Cinema
L’amore è eterno? Uno short movie racconta le scoperte della psicologia
“Il benessere di un partner continua ad essere influenzato dall’altro anche dopo la morte di uno dei due, con la stessa intensità di quando era in vita.” Parola di Kyle Bourassa, il ricercatore dell’università dell’Arizona che ha pubblicato uno studio su Psychological Science a proposito dell’amore che dura per sempre.
L’amore dunque oltrepassa le barriere del tempo? Cosa rimane della persona amata quando non c’è più? A chiederselo, attraverso una telecamera, è il regista Michele Pastrello, che propone la sua riflessione nel nuovo video emozionale Nexŭs (dal latino, “legame”). Un uomo anziano, nella sua vecchia casa, al mattino si alza, si veste elegantemente ed ogni giorno si prende cura del ricordo di una persona e delle tracce della sua presenza. Un amore ancora intatto, fatto di tatto, olfatto, gesti, riti. E di attesa e di essenza.
Nexŭs mette infatti in immagini l’attesa di un uomo anziano che aspetta (inconsapevole) il giorno in cui forse rincontrerà la sua amata. E che, in questa sospensione rituale, continuerà ad amarla.
Ad interpretare l’anziano protagonista di Nexus è il padre del regista stesso. Si chiama Angelo, ha 82 anni e non ha mai recitato prima in vita sua. Ma forse, tra le mura della sua casa, non c’è così tanto da recitare. Solo da ricordare.
Dopo aver avuto l’occasione di guardare Nexus, che oggi pubblichiamo affinché possiate vederlo tutti, ho posto qualche domande al regista.
Cosa ti ha spinto ad affrontare il tema della perdita di una persona amata?
Non è stata una scelta così studiata, sono state una serie di casualità. Il tema della perdita in senso più ampio è molto interessante, in quanto penso spesso che per noi occidentali sia un argomento che siamo abituati a non affrontare, a non gestire. L’incapacità di riconoscere il valore della perdita, ma piuttosto di esorcizzarla, non credo abbia fatto bene al nostro stare al mondo. Ad ogni modo Nexus si concentra effettivamente non tanto su un amore finito, ma su un amore diviso, un amore in due dimensioni che non possono più interagire.
Il protagonista del microfilm è tuo padre Angelo. Perché questa scelta?
Mio padre e la casa dove sono cresciuto sono i protagonisti del film e fanno parte di quella casualità di cui ti parlavo poco fa. Un giorno ho fotografato la mano di mio padre con lo sfondo della camera da letto. In quella mano ho visto un libro, fatto di pelle, rughe, vene, segni del tempo. Mio padre non ha mai recitato in vita sua, se non in parrocchia da ragazzo, per cui di fatto gli ho dovuto dire tutto, anche quando aprire la bocca. La scelta è stata fatta perché mio padre non ha la telegenia tradizionale a cui siamo abituati, e perché grazie al suo totale affidarsi a me mentre giravamo ho potuto ottenere tutto ciò che desideravo senza influenze esterne.
Jonathan Safran Foer scrive che ogni cosa è illuminata dalla luce del passato. Tu racconti anche di come e quanto le persone che perdiamo continuino a influenzare la nostra vita. Hai mai vissuto una situazione di questo tipo?
Sì, ma non in termini di lutto, questo no, per fortuna. Sai, Nexŭs è un video che pone domande che riguardano tutti: cosa rimane dell’amore quando la persona amata non c’è più? Domande a cui anche la scienza cerca di dare delle risposte. Ci hanno provato gli studi della neuroscienziata Bianca P. Acevedo che, con macchine per la risonanza magnetica, ha registrato l’attività cerebrale di innamorati di fronte a una foto di un amore lontano; per il rinomato psicologo Abraham Maslow, il vero amore è il Being Love, cioè l’amore per essenza dell’altro. Maslow, noto per la Piramide di Maslow (la teoria per la gerarchizzazione dei bisogni per l’essere umano), nel 1962 asseriva di fronte allo scetticismo sull’incontrovertibile importanza dell’amore nella vita: a nessuno verrebbe in mente di porre in dubbio l’affermazione che l’uomo ha bisogno di iodio o di vitamina C. Vi ricordo che le prove del fatto che si ha bisogno d’amore sono esattamente del medesimo tipo.
E tuo padre Angelo?
Mio padre è rimasto orfano di madre a 12 anni. Non so molto di questa cosa, non ne ha mai parlato, è restio. Chissà quanto questa cosa lo ha segnato.
Credi che appartenga ad un’altra epoca il desiderio di ricongiungersi con la persona amata e persa?
“Ognuno porta in fondo a sé stesso come un piccolo cimitero di coloro che ha amato” diceva il premio Nobel Romain Rolland. Forse è bello sapere che, in fondo, questo cimitero sia solo momentaneo.
Celebriamo molto più spesso le persone nel momento in cui le perdiamo, forse è un modo per non allontanarcene del tutto. Per te cos’è e come si manifesta l’amore che resta?
Che cos’è? Non saprei rispondere. Freud diceva che “il lutto per la perdita di qualcosa che abbiamo amato è talmente naturale che il profano non esita a dichiararlo ovvio. Per lo psicologo invece il lutto è un grande enigma, uno di quei fenomeni che non si possono spiegare ma ai quali si riconducono altre cose oscure.” Chissà. L’amore che resta credo che si manifesti, si trovi nelle zone di silenzio, anche quelle in mezzo al caos, o nel mezzo di una canzone. Si insinua nelle pause della vita, quelle che facciamo del nostro meglio per evitare.
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