Cinema
Perché IT sarà un film importante
Lasciamo subito da parte la recensione fine a sé stessa, di quelle ne sono fioccate di ottime in giro per la rete (una e due), qui vi parlo di come It possa divenire un film importante sul lungo periodo.
La cosa che colpisce inizialmente è il suo non essere un film horror nel senso classico del termine, anche se è stato pubblicizzato molto così. It semmai è un romanzo di formazione per perdenti che fin da piccoli sono vessati dai bulli di turno, e non per qualche parola detta fuori posto, ma nell’intimo e nella pelle. Segna il passaggio netto fra infanzia e primi accenni di indipendenza e maturità (mentale, sessuale, affettiva).
Dunque non aspettatevi nulla di estremamente terrificante, anche se le semplici citazioni all’horror e allo splatter vi sono. Il punto focale sono i ragazzi(ni) e le loro evoluzioni. La loro scoperta che il mondo non è solamente un posto da popcorn e giochi.
Quello che succede a un ragazzo pienamente adolescente (sopra i 14 anni, il film è vietato ai minori di) che vede la pellicola (in sala ve n’erano) è di innamorarsi del cinema e delle sue storie, delle sue ambientazioni, e se volete la commistione dei due aspetti: la cosiddetta “magia”. Il lato spettacolare ma mai grottesco che ti fa stare con la bocca aperta inconsciamente; io pur facendo parte della ventina mi sono ritrovato così a metà della proiezione!
Detto ciò, It non è certamente un capolavoro, pecca di dettagli essenziali dell’opera cartacea utili ad approfondire la storia, soprattutto i protagonisti e gli adulti potevano avere una caratterizzazione leggermente più spessa, ne avrebbe giovato l’opera. Al contempo però lascia spazio al generare nello spettatore giovanissimo uno spirito critico su quanto fruito.
Se la soluzione scelta per rendere commerciabile il lavoro era di semplificare la storia concentrandosi sulla formazione e sulle difficoltà incontrate, inserendole dentro una regia attenta e spettacolare, senza eccessi di sorta, beh, ci sono riusciti. Pennywise pur ridotto a mero antagonista è abbastanza oscuro da fungere da porta verso la liberazione delle paure, lanciando quel processo di emancipazione tanto caro al teen age.
A 16 anni ti senti rappresentato da quanto vedi, perché diventa una chiave di lettura immaginifica della tua condizione esistenziale. Pensi di poter riuscire a non balbettare più, ad usare questo deficit come occasione introspettiva, a battere i bulli facendogliela pagare, a raggiungere il cuore della ragazza che ti fa fare pensieri nuovi e piacevolmente strani. A battere l’oscurità infantile che rischia di definire e decidere il futuro.
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