Beni culturali
Pompei: quattro sassi e altrettante risposte a tono
Il pensiero unico di Luca Zaia, governatore del Veneto, nei riguardi di Pompei, non si modifica con gli anni e resta ben saldo. Solo l’altro ieri, alla luce dell’ultima scoperta dell’urbe, il leghista di punta lo ha ribadito nella sua ponderata e ragionata concezione, figlia di una riflessione attenta, concepita con la sensibilità dell’uomo appassionato della storia e dedito al sapere della cultura classica: “quattro sassi”. Eh, sì, Pompei, secondo questo politico italiano di successo, non è la meta ambita dal mondo intero, il sito di interesse e studio degli scienziati umanisti di fama internazionale, l’oggetto del desiderio degli amanti dell’archeologia. E, dunque, non è nemmeno quel colossale monumento a cielo aperto che procura, ogni anno, alle casse dello Stato, milioni di euro. No, niente di tutto questo. Pompei è “quattro sassi”. Non uno di più, o di meno. Quattro. E, dicansi quattro! Le gouverneur, si era già espresso così, anni fa, in occasione del crollo di un muro della Schola Armaturarum. Oggi, come allora, la sua pertinenza circa la definizione dell’antica città resta quella che è. Rappresenta, come meglio non si potrebbe, l’espressione più genuina di una caparbia ostilità alla conoscenza, ascrivibile a una forma di pezzenteria intellettuale molto diffusa tra i politici e il cittadino medio italiano, sempre orgogliosi del patrimonio culturale della nazione, senza, tuttavia, averne consapevolezza.
Credo, pertanto, che la risposta più adeguata alla straordinaria indecenza dell’impomatato e insistente Zaia non possa essere affidata che ai personaggi stessi che hanno abitato Pompei. In fondo, quale società, più delle civiltà che ci hanno preceduto, potrebbe restare irreparabilmente scandalizzata da cotanta e peculiare grossolanità? Parola, ergo, ai pompeiani!
Giulia Felice (Matrona) – Ave Zaia! Come si è reso possibile che testoni di tale misura possano governare la gente italica duemila anni dopo la nostra presenza? Quattro sassi, dici? Non hai idea, bifolco, dei viaggiatori, provenienti da tutto il mondo, a cui ho dato alloggio nei miei alberghi e nelle mie lussuose stanze. Pompei, illustre screanzato, era un luogo di ferie, e dunque turistico, oltre a essere un importante insediamento commerciale.
Asellina (Meretrice) – Ave Zaia! Con uno come te, nemmeno per cento aurei ci sarei mai andata! Ero la più bella, cocco, e mi concedevo a chi in qualche modo mi piaceva, o mi inteneriva. Tu, tutt’al più mi procuri una pietas che generalmente si prova per gli sprovveduti investiti di un potere che la sorte cieca e bieca dà loro inspiegabilmente. Con l’indegno, io, non andavo a letto.
Cecilio Giocondo (Banchiere) – Ave Zaia! Quattro sassi? Come stolto fai ridere davvero troppo! Avrei mai potuto consideratamente arricchirmi, accumulare fortune ingenti e disporre di beni la cui raffinatezza coincide col superbo se non avessi vissuto in un luogo socialmente organizzato, miserrimo uomo? Qui, c’erano attività finanziare non diverse, per disciplina e ordinamento, da quelle nelle quali sguazza il mondo moderno. Naturalmente, da sfortunato e mal riuscito quale sei, ignori questo e ben altro.
Modesto (Panettiere) – Ave Zaia! In verità, non ti negherei un pane da me fatto. Solo per renderti edotto della sapienza artigianale con la quale qui si lavorava la farina per distribuire prelibatezze quotidiane e dolci nelle botteghe della città. Chissà, forse stimolando il tuo palato, avresti potuto risalire alla tua sconveniente formazione e, magari, apporvi rimedio. Ad ogni modo, sconsiderato Zaia, ti auguro di migliorarti. Per Diana, sei pur sempre un governatore di una bella e importante regione d’Italia!
Devi fare login per commentare
Accedi