Cinema

Lord of chaos, “il vero black metal norvegese”

18 Maggio 2020

Sarà il freddo ad irrigidire ogni cosa, lassù vicino al circolo polare, tra fiordi e nubi malauguranti, ma dobbiamo ammetterlo: il black metal ha trovato una bella casa spaziosa proprio dove nessuno sembrava cercarlo.
E quando parliamo di black metal norvegese non possiamo non tirare in ballo i Mayhem, figli della prima ondata di band come Venom, Bathory e Mercyful Fate che hanno riscaldato i cuori di una generazione intera.

Il lavoro di Jonas Åkerlund – che ha avuto anche un’esperienza come batterista nei Bathory – è stato quello di ripercorrere a grandi linee la storia (narrata nell’omonimo libro Lords of Chaos: The Bloody Rise of the Satanic Metal Underground di Michael Moynihan e Didrik Søderlind) dietro ad uno dei nomi più infernali di tutti, i Mahyem appunto, seguendo il punto di vista privilegiato del loro fondatore: Øystein Aarseth, detto Euronymous. Nel bene e…beh, nel male soprattutto!

La regia del cineasta svedese la abbiamo conosciuta in video-clip di successo, per gente come Madonna, Prodigy, Metallica, U2, Rolling Stones, Ramnestein e tanti altri, di varia estrazione musicale, ed è stato abbastanza naturale per lui mettere “il proprio occhio” su una storia di cui, in un certo senso, ha potuto far parte.

Ma andiamo con ordine. A metà anni ’80 Euronymous (Øystein Aarseth), Manheim (Kjetil Esten Haraldsson Manheim) e Necrobutcher (Jørn Stubberud) passano interi pomeriggi ad ascoltare heavy metal, imparando a diventare cattivi, a suonare, a comportarsi male e decidono di mettere su una band. Dopo alcuni tentativi di trovare un cantante adeguato, si imbattono in Dead (Per “Pelle” Yngve Ohlin), la voce più adatta al loro suono, un qualcosa di oltretombale che lasciasse interdetti fan del genere, ma anche nuovi ascoltatori. Con Dead alla voce i Mayhem diventano finalmente quello che sognavano di essere, cavalieri del male, in un modo di oscurità. A dir la verità Pelle entrò sin troppo nella parte, tanto da “sconfiggersi” da solo lasciando vuoto uno spazio che nel corso degli anni verrà cambiato più e più volte.

Euronymous, col passare del tempo, decide di mettere su anche un’attività alternativa, apre un negozio di dischi (“Helvete”, inferno in norvegese) e dà vita alla sua personale etichetta discografica, la Deathlike Silence Productions. Come se non bastasse, dà inizio anche ad una sorta di cerchia ristretta di fans e debitori del death metal che si incontrano presso il suo negozio per discutere di musica, atti criminali, satanismo e tante altre faccende amene. Poi avviene un punto di svolta del racconto di Åckerlund, che sceglie di analizzare l’esistenza del Black Metal Inner Circle da un punto di vista meno documentaristico e più narrativo, raccontando degli incontri segreti in stanze semibuie, lunghi pomeriggi passati all’Helvete e delle prime bravate a danno di chiese e luoghi sacri. È qui, quando Euronymous conosce Varg Vikernes (titolare del progetto personale Burzum) che la storia ha drammaticamente una svolta. È il loro legame che porterà, come accadde anni prima con Dead, ad un nuovo livello di comprensione dei limiti attraverso cui un giovane ragazzo può spingersi. Varg incentiva l’Inner Circle a compiere atti sempre più crudeli, in cui dar fuoco alle chiese è soltanto il biglietto da visita per poterne far parte. Ma soprattutto Varg decide di diventare più importante di Euronymous, sfidandolo musicalmente e non solo, in una competizione che diventerà una guerra personale, una corsa contro il tempo verso la morte e il buio.

 

Jonas Åckerlund e parte del cast di Lord of Chaos

 

È in questo frangente che la storia diventa più caotica, dove le cose non dette hanno la prevalenza su ciò che si sa o si dà per scontato. È qui che nascono le “vere bugie” con cui si introduce il film nei titoli di testa. Non si cerca la verità dello scontro finale, si cerca la leggenda, la storia che conoscono i fan e gli amanti del genere, il “sentito dire” che caratterizza molte delle storie del rock, dagli albori ai giorni nostri. Certo è che l’epopea del black metal norvegese non è facile da raccontare, ma Åckerlund ha provato a farlo cercando di sdrammatizzare molte delle mezze verità raccontate nel film sui Mayhem. Ha scelto di seguire Euronymous nella sua storia personale alle prese con due figure importanti per la sua vita come Dead e Varg Vikernes e si è fermato senza approfondire troppo, con una bella battuta che chiude il racconto e spedisce tutti a casa ad accendere lo stereo.

I luoghi, freddi e bui, trovano uno specchio nella pellicola, in cui si ritrovano molti dei cliché tipici dei videoclip, come mosse, distorsioni, effetti talvolta onirici che trasformano la storia in un romanzo visivo veloce ma sempre lineare. Forse è stata una scelta semplice quella di voler meno indagare e più raccontare, fatto sta che, narrativamente il film funziona, non ha tempi morti e rimane sempre su un ritmo sostenuto, da videoclip, appunto.

 

Jack Kilmer, Anthony De La Torre, Rory Culkin, and Jonathan Barnwell in Lords of Chaos

 

Ad interpretare Euronymous c’è anche un bravo attore come Rory Culkin (sì, fratello del più noto Macaulay), c’è Emory Cohean nella parte di Varg, Jack Kilmer (sì, il figlio di Val) che interpreta Dead e diversi altri giovani interpreti. Ma Lord Of Chaos ha avuto una vita non facile nella sua storia di pre-produzione, affidato prima al regista giapponese Sion Sono è stato poi rimesso in discussione e dato in mano, 5 anni dopo, ad Åckerlund, che ha iniziato le riprese nell’inverno del 2016 in Norvegia, forte della produzione di Vice Films.

Da vedere? Sì, se vi piacciono le storie che la musica spesso ci ha lasciato nell’album dei ricordi, no se vi aspettate un racconto fedele di come sono andate le cose. I personaggi sono verosimili, ma la scelta di avere Euronymous come voce narrante talvolta minimalizza l’intricato rapporto tra i vari personaggi, soprattutto nella seconda fase del film, dopo la morte di Dead.

Convincente? Sì, è un film pensato per essere digerito come un pugno nello stomaco, senza troppe pretese ma allo stesso tempo intrigante, a volte didascalico, a volte caotico come il racconto di molte delle vite che si incrociano nel film. È il vero death metal norvegese, signori.

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