Cinema

5 Rom Com da guardare ora su Netflix per tirarsi su

14 Marzo 2020

Warning: astenersi cinici. Parola d’ordine: Evasione.

Come negli Usa degli anni ’30 le commedie sofisticate facevano dimenticare l’incubo della Depressione a suon di dive elegantissime, lussuosi appartamenti e dialoghi argutamente frivoli, così in questi giorni cupi una buona rom com (così ormai gli addetti ai lavori chiamano le commedie romantiche) può essere l’antidoto ai pensieri bui.

Genere canonizzato, ripreso negli anni ’60 con bisticci di coppia come quelli tra Doris Day e Rock Hudson, la rom com ha avuto il suo ultimo picco negli anni ’90 con titoli come Un giorno per caso, Il matrimonio del mio migliore amico e C’è post@ per te. Sceneggiature ben temperate per scoppiettanti commedie sentimentali in cui chi si innamora di chi era chiaro dalla scena uno, e tutto il piacere stava nel godersi gli intrecci che portavano all’inevitabile happy end. Sullo sfondo, quasi sempre, una New York accessoriata di delizie e l’assenza di qualunque tema economico o sociale. Protagonisti, praticamente sempre, bianchi wasp dalle carriere brillanti, guardaroba perfetti e appartamenti carini.

Da qualche anno il genere è stato rilanciato grazie a un massiccio impegno di Netflix e un bel po’ di produzioni originali. La rom com di oggi gioca a sporcare i vecchi cliché, sposta un po’ il focus geografico, introduce timidi segnali di incertezza economica, è inclusiva nella rappresentazione di variegate provenienze etnoculturali, inserisce i social media nel rituale del corteggiamento, associa alla ricerca dell’amore la celebrazione dell’amicizia, specie quella femminile. Ma non tradisce la sua missione di veicolare leggerezza: per la durata di un lungometraggio, il solo problema sono le relazioni, tutto è semplice e risolvibile, tutti continuano a essere incredibilmente carini e non ci sono nubi all’orizzonte. Capite perché è il caso di guardarle proprio in questi giorni?

Ecco allora i titoli più interessanti sfornati da Netflix, qualcuno appena arrivato in Italia, qualcuno che magari giaceva da un paio anni nei meandri dell’algoritmo.

Come sempre, alcune traduzioni italiane sono imbarazzanti: provate ad andare oltre.

Finché forse non vi separi

(Always be my maybe, 2019)

Sasha e Marcus sono amici fin da bambini, hanno un brevissimo flirt da ragazzi e si perdono di vista, per poi ritrovarsi 15 anni dopo: lei è una celebrity chef con qualche affettazione di troppo, lui non si è mosso di un millimetro. Cosa succederà?

Rapper sinoamericani che cantano di hipster e palline da tennis, batteriste con tre mamme, bolle di sapone commestibili e vasi spaccati in testa: non manca un irresistibile tocco screwball in questa commedia scritta e interpretata dalla stand-up comedian Ali Wong. Un distillato di California del Nord, multiculturalismo e libertà, che trova spazio sia per tocchi classici (carrelli circolari che riprendono baci, pubbliche dichiarazioni d’amore, Mariah Carey nei titoli di coda) sia per tocchi di follia. Come Keanu Reeves che interpreta sé stesso, ma in versione stronza.

 

Come far perdere la testa al capo

(Set it up, 2018)

Harper e Charlie sono gli indaffaratissimi assistenti di due boss con la mania di controllo. Sopraffatti dalla mole di lavoro, decidono di fare innamorare i reciproci capi nella speranza di avere un po’ di tempo libero. Inutile dire che la scintilla scoccherà anche tra loro.

Dalla Manhattan iperattiva alle feste sui tetti, dalla lei “buffa ma affascinante” ai dialoghi brillanti, c’è tutto: una macchina perfettamente oliata per un tributo nostalgico alla rom com anni ’90 che fila via che è un piacere. Sola svirgolatura contemporanea il fatto, piacevole, che nel ruolo dei capi ricchi e di successo ci sono esponenti di minoranze decisamente sottorappresentate nella commedia d’antan: Taye Diggs e Lucy Liu.

 

Tutte le volte che ti ho scritto ti amo

(To All the Boys I’ve Loved Before, 2018)

Dall’omonimo romanzo young adult di Jenny Han. La sedicenne Lara Jean, americana-coreana, adora scrivere d’amore ma non ha nessuna intenzione di mettersi in gioco, finché la sorella minore non rende pubbliche le lettere scritte a “tutti” i suoi amori platonici, costringendola a trovarsi un finto fidanzato.

Film-confetto per chi ha avuto un’adolescenza felice, film stiletto per chi mica tanto, film di fantascienza per la maturità sentimentale dei giovani protagonisti, la totale assenza di bullismo, le famiglie perfette, l’empatia generalizzata e la carineria di tutti i personaggi. Eppure, se non si è allergici alla melassa, scorre benissimo, non per niente è stato tra le rom com Netflix più apprezzate da pubblico e critica.

 

L’incredibile Jessica James

(The incredible Jessica James, 2017)

Jessica è un’appassionata drammaturga che sbarca il lunario, in attesa che il mondo si accorga di lei, insegnando ai bambini del suo quartiere recitazione e scrittura teatrale. Fresca di separazione dal fidanzato, intreccia una relazione poco convinta con uno startupper neodivorziato, a sua volta ossessionato dalla sua ex.

Chimica e dialoghi sono la chiave di questa rom com che esce dai binari patinati del canone, ci porta in quartieri poco raccomandabili e mette assieme due attori inaspettatamente compatibilissimi (anche nelle poche ma ben riuscite scene di sesso): l’ex geek di IT Crowd Chris O’ Dowd e la comica Jessica Williams. È lei, lingua tagliente e autostima esplosiva, il motore della storia e il fulcro dello sguardo. Nel ruolo del suo ex, l’attore e rapper Lakeith Lee Stanfield, passato agilmente dal personaggio strafatto del serial Atlanta al ruolo di piacione.

Someone great

(Someone great, 2019)

Jenny non riesce a rassegnarsi alla fine della sua storia con Nate, e alla vigilia di un trasferimento che segnerà un importante passo nella sua carriera non fa che pensare a come riconquistare l’ex. Ci penseranno le due amiche del cuore a distrarla e a ricoprirla di attenzioni in una notte newyorkese da non dimenticare.

Un po’ didascalico, impegnatissimo nel ribadire la superiorità dell’amicizia (che è per sempre) sull’amore (che fugge), ha comunque l’innegabile merito di uscire dallo stereotipo “l’amor che tutto salva” e, soprattutto, di puntare su due attori a cui il carisma non manca: di nuovo Lakeith Lee Stanfield (il Darius di Atlanta), ma soprattutto la scoppiettante Gina Rodriguez (Jane the virgin). La sua fisicità latina e non conforme ai soliti standard, assieme a una personalità traboccante, è una ventata d’aria fresca.

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