Cinema

La sessualità delle persone disabili al Festival del documentario

7 Ottobre 2016

Se ne parla ancora troppo poco, ma gli assistenti sessuali sono già una realtà in alcuni paesi, e per istituire questa figura e definirne i compiti è stata depositata ormai due anni fa anche in Italia una proposta di legge firmata da Max Ulivieri, attivista e coordinatore del sito Lovegiver.it. Il diritto alla sessualità delle persone disabili è approdato così a Visioni dal mondo, il Festival Internazionale del Documentario che prosegue fino a domenica a Milano all’Unicredit Pavilion.

Gli ostacoli che i promotori incontrano sono diversi: anzitutto far capire che la sessualità deve essere un diritto per tutti, nessuno escluso. E che l’assistente non offre solo una prestazione sessuale, ma intraprende con i beneficiari un percorso che mira all’acquisizione della stima e della fiducia in se stessi necessarie per creare legami. Tra i più diffidenti spesso ci sono i genitori.

Non è un caso dunque che all’anteprima italiana di “Io, assistente sessuale” la sala dell’Unicredit Pavilion fosse piena e tante le domande per il regista Stefano Ferrari, il quale ha raccontato di un amico in sedia a rotelle, paralizzato, che un giorno gli ha detto: «Guardami: io vivo in questa carcassa. Se volessi toccarmi non potrei farlo». Da allora Ferrari ha cercato di approfondire e di prendere contatti via email nella Svizzera francese, dove questa professione è legale. Perché, spiega, «nella Svizzera italiana, dove vivo, chi ha un handicap è spesso visto come un angelo, ossia asessuato». Ha poi conosciuto Claire, la futura protagonista del documentario, quando lei stava per diplomarsi come assistente sessuale.

Le riprese – circa quaranta ore di girato – sono durate un anno, durante il quale a camera spenta ha potuto creare con i beneficiari (il linguaggio del regista stesso rivela la reale conoscenza) una buona relazione. Fino a poter riprendere alcune esperienze sessuali, «scegliendo insieme il punto della stanza da cui riprendere, perché la presenza di una terza persona – un uomo – non può non essere avvertita. C’è stato un ragazzo che mi ha chiesto di rimanere fuori. Ho aspettato in cucina, parlando con sua madre».

Il cantone italiano in Svizzera è quello che più risente della cultura cattolica e lì le associazioni le istituzioni che si occupano di handicap e sessualità contattate via email non hanno dato alcun riscontro. Riscontro che Ferrari ha avuto invece dalla presidente della principale associazione dedicata all’infanzia, e da molte persone. E un sostegno concreto arriva anche dall’Association Sexualité et handicaps pluriels, che ha una cassa comune per far sì che chi non può pagare la prestazione (Claire è pagata dal beneficiario 200 franchi, circa 190 euro a prestazione) possa comunque usufruirne grazie alle donazioni.

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Visioni dal mondo prosegue fino a domenica, all’Unicredit Pavilion, Milano, con proiezioni e incontri, ingresso libero.
Programma su www.visionidalmondo.it

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