scenografo romano – non tanto perché il ‘Fulgor’ era così ma perché è un tipo di sala in cui uno viene al cinema e si trova al cinema, il cinema di una volta” . Immerso nel sogno felliniano iniziato proprio nella ‘pancia’ del palazzo affacciato sul Corso d’Augusto. Che adesso, tra stucchi e colori, amplifica la dimensione onirica del regista romagnolo. “A parte il lavoro, quello che ricordo di più di Federico è lo stare insieme – ha rivelato Ferretti – l’inventarsi le bugie: Giulietta diceva che lui diventava rosso quando diceva la verità. Quando andavamo in macchina a Cinecittà mi chiedeva sempre: ‘Dante, che ti sei sognato stanotte?’ Le prime volte dicevo niente, poi ho iniziato a inventare i sogni e qualcuno è stato messo addirittura nella ‘Città delle donne’”. Ora, quelle invenzioni permeano pareti, luci, fregi: ricordi divenuti architettura viva. Mentre sullo schermo scorrono i frame di ‘8 e 1/2’ e ‘Roma città aperta’, di ‘West Side Story’ e ‘Mary Poppins’, di ‘Pulp Fiction’, ‘Alien’ e ‘Star Treck’, fino al finale di ‘Viale del Tramonto’ con il suo “Il cinema è la mia vita, non esiste altro”.
“E’ giusto che questa città dia a Federico Fellini il giusto riconoscimento con l’inaugurazione di questo cinema – ha sorriso la nipote Francesca Fabbri Fellini – dove è avvenuto il primo meraviglioso lampo, fantastico, il big bang in cui Federichino piccolo, sulle ginocchia del nonno ha visto ‘Maciste all’Inferno’. Finalmente riconosciamo che Federico Fellini è l’uomo dei cinque Oscar che tutto il mondo ci invidia, universalmente riconosciuto come l’uomo più importante della cinematografia mondiale. Ed è giusto che da qui – ha concluso – si prosegua verso il ‘Museo Fellini’: non a caso il ‘New York Times’ ha inserito il Fulgor tra le 52 mete per il 2018, questa piazza diventerà mondiale, sarà un luogo di incontro per tutti”.
E sull’importanza del museo dedicato al regista riminese, non ha dubbi il ministro di beni culturali e turismo, Dario Franceschini che ha annunciato l’assegnazione di altri 3 milioni di euro come ulteriore contributo per la realizzazione dell’opera già finanziato con 9 milioni di euro. Il nuovo ‘Fulgor’, ha scandito “è bellissimo, è il primo passo nella creazione del grande Museo Fellini che, insieme al Comune e come Stato abbiamo deciso di finanziare: è un riconoscimento a uno dei grandissimi della storia, della cultura, del cinema italiano. È un luogo simbolico nella vita di tutti noi”. La riapertura della sala, ha spiegato, “è un passaggio importante: ci sono alcune persone che hanno un percorso di notorietà breve nella storia, ci sono altre che restano per sempre. Fellini – ha concluso – resterà per sempre”.
Nella speranza, ha chiosato tra le poltroncine della nuovo ‘Fulgor’ Sergio Rubini, alter ego del cineasta nella pellicola ‘Intervista’, che “possa essere conosciuto un po’ di più dai giovani perché nel nostro Paese abbiamo la memoria corta. Fellini era un poeta e non è importante solo per il cinema, è importante per gli uomini, per le persone”.
Che ora torneranno a vivere il ‘Fulgor’ – chissà se con lo stupore e il naso all’insù del piccolo Federico – già a partire da domani quando in Romagna, arriverà Luciano Ligabue a presentare nella sala felliniana, in anteprima nazionale, il suo ‘Made in Italy’, terza opera cinematografica dopo ‘Radiofreccia’ e ‘Da zero a dieci’.
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