Beni culturali

Totò sarebbe orgoglioso di Eur Spa che (s)vende i suoi palazzi

17 Febbraio 2015

Svendere razionalismo per comprare patacca, ossimoro perfetto di un suk all’amatriciana che sta per sommergere Roma almeno di ridicolo, se non proprio di drammatico. Ognuno dà alla parola scandalo un suo valore particolare, che può comprendere lo stato d’animo del momento, le letture, gli studi fatti, le cose viste, le amicizie praticate. Fatta la tara a tutto questo, non dovrebbe menare scandalo considerare scandalosa l’idea fantascientifica da parte dell’Eur Spa di mettere all’incanto quattro gioielli dell’architettura razionalista – come abitualmente vengono definiti i tre musei, Pigorini, Arti e Tradizioni Popolari e Alto Medioevo più l’Archivio di Stato – per pagare i buffi di una Nuvola immaginata molti anni fa da Massimiliano Fuksas e ormai considerata purissima mitologia dello spreco. Tra l’altro, su questi quattro palazzi lo Stato paga già un affitto di quindici milioni di euro l’anno. Sventata, almeno per il momento, la vendita del Palazzo della Civiltà italiana (altrimenti detto della Civiltà del Lavoro), già affittato alle sorelle Fendi fino al 2028 (chissà poi perché).

Svendere la Storia per mettere le pezze finali a un’opera che storia non ne ha (e chissà se mai ne avrà) è la sintesi impeccabile di un dissesto culturale che pare difficile anche poter racchiudere in una parola estrema come scandalo. È una sorta di staffetta dove il primo frazionista consegna al successivo non un bastoncino di legno ma un ordigno con la miccia accesa che sta per scoppiare, e così per le successive due frazioni finchè la bomba scoppia davvero e allaga tutte le gazzette del mondo come il segno devastante di un Paese che non protegge più se stesso. È la fine certificata dell’idea di Roma capitale, peraltro già sventrata da losche combriccole (politiche e non), dove la misurazione delle priorità cittadine non è la sintesi alta di istanze sociali, culturali e turistiche, ma semplicemente l’asettico verbale di un consiglio di amministrazione che definisce cosa vendere e cosa no.

La beffa, ma qui siamo ben oltre la beffa, è che questo ente benemerito che ha messo in vendita i gioielli – Eur Spa – è già dello Stato per il 90%, quota che risponde al Ministero dell’Economia e delle Finanze (il restante 10% è la quota di Roma Capitale). A questo punto, la parte dello Stato presumibilmente più acculturata (ma non è detto) e cioè il Ministero dei Beni Culturali, dovrebbe saltare su, magari indignarsi, e poi predisporre il Piano B per sventare il possibile attacco dei privati che dell’Archivio di Stato farebbero probabilmente un centinaio di sale Bingo: ricomprarsi ciò che era già suo, cioè l’intero pacchetto dei Palazzi per la modica cifretta di trecento milioni di euro, esercitando così il diritto di prelazione.

In un impeto autoflaggellatorio, è sano infliggersi anche la lettura di ciò che sarebbe la “mission” aziendale di Eur Spa: «Dispone di un patrimonio di raro pregio, eccezionale per la quantità di opere monumentali del razionalismo architettonico italiano. Un unicum per dimensione e qualità. La mission è quella di gestire e valorizzare il complesso dei beni di cui è titolare, al fine di massimizzare la redditività, sempre nel rispetto del particolare valore storico-artistico, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per Roma Capitale».  Insomma, lo Stato che frega lo Stato è l’ultima, moderna, versione di una commedia all’italiana che non avevamo ancora visto e che neppure due grandi del cinema come Mario Monicelli («I soliti ignoti») o come Dino Risi («Il sorpasso») avrebbero mai potuto immaginare. A questo punto, la vendita della fontana di Trevi da parte del principe Antonio de Curtis va definitivamente in soffitta, sepolta sotto una Nuvola di vergogna.

 

Nella foto di copertina, il Palazzo dell’Archivio di Stato all’Eur, foto di Stefano Petroni, tratta da Flickr

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.