Cinema

La paura di un mondo nuovo

15 Novembre 2019

Questa settimana ho avuto modo di vedere un film molto interessante uscito qualche anno fa tratto da un romanzo (ahimè non ancora letto) di Moshin Hamid intitolato il Fondamentalista Riluttante.

Il titolo potrebbe ingannare chi si aspetta di vedere un film che parli essenzialmente di terrorismo, anche se si verrà a scoprire, minuto dopo minuto, un crescendo di pressione psicologica volta a scoprire l’effettiva paura di affrontare un mondo, come quello islamico, che fino al 2001 sembrava non destare alcuna preoccupazione.

La storia è quella di Changez Khan, uno studente di Lahore, in Pakistan, che racconta la sua esperienza di brillante esperto di finanza cresciuto in seno all’università americana per poi passare ad un’importante azienda che gli avrebbe permesso di realizzare il suo “sogno americano”.

Changez è molto bravo in quello che fa, arriva dove gli altri si fermano, crea attorno a sé un’aurea di aspettative nella sua famiglia che cresce ogni volta che lui raggiunge un risultato più che brillante, conosce persone, si innamora e si integra meglio con il sistema economico occidentale. Si occupa di far crescere aziende, di valutarle, di acquisire e venderle personale, riducendo tutto ad un numero, cifre che contano sempre di più.

La sua ascesa si ferma però l’11 settembre 2001, quando improvvisamente il mondo che conosceva inizia ad essere, con lui che lo aveva sempre desiderato, maniacalmente sospettoso e diffidente fino alla noia. Era arrivato il momento in cui essere Pakistano in USA diventava un problema e Changez questo lo capì e lo testò sulla propria pelle, umiliato in aeroporto, trattato come un terrorista, fu costretto in breve tempo a dire addio a tutta la sua fortunata carriera per tornare in Pakistan e ricominciare da capo, trovando rifugio nell’insegnamento e nell’università. È da qui che riparte la sua storia ed è qui che avviene il principale svolgimento del racconto, in cui si scoprirà che Changez era realmente un fondamentalista, ma non di quello che pensava l’America e tutti quelli che cercarono di spiarlo nella sua piccola realtà nazionale.

Il film è un claustrofobico crescendo di tensione incentrato sulla “grande paura” che percosse il mondo dopo i fatti dell’11 settembre, uno spaccato di come l’occidente rispose al crollo delle torri gemelle, che pose un muro tra culture, religioni e accettazione dell’altro. Rivedendo la storia è quasi impossibile non fare dei paragoni con quanto sta accadendo oggi tra l’antico continente e le rotte dei migranti, soprattutto in merito all’integrazione, alla paura del diverso e della religione che alimenta la xenofobia e annulla la democrazia. Film e romanzi come Il Fondamentalista Riluttante ci insegnano che ci deve essere di più dietro ad una presa di posizione istituzionale da parte di un paese occidentale verso una comunità o una religione, che i muri servono solo ad avere più paura di scoprire spesso le meraviglie che vi si celano dietro.

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