Cinema

La società dello streaming: I risultati della ricerca TVgether descrivono il nostro tempo

21 Febbraio 2025

La ricerca TVgether, di recente pubblicazione, ha analizzato il rapporto degli italiani con la tv e ha descritto una società nuova, probabilmente poco familiare a chi sia più attempato o faccia un uso meno massiccio dei supporti tecnologici. Lo studio è stato condotto dal Ce.R.T.A. dell’Università Cattolica di Milano, il Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi, ed è stato presentato giovedì 20 febbraio.

L’impatto di Netflix sulla quotidianità

In sede di presentazione della ricerca, è intervenuta anche Eleonora Andreatta, la vice presidente per i contenuti italiani di Netflix, il principale servizio di streaming per diffusione e popolarità, nonché il brand che ci ha preso per mano e accompagnato oltre la soglia degli audiovisivi in abbonamento, educandoci al loro utilizzo, secondo la manager:

“Lo streaming non ha eliminato il coviewing, anzi, ha creato momenti particolari dove scegliere insieme cosa guardare.”

La dicotomia che vede i servizi tipo Netflix in contrapposizione al classico utilizzo della tv è stata seriamente messa in discussione durante l’iniziativa che ha visto la presentazione dello studio. Si ritiene infatti che l‘abbonamento sia qualcosa di fortemente individuale, riconducendolo probabilmente all’utilizzo sul singolo personal computer da parte di un unico utente, il proprietario del dispositivo. Questa convinzione sarebbe fortemente errata. La possibilità di collegare l’account della grande N alla tv di casa consente infatti all’intero nucleo familiare di assistere a film o serie tv prodotte e condivise dal popolare servizio di streaming.

Non a caso, il sottotitolo della ricerca è dallo schermo al dialogo e viceversa. Il rapporto degli italiani con l’intrattenimento non sarebbe dunque cambiato, come qualcuno sostiene, specie i detrattori di questi servizi in abbonamento, bensì si sarebbe semplicemente evoluto, modificato. Proprio come eravamo soliti fare prima dell’avvento di questa dimensione audiovisiva, le famiglie che si ritrovano di fronte allo schermo si caratterizzano per la spinta di adolescenti e giovani alla visione di programmi che parlino a loro e del loro mondo, proposti ai genitori cosicché vi si possano avvicinare, nonché al suggerimento dei più grandi di assistere a produzioni completate anni addietro, magari prima della nascita dei più giovani, in modo da far loro riscoprire classici di altri tempi, che non di rado sono ancora attualissimi.

Un decennio di nuovi stimoli

L’intervento di Andreatta ben spiega quanto sia cambiato nella fruizione dei contenuti video di intrattenimento e lascia intravedere la direzione verso la quale l’industria si stia muovendo:

“Negli ultimi 10 anni i contenuti sono cresciuti con lo streaming. Ciò ha portato al moltiplicarsi degli schermi e all’individualizzazione della visione, divenuta disponibile sui dispositivi che abbiamo sempre con noi. Per questo ci siamo chiesti se oggi le famiglie guardano ancora insieme la tv.”

Il risultato della ricerca può sorprendere. Lo studio ha stabilito che il 57% delle famiglie italiane fruisce in maniera collettiva dei programmi di intrattenimento, per almeno 8 ore ogni settimana. In questi casi, si parla di co-viewing. Il principale terminale da cui lo si fa non è né un pc né un cellulare, bensì la smart-tv collocata in salotto. La piattaforma preferita, come era lecito attendersi, è quella di Netflix. Un italiano su tre ritiene la sua offerta la migliore disponibile sul mercato, sia per qualità del catalogo, sia per il rapporto qualità-prezzo.

Le ragioni per cui ci si mette comodi a guardare qualcosa sono svariate. Un’alta percentuale del campione intervistato per la ricerca ha affermato di farlo per divertirsi e svagarsi (82% degli adulti e 90% dei ragazzi); altri hanno detto che amano le possibilità aperte dalle storie raccontate per video, nell’ambito della complicità e della condivisione di emozioni (79% degli adulti e 85% dei ragazzi), mentre altri ancora hanno esternato che la leva, per loro, è lo stimolo a scambiare opinioni e riflessioni su quanto si sia visto (75% tra gli adulti e 88% tra i giovani che non hanno compiuto vent’anni). Di fatto, ci sediamo di fronte agli schermi di nuova generazione per lo stesso motivo per cui lo facevamo quando utilizzavamo i vecchi. Nella vastità dei nuovi stimoli, i principali per cui ancora ci lasciamo rapire da film e serie tv sono gli stessi di dieci anni fa. È probabile che resteranno i medesimi anche per i prossimi dieci.

L’era del co-viewing

“Il co-viewing non è solo un modo per accedere ai contenuti, ma un’esperienza che unisce generazioni. L’attività crea momenti di connessione e conversazione autentica. Siamo entusiasti di scoprire, grazie a questa ricerca, che le famiglie italiane utilizzano Netflix come primo servizio streaming per condividere momenti di concreta unione davanti allo schermo.”

Ha aggiunto Andreatta, prima di cedere la parola ad Anna Sfardini, responsabile delle ricerche presso il Ce.R.T.A., che ha coordinato la realizzazione dello studio descritto. A suo avviso:

“I contenuti visti insieme si trasformano in occasioni per affrontare temi difficili o complessi, coltivare passioni comuni, rivelare i propri interessi e scoprire quelli degli altri componenti della famiglia. La ricerca, insomma, ha mostrato il lato sinergico, niente affatto scontato, del rapporto tra media e famiglie italiane.”

Questo intervento ha fornito un assist che la dirigente di Netflix ha colto volentieri, specificando come l’azienda per cui lavora abbia ben chiaro questo aspetto e si basi su considerazioni di questo tipo per autorizzare le proprie produzioni:

“Film come C’è ancora domani hanno creato l’occasione per parlare di violenza ed emancipazione. Come produttori prestiamo sempre grande attenzione a proporre storie in cui i ragazzi si possano riconoscere, come Skam Italia e Il fabbricante di lacrime.”

Il co-view mostra i muscoli nella quotidianità delle famiglie italiane, dimostrandosi presentissimo. Il 67% dei nuclei lo pratica abitualmente, nei giorni feriali, mentre durante il weekend si arriva anche all’86%. La novità e la data di aggiunta del titolo sono uno dei principali motivi di interesse, specie per l’utente Netflix, ma anche il desiderio di educare trasmettendo valori importanti ha una netta prevalenza. Rispetto delle regole, ecologia, sostenibilità, cambiamento climatico, bullismo, relazioni affettive, razzismo e ruolo della donna sono le tematiche principali, quelle maggiormente rilevanti per chi faccia uso di un servizio in abbonamento.

A fronte di questi risultati, emerge un ruolo dello streaming che va oltre la sua semplice funzione di fare intrattenimento nel massimo comfort possibile per ognuno. Forse anche le sale cinematografiche e i network televisivi, i quali stanno soffrendo moltissimo la concorrenza dei giganti di questa nuova frontiera dell’intrattenimento, potrebbero recuperare terreno se si focalizzassero maggiormente nel proporre contenuti di spessore e dall’alta valenza educativa, piuttosto che puntare su talk-show e salotti della prevaricazione, come quelli che troviamo su ogni canale televisivo, o su blockbuster e titoli di cassetta tanto ricchi dal punto di vista degli effetti speciali quanto poveri da quello culturale, alla stregua di quelli programmati nella maggior parte delle sale italiane.

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