Cinema

Ossessione, il trasgredire secondo Visconti

19 Dicembre 2019

Quella di Ossessione è una storia raccontata da Luchino Visconti in uno dei primi film ascrivibili al movimento neorealista italiano ed il primo in assoluto del regista italiano. Si tratta di un film da una grande forza visiva, per quanto essenziale nei movimenti e nelle tecnologie utilizzate. Si tratta anche di un film sopravvissuto alle censure e alla distruzione che venne imposta dal regime fascista di Salò. Visconti riuscì fortunatamente a tenere nascosta una copia del negativo fino alla fine della seconda guerra mondiale, da cui derivano le copie attualmente esistenti.

La storia di Ossessione riprende quella dell’opera The Postman Always Rings Twice (Il postino suona sempre due volte) di James M. Cain, ma la situazione politica italiana del tempo non permise di ottenere i diritti dell’opera e quindi nemmeno di citarla in fase di distribuzione.

Abbiamo due interpreti bravissimi, Massimo Girotti (Gino) e Clara Calamai (Giovanna) e la campagna ferrarese a far da sfondo ad una storia d’amore e di violenza che lascerà davvero col fiato sospeso. Gino e Giovanna si incontrano per caso quando il camion su cui viaggia l’uomo si ferma ad un punto ristoro della bassa padana. Lei è la moglie del titolare della locanda, un uomo sudicio e molto più anziano dai modi burberi e antichi. La fiamma si accende subito, tanto che Gino inviterà ben presto la donna a fuggire con lui per poter restare insieme ed essere finalmente felici. Giovanna rifiuta, pensa che andarsene sarebbe disdicevole e lascia partire da solo il suo amante, che si dirige ad Ancona per imbarcarsi senza una meta precisa. Durante il viaggio conosce un giramondo detto “Lo spagnolo” che dividerà con lui il soggiorno sull’Adriatico, gli offrirà un lavoro e gli farà dimenticare la storia appena vissuta.

Non sembrava essere destino però che Giovanna e Gino non dovessero più incontrarsi. La donna assieme al marito Giuseppe si trova casualmente ad Ancona per una gara canora e incontra Giovanni per strada. I due sentono il loro amore rinvigorito e pur di tornare insieme e vivere il loro sogno tramano alle spalle di Giuseppe. Come andrà a finire? Lasciamo che la visione rimanga una sorpresa, anche se possiamo preannunciare la presenza di una bravissima Dhia Cristiani nei panni di Anita, dagli occhi dolci e dal carattere calmo, che per un po’ farà tirare il sospiro di sollievo all’irrequieto Giovanni.

Ossessione lega il suo titolo alla grande attrazione fisica tra i due protagonisti, un’uscita in sala che entusiasma la critica ma scatena l’oppressione del regime fascista e quindi provoca proiezioni interrotte, perquisizioni nelle sale, minacce ai gestori dei cinema. Quando va male, la pellicola viene anche censurata e sequestrata.

Per la prima volta il corpo di un uomo assume una valenza sensuale e diventa oggetto del desiderio di una donna. Gino è osservato con voluttuosità da parte di Giovanna e da altre donne, ma anche dallo spagnolo, con cui dividerà il letto e troverà conforto, facendo licenziosamente pensare ad una trasgressiva vicinanza omosessuale.

Sotto i riflettori ci sono i vinti, le feste rurali, vagabondi e personaggi semplici, un coacervo di personaggi ed elementi narrativi che diventano un bellissimo esempio di memoria collettiva.

Morandini scrive a proposito: “Qualcosa di più di un film: una bandiera, un manifesto, un simbolo. Memorabile esordio di Visconti, aprì la strada al neorealismo postbellico, agganciò il cinema italiano alla cultura europea della crisi, fu la scoperta di un’Italia amara, fatta con violento pessimismo, tramite il filtro del romanzo nordamericano e del realismo francese di J. Renoir”.

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