Beni culturali
Morgan: la casa dell’Artista
Non è tempo di mecenatismo, ne’ di protezione dell’artista.
Siamo nella barbarie più cupa, alla guerra di tutti contro tutti di hobbesiana memoria: bellum omnium contra omnes.
Nelle Signorie vi era la propensione del Signore di salvaguardare e curare i suoi artisti che, intanto potevano industriarsi e peritarsi nella costruzione delle loro opere, solo perché le fondamentali esigenze della vita erano già soddisfatte.
Così avveniva con Lorenzo il Magnifico, così era stato con Mecenate, diremmo oggi Ministro della Cultura dell’Impero di Augusto. Così è stato nella Francia di Mitterrand.
Anche il Duce proteggeva D’Annunzio e gliela dava sempre vinta, perché era per l’Impero del Fascio, l’orgoglio culturale.
La protezione dell’arte assicura il costrutto del pensiero e rende possibile l’affermazione dello Spirito Assoluto, ci aveva insegnato Hegel.
Lo Stato dovrebbe garantire ed assicurare che un artista viva nella tranquillità, perché la sua produzione è un bene dell’umanità.
Picasso, Leonardo, Guttuso, D’Annunzio, Leopardi, Manzoni, non sono come i comuni mortali, perché hanno rubato agli dei la poesia, la pittura, la scultura che ci allontana dal mondo delle bestie, che non ci fa essere minori, che alimenta e coltiva,come un campo fecondo di semi per una frutta pregiata, la nostra ragione e conferisce una lingua al nostro cuore. Lo sosteneva Kant.
Chi legge l’Infinito di Leopardi o si attarda ad ammirare un dipinto di Caravaggio o si ammutolisce innanzi alla Pietà di Michelangelo, vuol dire che ha un’anima fine, che sa costruire un dialogo che difende la cultura, come metro di regolazione dei rapporti umani. Dante, infatti, quando elogia Ulisse che naviga per l’alto mare aperto è perché ne riconosce l’anelito alla ricerca. Non siamo nati per essere bruti, ma per seguire la virtù e la conoscenza, considerata la nostra semenza e ragione.
Se dunque tra noi c’è un ricercatore che ci può aiutare a sconfiggere il cancro, un poeta, un cantautore, va protetto.
Ebbene in questo consiste l’aiuto che Sgarbi ha voluto fornire a Morgan, la cui casa è particolare, va tutelata e salvaguardata.
Vittorio è un cantore della bellezza ed intende tutelare l’artista in tutte le sue forme poetiche.
Nella casa di Morgan si è sviluppata la sua musica, li è allocato uno studio di registrazione all’avanguardia, li sono custoditi gelosamente come reliquie documenti, CD, files che rappresentano anni di ricerca e sono la testimonianza viva, tangibile, adamantina di uno spirito artigianale, certosino, che lo ha reso come uno dei talent scout di livello mondiale.
Secondo la rivista musicale Rolling Stone, la sua canzone “Altrove” è la canzone italiana più bella del millennio.
Nella casa di Morgan c’è il tempio della musica: chitarre, pianoforti, bassi, clavicembali,master di pregio contenenti le registrazioni di ore e ore di concerti, canzoni inedite, sessioni musicali con altri artisti di fama nazionale ed internazionale. E poi Computer Mac, libri, cimeli della storia della musica italiana e internazionale di artisti come Lennon o Byrne, vestiti di scena, migliaia di libri. Non può questa casa essere paragonata a quella di un altro esecutato, perché rappresenta il luogo ove è possibile l’alimento dell’ispirazione pura, primigenia della sua ricerca di musicologo raffinato. In quella casa si allocano i layers, i livelli di profondità, di quello che si definiscono i tempi di comprensione di una narrazione che diventa partitura.
Attraverso il caso Morgan deve nascere una legislazione a difesa degli artisti: si deve estendere l’effetto della legge Bacchelli che non può essere solo sussidio, ma anche protezione della casa, della casa dell’artista.
Questa è la battaglia culturale di un paese moderno.
Anche se in Italia non c’è Mitterrand, vi può essere uno sforzo comune delle forze politiche:
dal caso Morgan nasca la protezione della casa dell’artista.
Biagio Riccio
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