Cinema

Giuseppe Tornatore presenta Vermiglio di Maura Delpero

20 Settembre 2024

La mostra del cinema di Venezia appena conclusa ha consegnato alla regista italiana Maura Delpero il leone d’argento come gran premio della giuria, per il film Vermiglio. Al cinema Quattro Fontane di Roma, la casa di distribuzione Lucky Red ha presentato il film insieme alla regista e a Giuseppe Tornatore.

La presentazione di Tornatore

Tornatore, membro della giuria che ha premiato Vermiglio, ha affermato che la decisione è stata presa all’unanimità da tutti i giurati. Ha parlato con il suo tono di voce basso e umile, presentando il film come una piccola perla poetica, nella quale si riflette la vita quotidiana sulle montagne trentine, alla fine della Seconda guerra mondiale. La regista usa una tecnica per cui sembra mettersi dietro la macchina da presa per osservare gli avvenimenti, tanto che non è presente neanche una colonna sonora. Le musiche sono quelle che ascoltano i personaggi del film.

Maura Delpero era visibilmente emozionata dal successo di critica del suo secondo film. Ha avuto l’idea del film quando ha sognato suo padre in versione bambino. Così si è recata nel paese nativo del padre, per intervistare le persone anziane che ricordassero quel periodo lontano. Un lavoro non proprio facile durante la pandemia da Covid-19, ma che si è rivelato utile per dare profondità al film.

Sebbene Delpero sia stata presentata come una giovane donna dalla promettente carriera, fa riflettere che abbia già 48 anni, mentre Tornatore vinse l’Oscar per Nuovo Cinema Paradiso nel 1990, a 33 anni. I tempi per affermarsi si sono quindi notevolmente dilatati.

Il film

Il film mantiene le promesse ed è l’interessante raffigurazione della vita di un paesino montano, con tutte le sue criticità, dal bigottismo al patriarcato. Ma anche le sue bellezze, come la solidarietà tra compaesani e una vita a contatto con la natura. Al contrario di tanti film italiani, i personaggi di Vermiglio non sono stereotipati ma appaiono completi, con i loro pregi e difetti, oltre che con le loro passioni, sia quelle a cui danno sfogo, sia quelle che rimangono represse.

Si tratta di un film corale, che narra le vicende di una numerosa famiglia di montagna, capitanata dall’insegnante nella scuola locale. La vita della famiglia prosegue affrontando le tematiche maggiormente rilevanti all’epoca. Ad esempio, il padre deve decidere chi può proseguire gli studi e tutti devono affrontare la morte dell’ultimo nato. La vita della famiglia viene però sconvolta dall’arrivo di un soldato siciliano che, dopo aver disertato il fronte, si innamora di una delle figlie del maestro.

L’unico problema mi è parso quello di includere alcune scene che aggiungono poco al senso del film, ma ne allungano la durata. Ad esempio, la scena in cui la bambina scopre di essere diventata signorina non è particolarmente significativa. In genere, ho trovato un po’ ridondante tutta la parte finale e avrei preferito che il film durasse una ventina di minuti in meno.

La grande maggioranza delle scene rimangono comunque imprescindibili, come quelle che raccontano una relazione saffica che non può esprimersi liberamente. Oppure le tante scene ambientate nella camera da letto in cui convivono varie generazioni di fratelli e sorelle.

Il protagonista Tommaso Ragno

Alla fine, ho avuto il tempo di scambiare una battuta con il protagonista Tommaso Ragno, l’unico attore già noto del cast (ad eccezione di Sara Serraiocco, che appare solo per pochi secondi). Ho voluto fare i complimenti a un attore non famoso per il grande pubblico, ma che apprezzo molto. In particolare, mi sembra esprimersi al meglio non tanto in film tradizionali come questo, quanto in quelli dalle venature fantastiche o surreali. Infatti, mi è piaciuto molto in Lazzaro Felice e soprattutto nella serie americana Fargo, in cui è protagonista di un solo, ma determinante, episodio della quarta stagione.

In Fargo l’ho trovato meglio calato nella parte rispetto ad attori famosissimi che popolavano quella quarta stagione, come Chris Rock, Jesse Buckley e Ben Whishaw. Gli ho detto quindi che era nato per lavorare con i mitici fratelli Coen, autori del film Fargo, il capolavoro che ha dato ispirazione alla serie. Mi sembra che abbia apprezzato.

Foto di Hua WANG

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