Cinema
nove lune e mezza, quando la commedia fa ridere e riflettere
Prendere una città come Roma ai giorni d’oggi e lì dentro scovare la vita quotidiana di due donne quarantenni, Tina e Livia, due sorelle radicalmente diverse, ma profondamente unite tra loro. E su queste basi costruire una storia che emana contemporaneità dal primo fotogramma. E’ quello che ha fatto l’attrice Michela Andreozzi, al suo esordio come regista, col film “Nove lune e mezza”, scritto insieme a due giovani sceneggiatori, Alessia Crocini e Fabio Morici.
Andreozzi, oltre a dirigere, interpreta una delle due sorelle, Modesta detta Tina, una quiete, timida e riservata donna che di professione fa il vigile urbano, come il compagno fin troppo ordinario Gianni (Lillo di Lillo&Greg). Claudia Gerini è Livia, l’altra sorella, una violoncellista sexy, decisa e sfrontata che divide la vita con il compagno Fabio (Giorgio Pasotti), un romantico “bio”-osteopata.
E’ il tema della gravidanza che unisce le due sorelle: Tina tenta invano da anni di rimanere incinta e non vuole darsi per vinta. Livia, che non ne vuole sapere di avere figli e orgogliosamente difende la propria posizione, una volta consigliata da un suo amico ginecologo – un ottimo Stefano Fresi – decide di donare il proprio corpo per portare avanti la gestazione per conto della sorella.
E’ questo il tema centrale del film, che contestualizza l’esperienza delle due sorelle nella “semplice/non semplice” quotidianità di una famiglia media, allargata e a tratti rumorosa: una mamma che cucina, un papà ancorato ai propri sogni, un fratello neocatecumenale con moglie devota e quattro figlie.
La gravidanza di Livia e Tina riserva loro momenti tragicomici e circostanze in cui, sempre nel quadro della commedia, si possono anche fare riflessioni più profonde, soprattutto da parte dello spettatore, prescindendo dai rumorosi baccani ideologici che spesso si avventano su argomenti come quello del film.
L’abilità degli sceneggiatori è stata quella di riuscire a calibrare il giusto mix tra ironia e sensibilità, senza esagerare nei dosaggi. E’ una scrittura fresca, ironica e originale.
E’ un film corale, in cui gli attori risultano ognuno credibile nel proprio ruolo e dove alcune interpretazioni non sono banali. Un cenno di merito spetta agli attori Stefano Fresi e Max Vado, che nel film sono una coppia di papà con figli, senza alcuno stereotipo.
Un’ottima prova di esordio alla regia da parte di Michela Andreozzi, che riesce a raccontare temi complessi senza risultare banale e mantenendo la leggerezza propria della commedia. Una commedia innovativa, non scontata e curiosamente insolita rispetto al resto delle commedie italiane a cui siamo abituati.
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