Cinema

Little Fires Everywhere

21 Agosto 2020

Quando la signora Richardson affitta un suo appartamento a Mia Warren, è intenerita e al contempo affascinata da quella afro americana, madre single che ha bisogno di pagare un mese alla volta perchè è un’artista…

La bionda e perfetta moglie e madre di quattro altrettanto perfetti (?) figli, non riesce a considerare reale tale impiego e non può fare a meno di commentare che pensava si trattasse di uno di quei lavori “ideali” che si vedono in tv come la spia o la biologa marina.

Elena usa la stessa determinazione con cui ha imposto a chiunque di incastrarsi e rimanere ancorato alla realtà dei suoi piani, affinchè la sua vita fosse esattamente come l’aveva immaginata, inizialmente per aiutare Mia e alla fine per distruggerla.

Being right is better than sex because it lasts forever

Ad una prima lettura, la miniserie, basata sull’omonimo romanzo di Celeste Ng, si potrebbe esaurire tutta nello scontro culturale, razziale ed educativo tra due famiglie a Shaker Heights, una sorta di moderna Pleasantville, dove tutti sembrano personaggi di uno spot anni ’60, quando la tv era ancora in bianco e nero.

Sono proprio i sentimenti contrastanti fra i Richardson e mamma e figlia Warren a far esplodere i colori in quel sobborgo di Cleveland, dove si viene multati se l’erba del giardino è più alta di 15 centimetri…

Sfumature di sentimenti contrastanti, tinte forti che non riescono ad essere comprese e gestite dai figli adolescenti che amano, odiano, mentono, si vendicano, tradiscono e nemmeno dai loro genitori, che si comportano allo stesso modo, come se gli anni e l’esperienza non fossero bastati ad imparare la lezione.

Sometimes you have to  scorch everything to start over and after the burning the soil is rich and life can grow there. A life that is maybe even better than the one was there before.

Mentre le gradazioni si fanno sempre più vibranti fino a diventare infuocate , le puntate proseguono, la storia si complica, il passato torna inevitabilmente a chiedere il conto e lo spettatore resta avvinghiato a questa suburban utopia dolorosa e bellissima di fine anni ’90, quando affittare in videoteca Before Sunrise di Linklater era un evento emozionante, gli Sugar Ray spopolavano su MTV e Buffy L’Ammazzavampiri aveva promosso Sarah Michelle Gellar a star del piccolo schermo pomeridiano.

A dirigere questo duello del politicamente corretto, ci sono due straordinarie protagoniste, che ci offrono le loro migliori interpretazioni di sempre. Reese Witherspoon, (r)affinando il suo celebre personaggio di Big Little Lies e spogliandolo totalmente di qualsiasi autocritica e flusso di coscienza, confeziona una Elena fredda e calcolatrice nell’essere sempre armata delle migliori intenzioni, ma totalmente sorda ed immune a sentimenti e bisogni altrui.

Kerry Washington eccelle nel dare alla sua Mia una fragilità sottile, causata dal sentire le cose e le persone come nessun altro è in grado di fare. Ciò la porta a costruirsi una corazza apparentemente impenetrabile e spesso fraintendibile contro cui si scontrano tutti, nel tentativo di avvicinarla, amarla, proteggerla o semplicemente comprenderla.

In queste due donne che non potrebbero essere più diverse, ma che si completano come il soggetto di una fotografia e l’occhio di chi l’ha scattata, ci sono tutte le difficoltà e gli imprevisti dell’essere donna, dell’essere madre, dell’essere entrambe le cose, del non volerlo, dell’accettarlo o di essere accettata nonostante tutto.

Ti sei mai guardata tra le gambe?, chiede Mia ad Elena dopo il dibattito sulla lettura de I Monologhi della Vagina… E’ incredibile come ciò che racchiude qualcosa di così potente, straordinario ed unico, non soltanto perchè è in grado di generare la vita, sia anche l’unica parte del corpo che spesso una donna non vuole conoscere di se stessa.

I thought I wanted to be made of all little girl things

Homecoming dances, kisses on doorsteps, fingertips almost touching in the air

I thought I wanted to be made of the promises you made

Ones that tasted like ivory, strawberry and even like chocolate.

I thought I wanted to be made of fairytale endings

Where I’d never known what was real, or only a dream.

So I dreamt that I belonged to you, because I knew you’d keep me safe from big girl things: giant spiders, natural disasters, and unnnaturals ones too.

I’ve never felt as safe as I felt in a cage with you, but when I started to wake up, I saw those gilded bars around us and I couldn’t remember how it went in the dream.

Was I the bird, or was I the cage?

Was I myself, or one of my mothers?

Was I safe, or was I suffocating?

Because the bird is in a cage and the cage is in a town and the town is made of blinding light flour and beautiful lies and maybe we can’t help the things we dream of anymore than we can help the stuff we’re made of…or maybe we can.

If we can finally see the lies and the town and the cage we’re inside of, we can see so many other things too.

We can see the door…

A way out.

And we can fly away

Little Fires Everywhere

 

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