Beni culturali

Il sito degli Uffizi e gli altri: il disastro dei nostri musei parte da internet

17 Marzo 2016

Oggi vado a Firenze, voglio visitare gli Uffizi. Ma quelle code lunghissime, che noia. No, no: molto meglio saltarle. Quindi prendo il biglietto online, così entro subito, senza aspettare. Allora, vado su google e cerco Uffizi. Vabbè, i primi risultati sono sponsorizzati, allora niente. Ah, ecco qua, al quarto posto: www.uffizi.com, giorno segnato in verde significa libero, fascia oraria… € 17,99. Apperò, e come ci si arriva? Prezzo del biglietto compresa prevendita € 12,00, commissione sulla prenotazione € 5,99. Ah.

Aspetta, aspetta, ma più in basso c’è www.uffizi.org. Acquista biglietti, stessa data dell’altro… ah, be’, qui siamo  € 23,00. Però non c’è scritto come si giunge a quella cifra, ma rimane solo da cliccare «prenota ora».

Proviamo a scendere più in basso nella ricerca google. Polo museale fiorentino: clic. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo; ma guarda c’è Gallerie degli Uffizi attivo. Clic: ora sono su beniculturali.it. Quindi è questo il sito ufficiale del museo italiano più visitato (quasi due milioni nel 2014), del terzo sito dopo Colosseo-Foro e scavi di Pompei. E il biglietto? Nein, niet nisba. Qui non si può comprare.

Bisogna tornare indietro a www.polomuseale.firenze.it  scendere in basso nella parte di pagina non visibile, e giù, più sotto, c’è «prenotazione e prevendita». Clic. Si apre la pagina http://www.b-ticket.com/b-ticket/uffizi/ l’intestazione è Firenze Musei e, tanto per gradire, pure Mibac.

Al primo posto c’è la finestra Galleria dell’Accademia (dove c’è il David di Michelangelo, per intendersi) e sotto Galleria degli Uffizi. Acquista: clic. Qua il biglietto costa € 8,00 più € 4,00 per il costo della prenotazione. Fa € 12,00. Vuoi vedere che quelli degli altri siti comprano i biglietti qua e poi ci caricano una commissione? È il libero mercato bellezza. Ma in questo caso assomiglia più a libera volpe in libero pollaio. Già, perché la giungla delle tariffe (più clicchi in alto su google, più paghi) è favorita da un fatto incontrovertibile: il sito ufficiale degli Uffizi è Polo museale Firenze, se clicchi su Uffizi, sono affari tuoi.

Ora, al di là di ogni altro tipo di considerazione, apprendiamo che uno straniero, mettiamo un americano – gente semplice, mica abituata ai bizantinismi come noi – se vuole andare agli Uffizi non deve cliccare su Uffizi. Normale. In Italia.

I siti offrono biglietti per tutti i musei fiorentini, quindi si possono visitare anche Palazzo Pitti o il museo del Bargello sottostando alle medesime strampalate condizioni. Chiamando il numero di Firenze Musei e premendo quattro volte il tasto 1, una voce elettronica informa che il prezzo del biglietto è € 8,00.

A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva quel tale. Non è che le condizioni fiorentine valgano anche per altri musei italiani? Dopo Firenze, cosa c’è di meglio che visitare le galleria dell’Accademia di Venezia? C’è pure la mostra su Aldo Manuzio, ovvero colui che ha inventato il libro e l’editoria moderni. Certo, si sarebbe dovuta tenere l’anno scorso, in quanto morì nel 1515, ma che sia il cinquecentesimo o il cinquecentounesimo anniversario, che volete che cambi? Non stiamo a spaccare il capello. Comunque il sospetto si rivela fondato: il sito www.gallerieaccademia.org presenta delle finestre con scritto «Polo museale veneziano» e «sito ufficiale» segno che questo sito ufficiale non è. Volendo si può comprare il biglietto anche per la galleria Franchetti alla Ca’ d’oro, o per palazzo Grimani. Cliccando su «acquisto» con € 10,50 passa la paura, volendo si può cliccare su prezzi trasparenti per apprendere che il biglietto è € 9,00 e poi ci sono € 1,50 per la prevendita. Anche in questo caso bisogna andare su www.polomuseale.venezia.beniculturali.it, poi cliccare su «servizi e prenotazioni» per apprendere che «A seguito dell’aggiudicazione con gara d’appalto, la società  (http://www.gallerieaccademia.org/) ha acquisito la concessione per i servizi di accoglienza in alcuni musei di pertinenza della Soprintendenza: le Gallerie dell’Accademia, la Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro, il Museo d’Arte Orientale e il Museo di Palazzo Grimani.» Tornare al punto di partenza.

Possiamo continuare: Roma, www.galleriaborghese.it non è il sito ufficiale della galleria di villa Borghese che invece si trova in www.polomusealelazio.beniculturali.it. Napoli, http://cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale è il sito ufficiale del Museo archeologico, ma ha un’url demenziale. Bologna, la Pinacoteca nazionale ha un sito non ufficiale http://palazzomilzetti.jimdo.com/musei-dipendenti-dalla-sbsae-bo/pinacoteca-nazionale-di-bologna/ che però (meno male) su google compare dopo quello ufficiale www.pinacotecabologna.beniculturali.it/.

Ora passiamo a Milano. Se si digita su google Pinacoteca di Brera, si vede al primo posto pinacotecabrera.org e poi Official Website. Non ci sono siti paralleli, ma questo forse è indice del reale problema della galleria che pur possedendo una delle più ricche collezioni italiane di dipinti (le più importanti raccolte di arte veneta e di arte romagnola del mondo stanno a Brera, tanto per dire) ha un pessimo rapporto tra qualità delle opere esposte e quantità di visitatori. Nella pinacoteca, in parole povere, non ci va quasi nessuno, come già sottolineato in questo  recente articolo su Gli Stati Generali. 

I musei civici lasciamoli stare, perché in teoria ogni città si regola come meglio crede. Diciamo solo che il sito ufficiale del museo civico più visitato d’Italia, ovvero palazzo Ducale a Venezia, ha una url quasi umana: http://palazzoducale.visitmuve.it/

A questo punto viene spontaneo domandarsi se pure la giungla delle url contribuisca alla desolazione dei risultati dei musei italiani in confronto a quelli del resto del mondo. La classifica di Wikipedia «Lista dei musei d’arte più visitati del mondo» per l’Italia è un pianto: nei primi venti ce n’è solo uno: gli Uffizi, per l’appunto, e al ventesimo posto. Tra i primi dieci ci cono tre musei londinesi e tre parigini, tanto per dire. Al 36° posto c’è palazzo Ducale, a Venezia, quindi al 42° le gallerie dell’Accademia di Firenze, al 46° il parco del castello di Miramare, a Trieste (ma si entra gratis, quindi fa caso a sé) e al 49° palazzo Reale a Milano. Un po’ pochino per il paese che si vanta di avere la metà, due terzi, o chissà quale porzione dei beni culturali del mondo (sono dati-bufala, che variano secondo quanto la voglia sparar grossa chi li presenta).

Invece al terzo posto della classifica generale c’è una struttura di Roma: i Musei vaticani. Il sito ufficiale è www.museivaticani.va. Ma non è Italia. Sono quelli che ci dicono come dobbiamo fare in un mucchio di campi, spesso senza che nessuno glielo chieda. Se ci insegnassero come si gestisce un museo forse avremmo davvero qualcosa da guadagnarci.

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