Cinema
Il Cinema sulla Shoah: dieci film da rivedere
Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo. Il cinema ha sempre aiutato a ricordare, attraverso racconti, che hanno affrontato la piaga della Shoah intrecciandosi con l’antifascismo, la rimozione collettiva, e i fantasmi dell’eredità fascista. Il cinema ha anche una funziona educativa e didattica; è diventato, come affermato dallo storico Christian Delage, “uno dei principali mezzi di percezione e di conoscenza della Shoah”. Riproponiamo, quindi, una lista dei film più popolari sul tema, proprio nella giornata della memoria.
- Kapò, di Gillo Pontecorvo. È la storia della discesa agli inferi e della risalita di una giovane ed ingenua fanciulla che da vittima viene trasformata dalla crudeltà disumanizzante nazista prima in carnefice ed infine in martire per amore.
- Jona che visse nella balena, di Roberto Faenza. Tratto dal romanzo autobiografico dello scrittore Jona Oberski intitolato Anni d’infanzia. Un bambino nei lager, il film racconta la storia di Jonah Oberski, un bambino di quattro anni che vive ad Amsterdam durante la seconda guerra mondiale, dal 1942 al 1945. Dopo l’occupazione della città da parte dei tedeschi, viene deportato nel campo di Bergen-Belsen insieme a tutta la sua famiglia. Qui Jona passerà tutto il periodo della guerra, in una baracca con sua madre, ma separato dal padre.
- Schindler’s List, di Steven Spielberg. Ispirata al romanzo La lista di Schindler di Thomas Keneally e basato sulla vera storia di Oskar Schindler, il film è considerato tra i cento migliori americani di sempre.
- La Tregua, di Francesco Rosi. Dall’importantissima testimonianza diretta di Primo Levi il film è l’ideale seguito del romanzo Se Questo è Un Uomo (1947). Nel gennaio del 1945 i soldati russi arrivano a Buna-Monowitz (Polonia), una delle trentanove sezioni del lager di Auschwitz. Alla fine di febbraio il chimico ebreo torinese Primo Levi (John Turturro) comincia il lungo viaggio di ritorno, che dura quasi otto mesi, tra destinazioni incerte, derive, soste obbligate, peripezie, vagabondaggi.
- Train De Vie – Un Treno Per Vivere, di Radu Mihaileanu. Nel 1941, per evitare la deportazione, gli abitanti di uno shetl (villaggio ebraico dell’Europa centrale) romeno allestiscono un finto convoglio ferroviario sul quale alcuni di loro sono travestiti da soldati tedeschi e partono nel folle tentativo di raggiungere il confine con l’URSS e di lì proseguire per la Palestina, Eretz/Israel, la terra promessa. Ci riescono, dopo tragicomiche peripezie tra cui l’incontro con un gruppo di gitani che, a bordo di autocarri, hanno avuto la stessa idea.
- La vita è bella, di Roberto Benigni. Vincitore di tre premi Oscar, miglior film straniero, miglior attore protagonista (Roberto Benigni) e migliore colonna sonora (Nicola Piovani), su sette nomination totali, la pellicola vede protagonista Guido Orefice, uomo ebreo ilare e giocoso, che deportato insieme alla sua famiglia in un lager nazista, dovrà proteggere il figlio dagli orrori dell’olocausto.
- Il Pianista, di Roman Polanski. Tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman, il film racconta quanto vissuto dal pianista ebreo dallo scoppio della seconda guerra mondiale con l’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche, all’occupazione di Varsavia, con la creazione del ghetto, la vita e la sopravvivenza nel ghetto e la sua fuga e sopravvivenza fuori, fino alla liberazione della città da parte dell’Armata Rossa.
- Il bambino con il pigiama a righe di Mark Herman. Il film è l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo romanzo di John Boyne. Bruno è un bambino di otto anni figlio di un ufficiale nazista, la cui promozione porta la famiglia a trasferirsi da Berlino in un’area desolata. Spinto dalla curiosità, il bambino si allontana da casa di nascosto e incontra Shmuel, un ragazzino della sua età che vive un’esistenza parallela e differente dall’altra parte del filo spinato.
- Ogni cosa è illuminata, di Liev Schreiber. È la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer. Lo scrittore parte alla ricerca della donna che ha salvato suo nonno durante la seconda guerra mondiale, in una piccola città ucraina cancellata dalle carte geografiche dall’invasione nazista. Quello che inizia come un viaggio per ricomporre la storia di una famiglia nelle circostanze più assurde, si trasforma in un’esperienza sorprendente e ricca di rivelazioni, sull’importanza della memoria, la natura pericolosa dei segreti, l’eredità dell’Olocausto, il significato dell’amicizia e, soprattutto, l’amore.
- Il labirinto del silenzio, di Giulio Ricciarelli. 1958. Nessuno ha voglia di ricordare i tempi del regime nazionalsocialista. Il giovane procuratore Johann Radmann si imbatte in alcuni documenti che aiutano a dare il via al processo contro alcuni importanti personaggi pubblici che avevano prestato servizio ad Auschwitz.
Devi fare login per commentare
Accedi