Cinema
Antigone e i suoi fratelli, tragedia canadese alla Festa del Cinema di Roma
Antigone ci guarda e ci accusa: al centro dell’ennesima tragedia dell’immigrazione raccontata dal film di Sophie Deraspe non è l’Europa, stavolta, ma il civilissimo Canada dell’Immigration and Refugee Protection Act del 2002, il Québec, con il suo stato di diritto, i suoi codici di comportamento, le sue regole.
Antigone è atterrata a Montreal dall’Algeria a 4 anni, insieme alla sorella Ismene, i due fratelli, Étéocle e Polynice, alla nonna Ménécée, in fuga dopo che entrambi i genitori sono stati uccisi.
All’età del primo amore, Antigone arriva da prima della classe, popolare tra i compagni, collante della famiglia; il fato si veste da poliziotto, fredda Étéocle, la giovane promessa del calcio, e arresta Polynice, lo scavezzacolo, che ora è minacciato di venire espulso. Sta alla minore decidere di rischiare tutto pur di aiutarlo a fuggire, anche sfidare la Legge.
Adattamento in chiave contemporanea della tragedia di Sofocle, Antigone, film candidato a rappresentare il Canada ai prossimi Oscar, è passato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma 2019. Diretto da Sophie Deraspe e interpretato da un’intensa – ma mai retorica – Nathéme Ricci, il lungometraggio ha il merito di tenere attaccati alla sedia per tutti i suoi 104 minuti, fino all’inevitabile epilogo in un corridoio livido sotto luci burocratiche al neon che odora di miglio verde.
Ci giudica Antigone, costretta da uno Stato a scegliere tra l’amore fraterno e la cittadinanza; tra la legge e la giustizia, come toccò all’illustre tebana prima di lei.
E ci giudica Ménécée, la nonna che si è fatta carico di condurre in salvo i 4 nipoti, che capisce il francese ma non lo parla, che della sua terra ha portato solo qualche veste e i canti ardenti. “Il vostro unico problema è l’inverno”, grida in arabo al ricco politico la cui unica assunzione di responsabilità si placa pagando per risolvere i guai in cui si caccia il figlio, l’appassionato Hemione. La politica, d’altronde, è assente, una Politica che sappia governare le immigrazioni, che sappia integrare nel rispetto delle differenze, che sappia aiutare milioni di esseri umani in fuga dall’inferno di casa loro.
Su Antigone e i suoi tre fratelli, figli incestuosi, si era abbattuta la colpa commessa dal padre Edipo; sulla Antigone algerina e i suoi tre fratelli ricade una colpa di padri invisibili, i cui mandanti sono dalle altre sponde del mare. Antigone, trasfigurata nella Giovanna d’Arco di Dreyer; non si accontenta di una felicità concessa agli ultimi come le ossa ai cani, sa che la normalità a cui aspira la sorella Ismene non è per lei e la sua famiglia. Antigone, a 17 anni, è consapevole che non è destinata ad avere un futuro. Almeno, non nello stato del Diritto.
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