Cinema
Buio in sala
Vi racconterò di quella volta che andai al cinema e divenni cieco per tutta la durata del film. Una storia di quattro anni fa, una storia che non si dimentica. Quel pomeriggio davano un film di fantascienza a una rassegna d’essai. Un vecchio film che non avevo mai recuperato ma di cui avevo sempre sentito parlare. “Un must see per tutti gli appassionati”, tre asterischi in un noto dizionario del cinema.
Entrai, andai alla cassa ad acquistare il biglietto, mi diressi verso la sala; tutto regolare. Appena si spensero le luci restai avvolto nel buio totale. Nulla di strano, pensai. Un po’ troppo buio ma va bene, sta partendo il film. Anche se le luci di sicurezza non apparivano più ai miei occhi; ma va bene, un secondo di tempo, gli occhi non si sono abituati al bu… e no, niente. La sigla esplode fragorosa e io resto nel buio. Sento le prime voci degli attori (una sola, a dire il vero; una voce off, di certo del protagonista). “Aspettiamo qualche secondo” ma sento salire il panico. Sono diventato cieco; il film sta scorrendo e io non vedo nulla. Mi rivolgo a chi è seduto a fianco: “Per favore, aiutatemi. Non ci vedo”. Ma sento questa voce maschile che mi risponde di non disturbare. Non vuole aiutarmi, non capisce che non ci vedo più? Rilancio la mia richiesta di aiuto alzando la voce ma subito sale il mugugno degli spettatori. “Ssssst”, “Silenzio!”. Eccetera eccetera.
Vorrei alzarmi e andarmene ma ho paura. È tanta, e ha riempito il mio corpo e la mia mente. “Aspetto. Resto qui immobile. Sarà un effetto temporaneo, non posso essere diventato cieco così, all’improvviso”. Resto immobile, quasi senza respirare, lo sguardo nero, rivolto allo schermo. Sento provenire alle orecchie voci, musiche, rumori, tutto. Ma nessuna immagine, nemmeno un fioco bagliore attraversa i miei occhi. Per controllare il panico cerco di concentrarmi sulla narrazione sonora del film. Passerà, non posso essere diventato cieco tutto a un tratto, mi ripeto. “Da anni cercavo di sperimentare questo siero che rendesse gli uomini capaci di vedere oltre ogni orizzonte, attraverso pareti e distanze”, dice il protagonista del film. Un bello scherzo, dico a me stesso; essere a una proiezione dove c’è un uomo che sta studiando un sistema per poter vedere lontano. Commento musicale drammatico. Si sente il rumore di un oggetto di vetro che si infrange. Gemiti del protagonista (Me lo vedo nella mente con camice bianco che traffica con provette e alambicchi. Ma cosa sta succedendo?). “Ahhh, ooohhh”. Musica ripetitiva, ipnotica. “Vedo, vedo!” esclama il protagonista. Eh, vorrei avere io quel siero in questa situazione.
Sento la paura ingigantirsi, a riflettere su me stesso sto concentrandomi su essa, distruggendo quella infinitesimale sensazione di distacco che stava avvenendo mentre ascoltavo il film. Ma come posso non pensare a me? Il film parla di un uomo con la supervista! “Da qui posso vedere il bancario che mette il denaro in cassaforte” dice la voce stentorea del personaggio, doppiato dal più celebre e a me più caro dei doppiatori. Gli spiegoni nei film, che odio, questa volta mi tornano necessari. La cecità mi permette di sentire con maggior accuratezza i timbri caldi e virili di questa voce che sin da bambino mi aveva cullato l’udito. Voce off. “Devo rapinare la banca, col denaro avrei modo di pagare i miei esperimenti”. Poi urla: “Voglio andare lontano!!! Lontano!!!”. E lo immagino tra le mura del laboratorio dare di matto per l’euforia.
Percepisco un cambio scena, dal commento musicale sottile ma teso. Rumori e musiche, gli alambicchi che gorgogliano. Immagino il vecchio fumo, fatto col Co2. Dallo a me quel siero, pensavo. Intanto sento che a fianco a me lo spettatore poco misericordioso parla sottovoce con una donna. Lei sembrava non divertirsi a vedere il film. “Che vecchio” dice ad un certo punto. “Ok, è un classico, cerca di apprezzarlo tenendo conto dell’ep…” “SHHHHH” faccio io. Sento uno “scusi” e le due voci si spengono. Non hanno mosso un dito per aiutarmi, miserabile sciocca coppietta, uguale a centomila altre. Me li immagino; lui cinefilo spocchioso e lei sciocca e ignorante, annoiata. Magari un giorno gli pianterà un bel paio di corna in testa. Magari fosse così. Ma torno al film, cercando di tirare le briglia ai pensieri spaventosi. Insomma, sento dei rumori, musica tesissima. Sento armeggiare. Vedrai che il protagonista sta svaligiando la banca, chissà come avrà fatto ad entrare. Magari hanno usato un escamotage ridicolo.
Ma è brutto o bello questo film? Non riesco a giudicare, non mi fido del tutto di quello che sento. Non posso vedere com’è la messinscena, anche se posso intuirla essendo un b movie. Quindi tutto giocato su pochi ambienti e magari su campi stretti, per non far vedere la povertà del set. Però l’idea di base mi piace. Musica agitata. Gente che commenta la rapina, vedrai che han comprato i giornali dai classici distributori all’americana; inserendo una moneta e aprendo il contenitore di vetro. Sento due voci maschili; uno è certamente un commissario di polizia e l’altro il suo vice. Stanno ragionando sulla rapina. “Incredibile. Non c’è scasso” – “Il rapinatore conosceva perfettamente la combinazione”. “Dobbiamo iniziare a indagare tra il personale della banca” Ah, ah, come siete lontani dalla verità. Siete due ciechi. Il protagonista ha un potere che nessuno conosce, può giocarvi in ogni momento. Come me in questa sala; sono l’unico che non vede il film ma la mia immaginazione è più forte di quella degli altri spettatori. Sento rumori da laboratorio. “Signorina Smith (che fantasia), può pure tornare a casa. Qui il lavoro per oggi è finito” “Come vuole dottor Bayle”. Musica da suspence. Immagino che il dottore stia iniettandosi un siero più potete, dose da cavallo, ricavato con i soldi della banca. La musica si ingigantisce. “Vedo, vedo oltre tutto” (io se avessi un siero del genere lo userei solo per vedere oltre i vestiti delle donne; ma io sono un tipo semplice, senza ambizioni). Trovo davvero assurdo che questo dottor Bayle riesca a sopportare la visione di un mondo fatto di scheletri e interni di case. “Ora so tutti i segreti di tutti”. Seguono sproloqui di onnipotenza.
Man mano che il film prosegue si vede, ops, sente che il dottore è al casinò e sta sbancando a Baccarat. Riesce a leggere le carte di tutti questi giocatori che lui ripassa ai raggi X. Deve aver fatto una montagna di dollari. Avrà il volto coperto da torri di fiches. Sento una voce che gli dice di recarsi dal direttore del casinò. “Ahi ahi, ora sono guai” penso. Passi: una porta che si apre. “Si sieda”. Discussione tra Bayle e il direttore “Lei non ha prove per accusarmi” e il direttore risponde “Mi faccia vedere gli occhiali”. “Lei crede che ci sia qualche marchingegno? Sono comunissimi occhiali da sole. Mi servono per la faccia da poker”. Il direttore risponde sarcastico “Beh, sì; ora vediamo”. Ma sento che si accorge che non c’è nulla di strano negli occhiali, lo capisco dal silenzio, dal “tenga” che segue l’ispezione. “Non è una colpa saper giocare bene, caro signor direttore”. “Non posso farle nulla. Tutto sembra in regola. Ma le intimo di non tornare più nella mia sala da gioco”. Il dottore risponde con un fatidico “Siamo in un paese libero. Comunque qui a Las Vegas è pieno di casinò e magari con dei direttori meno sospettosi e più sportivi. Addio”. Rumore di porta che si chiude. Rumore di selettore del telefono. “Roy, senti. C’è un tizio che vince tutto. Ma secondo me c’è qualcosa sotto” Una voce gracchiante all’altro capo del telefono “Ok, lo terremo d’occhio”. Descrizione del protagonista. “Si chiama Bayle”. Man mano che il film va a vanti mi rendo conto che per prevedere la trama di un film prevedibile basta sentire l’audio. La combinazione tra musica e battute basta e avanza per farsi un’idea precisa del film; oltre al fatto che so che è in truecolor e immagino anche le carenze della gradazione colore. Conosco “Johnny Guitar” a memoria.
Improvvisamente mi sale il ricordo di quella volta che ascoltai un film alla radio; ero ragazzo e scoprii che esisteva questo programma del lunedì dove veniva offerto questo servizio per non vedenti. Uno speaker raccontava la storia del film lasciando l’audio originale delle battute. “Ascolterò questo programma ogni lunedì”, promisi. Mi aveva affascinato, avevo anche provato paura al pensiero che nella vita si potesse essere ciechi. E, fatalità è successo, proprio oggi. A me. Intanto il film si sviluppa in una maniera talmente ovvia… chissà perché viene definito “un piccolo grande classico del re dei B movies”. Ormai, oltretutto, è diventato un poliziesco. La scienza non è più necessaria, l’effetto sorpresa non serve più. Dai lacerti dei dialoghi, dalle musiche, dal rumore di gomme che strappano il terriccio delle auto mi sa che Bailey si è cacciato in una bella trappola. Qui vogliono farlo fuori! Ma capisco che il potere di vedere attraverso le cose gli permette 1) di essere sempre aggiornato sulla posizione degli inseguitori e 2) di scorgere luoghi dove può nascondersi senza problemi. Rumori di boscaglia, di frasche spostate. Rumore di una porta che cigola. Forse Bailey ha trovato un nascondiglio. “Eccoli!” si dice sottovoce. Li avrà visti attraverso la porta o le pareti di quella che intuisco essere una specie di casotto di campagna. Spari, rumori di colluttazione. Un grido, qualcuno è morto. Altri spari. Ma sento che il dottore ce l’ha fatta. Rumore d’auto. Sopra un commento musicale ostinato e teso una voce, che è quella della mente di Bailey “Devo iniettarmi una dose extra di siero! Devo vedere lontano, lontanissimo”. Rumore di auto che frena, piccoli rumori di oggetti. Sicuro come è vero che son diventato cieco che Bailey si sta facendo l’ennesima superiniezione di liquido magico. Ma il crescendo della musica indica che qualcosa sta raggiungendo un apice per nulla rassicurante. Sento che Bailey sta risalendo in auto; riparte a tutta velocità- che ripresa queste auto americane-musica che è ormai impazzita, un urlo. È Bailey, sta gridando! “Noooo, noooo!!!!. Rumore di auto che si scontra con… forse un albero? Un muro? “nooo, nooo, pietà” urla di Bailey, sempre con la calda tonalità del magico doppiatore. E la sua voce mentale: “Vedo, vedo tutto…vedo oltre i cieli, vedo il sole nei suoi più minimi dettagli. Gli occhi mi ardono! Ho sangue che mi cola dai bulbi! Cosa ho fatto??? Ho voluto essere come Dio ma ora Lui mi punisce.” Un urlo straziante. Musica. Film finito.
Bah, che razza di… non so che dire. Ma subito ritorno alla mia cecità! Come farò adeso? Non ho il siero del dottor Bailey. E non so cosa fare. Non vedrò mai più, mai più. Mi viene da piangere. Mi porto le mani sul viso e si inumidiscono di lacrime. Ad un certo momento sento una mano sulla spalla. Una voce mi sussurra: “Signore? Signore? Che succede? Posso aiutarla?”. La mia voce, rotta dai singhiozzi, le risponde: “Non ci vedo più. Non ci vedo più”. Poi abbasso le palme delle mani, apro gli occhi e ci vedo. Vedo tutto, vedo la sala illuminata, le ultime persone che stanno uscendo. Vedo il volto della ragazza, la bigliettaia, che è quella che mi sta dando conforto. Nonostante il velo delle lacrime vedo tutto. Come è possibile? Come è successo? La ragazza mi chiede se può aiutarmi. “No, mi scusi; è tutto a posto. È stato solo un attimo di smarrimento”. “Giuro che è la prima volta che vedo qualcuno immedesimarsi così tanto in un film”. La sua risposta mi muove un principio di risata. Poi la risata sale e rido di gusto. “Ha ragione, lo sa? Ero così immerso nel film che non avevo occhi!”. Mi scuso con la ragazza, mi alzo e prendo la porta dell’uscita. Fuori c’è ancora luce. Guardo il cielo, che è di quell’azzurro che sta incontrando la sera, un colore che mi affonda una lama nel cuore. “Ci vedo. Che figura ho fatto; cosa avrà pensato la bigliettaia di me? Una servetta sciocca”.
Comunque non sono più diventato cieco dopo quella volta. Ma è un ricordo che non mi abbandona mai; in compenso ho ricominciato ad ascoltare film alla radio, per i non vedenti. Nonostante tutto qualcosa mi è rimasto, non vedo più il mondo come prima. Se mai dovesse capitarmi di nuovo so come comportarmi; di certo non smetterò di andare al cinema, questo è sicuro.
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