Cinema
Cinema in ripresa? La quota di mercato dei film italiani resta troppo esigua
Il movimento cinematografico è infine uscito bene dagli anni di crisi dovuti alla pandemia, principalmente grazie a due lanci di rilevanza mondiale, come Barbie e Oppenheimer, che hanno rilanciato il settore nel 2023 macinando ascolti e attirando frotte di spettatori in sala. L’exploit di queste due grandi uscite ravvicinate ha riportato il buonumore all’interno di un indotto che ne aveva bisogno dopo le annate di successo dei servizi di streaming, e ha messo le basi anche per una conclusione positiva dello sciopero degli sceneggiatori di Hollywood, che si è risolto qualche giorno fa, e per quello degli attori, che seguirà probabilmente la stessa sorte entro la conclusione dell’anno. Tutti felici, dunque? Non proprio, perchè se in California non se la passano più troppo male, a Cinecittà non si può certo dire lo stesso.
I numeri del cinema italiano
Per quanto riguarda le produzioni del nostro Paese, il 2022 le ha viste aumentare del 13,4% rispetto all’anno precedente, naturalmente ancora segnato dalle restrizioni. L’aumento più significativo ha riguardato le produzioni per il web, dunque destinate alla visualizzazione sui servizi di streaming, che hanno segnato un aumento del 65,7%. Quelle televisive, invece, sono cresciute del 37,6%. I dati sono del Mercato Internazionale Audiovisivo (MIA).
Ciononostante, la situazione non è incoraggiante, perché all’estero il cinema sta crescendo molto di più. Lo ha spiegato Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema e l’audiovisivo del Ministero della Cultura, durante la presentazione del rapporto Tutti i numeri del Cinema e dell’Audiovisivo italiano – Anno 2022, a Roma. Nelle sue parole:
“Avevamo toccato, negli anni prima della pandemia, una quota di mercato per i film italiani di circa il 40%. Quest’anno chiuderemo intorno al 18%.”
I film prodotti nel 2022 sono stati 355 nel nostro Paese. Considerevolmente di più rispetto all’anno precedente (+13,4%), e superiori anche a quelli dell’ultimo anno prima della pandemia, il 2019, quando se ne produssero 325. Non tutti sono film totalmente italiani, quelli sono infatti soltanto 253 (147 di finzione e 106 documentari). A questa cifra dobbiamo aggiungere 63 coproduzioni, per un totale di 316 film che possono essere considerati italiani, e le restanti pellicole, ovvero progetti stranieri girati sul nostro territorio. Anche le coproduzioni si affermano in crescita, segnando un più 10,5% sul 2021. Il costo totale dei film girati nel nostro Paese supera i 581 milioni di euro (+17,5% sul 2021).
Un settore in salute
È chiaro dunque come il movimento cinematografico e l’intero indotto settoriale siano in crescita. Ciò è un buon risultato vista la profonda crisi che ha attraversato il cinema quando le sale sono dovute rimanere serrate a causa delle restrizioni sanitarie. Eppure si può fare molto di più. Non tanto per restare al passo delle produzioni straniere, le quali saranno naturalmente sempre superiori in numero, bensì per tornare ad avvicinarci a quella percentuale del 40% che significherebbe un altissimo numero di proposte italiane in sala per accontentare lo spettatore.
È risaputo che l’esperienza cinematografica non abbia nulla da spartire con la visione in streaming, vuoi per l’ambiente, vuoi per le dimensioni dello schermo e la qualità del sonoro, e l’appassionato lo sa bene, così come ne è conscio lo spettatore occasionale. Il fatto che sempre più produzioni si pubblicizzino orgogliosamente sottolineando “solo al cinema”, al termine del trailer, gioca proprio su questi sentimenti. C’è margine di crescita, ma occorre saperne approfittare. Auspichiamo una percentuale sensibilmente maggiore al 18% quando usciranno i dati 2023, e probabilmente l’avremo.
Foto di Alfred Derks da Pixabay.
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