Cinema
La Bella e la Bestia: ecco il trailer finale di “una storia vera più che mai”
Nei giorni in cui appassionati di cinema e musica celebrano o stroncano l’appena uscito La La Land, film scritto e diretto da Damien Chazelle con protagonisti Ryan Gosling e Emma Stone, e che si è guadagnato ben 17 nomination agli Oscar 2017, Disney ha pubblicato il trailer finale del remake del cartone animato La Bella e la Bestia per la regia di Bill Condon.
Avevo cinque anni nel 1991, quando il film d’animazione basato sulla omonima fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, uscì nelle sale americane, incassando cifre da capogiro (circa 400 milioni di dollari in tutto il mondo). Fu il primo film d’animazione – l’anno successivo – a essere nominato all’Oscar per il miglior film, ricevendo altre cinque nomination, e portandosi a casa due statuette, una per la miglior colonna sonora, composta da Alan Menken e Howard Ashman, e l’altra per la miglior canzone, con Beauty and the Beast cantata da Céline Dione e Peabo Bryson, e nella versione italiana da Gino Paoli e sua figlia. Della collezione Disney di famiglia, che ora è tra le mani dei miei nipoti, La Bella e la Bestia è di sicuro il film d’animazione che più ho amato da bambina e a cui continuo a voler bene oggi, tanto da aver voglia di rivederne il remake a marzo di quest’anno nelle sale italiane.
Il film, come molti di voi sapranno, è una classica fiaba a lieto fine. Un principe di bell’aspetto, ma viziato e crudele, finisce con l’essere trasformato in una bestia per mano di una fata nascosta sotto le sembianze di una mendicante e che si vede rifiutare accoglienza (chiesta in cambio di una rosa) con disgusto dall’uomo. Gettando un incantesimo sul suo castello, la fata trasforma così anche i suoi abitanti in oggetti animati, ma lascia una possibilità di “redenzione” al principe: se impara a voler bene agli altri e non solo a se stesso, prima che la rosa incantata sfiorisca, allora l’incantesimo verrà spezzato e ritornerà uomo, altrimenti resterà per sempre una bestia. Alcuni anni dopo, in un piccolo villaggio poco lontano dal castello della Bestia vive Belle, una giovane sveglia e appassionatissima di libri, considerata eccentrica dai compaesani, che per la stessa ragione ghettizzano e prendono in giro anche il padre Maurice, bizzarro inventore. Una sera Maurice, partito per uno dei suoi viaggi, si perde e si imbatte nel tetro castello della Bestia e ne finisce prigioniero. Belle si accorge della scomparsa del padre e decide di andare a cercarlo, lo trova e si offre come prigioniera al suo posto; la Bestia accetta e prende con se la ragazza, intravedendo in quell’occasione la possibilità di spezzare l’incantesimo; è la sua unica via di riscatto. In seguito a diffidenze, litigi tra i due, e lotte con uomini molto meno umani della stessa Bestia che desiderano liberare la ragazza, l’incantesimo finirà per essere spezzato, regalando un mieloso lieto fine alla coppia e agli spettatori, degno della storia d’amore sognata da diverse ragazzine del pianeta.
Direte voi, cosa c’è di così straordinario in una fiaba che tutto sommato racconta anche di quanto siano afflitte dalla famosa sindrome da crocerossine le donne? Belle ce l’ha fatta e vive con il suo principe “redento”, ma tante di noi no.
Molto dipende dalla lettura che avete dato o darete alla storia. Di straordinario, per i miei occhi di bambina ma certamente più di ragazzina, c’era la libertà di continuare ad essere se stessi come Belle, nonostante le prese in giro e le umiliazioni del “gruppo”, e la capacità di guardare oltre le apparenze. Di quella ragazza dai lunghi capelli castani desiderata dal bullo del paese mi piacevano la semplicità, la determinazione nel difendere la sua diversità e quella degli altri. E poi mi piaceva, più di ogni altra cosa, che fosse riuscita e riuscisse a trovare, vedere la bellezza anche quando non era così facile da verificare, restituendo umanità.
Insomma, non era la storia d’amore che mi appassionava di questa animazione Disney, e nemmeno la questione che riscattarsi si può sempre, non solo almeno. Quello che mi faceva guardare e riguardare La Bella e la Bestia senza mai annoiarmene era soprattutto il fatto che mi facesse credere che in qualche modo essere se stessi, conservando la propria sensibilità, ripagava, e che non valeva pertanto la pena sentirsi inadeguati, ma piuttosto aveva senso cercare qualcosa di buono anche in quelle situazioni che di bello avevano proprio poco, e poi chissà cosa sarebbe potuto succedere.
Di sicuro guarderò il remake in versione live action, dal 16 marzo nei cinema.
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