Beni culturali
Mettere ogni cosa al suo posto. L’arte di Chico De Luigi allo Sponz Fest
Lo Sponz Fest di Vinicio Capossela, la festa d’Irpinia, è finita da un mese circa. Ne continuano i riverberi, specialmente tra chi vi ha partecipato, tra coloro che sui social network ancora stanno condividendo ricordi e immagini di quei sette giorni nel ‘paese dei balocchi’. In questi giorni abbiamo provato ad intervistare una delle tante anime di questo evento che sta continuando a crescere e ad incuriosire. Probabilmente il nostro interlocutore è la persona meno social dell’intera kermesse. Sicuramente ha fatto la cosa meno social che potesse essere pensata, concependo un progetto in cui si torna alle immagini affisse sui muri, fotografando gente vera, stampando su carta il risultato di quelle foto e mettendole sui muri di Calitri, cercando di documentare tutto, ma proprio tutto quello che è avvenuto in queste edizione. Un compito immane per un festival che dura sette giorni e per ventiquattro ore al giorno. Un sabba, lo ha definito lui, qualcosa di irripetibile, fatto di infinite congiunzioni astrali. Il nostro interlocutore è Chico De Luigi, che Vinicio Capossela ha presentato come il suo fotografo ufficiale. Quando gli ho telefonato era una domenica pomeriggio, lui stava riposando a Rimini. Io ero su una spiaggia dall’altra parte dell’Italia. Le cose che ci siamo detti sono più o meno quelle che seguono.
‘Facce da Sponz’ è il progetto di cui Chico De Luigi si è occupato per questa edizione dello Sponz Fest, effettuando ritratti di tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita di questa edizione dell’evento, più di un centinaio di volti in tutto, mettendoci dentro staff, volontari e artisti. E anche tante foto del pubblico che ha assistito ai vari spettacoli. Le foto fatte da Chico sono state affisse sui muri di Calitri a partire dagli ultimi giorni dello Sponz, per finirne la sistemazione il martedì successivo alla chiusura dell’evento. Il progetto è piaciuto talmente tanto che si è deciso di conservarlo, di smontare le pannellature, per evitare che le intemperie attaccassero foto e colle con cui le immagini sono state attaccate sopra i manifesti mortuari che normalmente riempiono le mura di quella parte in rovina di Calitri. Tanto per intenderci siamo in fondo a Corso Matteotti, lato municipio. Io avevo una serie di domande da fare, praticamente Chico le risposte a ciò che volevo sapere me le ha date da solo, cominciando esattamente da qui, da questa mostra che si è deciso di conservare.
“Io non ero molto d’accordo su questa idea di conservarle. Secondo me ha più senso che lungo le strade di Calitri lo Sponz ad un certo punto svanisca, tra sei mesi a che serve sapere chi c’era? Tra un anno ci sarà altra gente, altri artisti, altre storie da raccontare. E ha senso che lì sopra tornino ad affiggere anche i manifesti mortuari, è la vita che continua a fare il suo corso”.
Poi Chico mi dice che vorrebbe partire da ciò che ho percepito del suo progetto, l’intervista si fa al contrario, come nella migliore tradizione di questa edizione dell’evento, il cui titolo è stato ‘All’Incontre’Я’. Io ovviamente mi presto al gioco, che è anche un modo per vedere se effettivamente siamo allineati. Rispondo che tutte le facce messe insieme sui manifesti hanno fatto emergere, secondo me, un collettivo di cui Vinicio Capossela mi è sembrato molto rispettoso. Faccio riferimento ad una macchina ben oliata, qualcosa che sembra poter esistere a prescindere dalla figura del direttore artistico, una cosa di cui riconosco tutto il merito a Vinicio stesso. Senza tralasciare che si tratta di una scommessa vinta, quella di realizzare un evento del genere in un paese dell’Irpinia, Calitri appunto, che prima di questo evento era praticamente sconosciuto a tutti. Chico aggiunge:
“Nei ritratti che ho fatto mi sono attenuto ad un criterio di sobrietà, chiedendo a tutte le persone di guardare dritto in macchina con un’espressione neutra, come per dire: io sono parte della faccenda e puoi contare su di me. Ecco, questa serie di ritratti è molto diversa rispetto alle fotografie che sono abituato a scattare. Nei giorni dello Sponz ho notato che i ragazzi andavano a cercarsi nei manifesti e fotografavano la loro fotografia appiccicata al muro, si riconoscevano in mezzo a tutta quella gente e si portavano a casa un pezzo della loro esperienza. Partecipazione, appartenenza, comunità.”
Emerge nella nostra chiacchierata il ruolo di Vinicio Capossela, che nei giorni dello Sponz sembra voler assicurare all’evento una regia attenta, senza necessariamente voler prendere possesso del palco. Spesso sembra voler rimanere in disparte, sembra essere lì per accogliere gli artisti da lui coinvolti ed il pubblico, e quel pubblico è lì per l’evento, per la festa e non solo per Vinicio che comunque ci mette sempre la faccia. Ed il livello della manifestazione è cresciuto ogni anno sia a livello di partecipanti, che a livello di artisti coinvolti. E’ l’attaccamento alla sua terra che gli fa fare tutto questo, mettendo a disposizione di questo evento molti contatti che appartengono al suo patrimonio personale.
L’anno scorso Chico è stato allo Sponz, ma proponendo un lavoro che lo ha costretto e richiudersi a Cairano dietro la macchina di montaggio di microfilm postati quotidianamente sulle pagine social dello Sponz social, insieme a Dario Cioni ne ha prodotti sei. Quest’anno, invece, si è buttato in mezzo alla mischia. E’ un rito sabbatico lo Sponz Fest, il paese dei balocchi! Chico si sofferma a sottolineare che tutto il lavoro che ha fatto è stato possibile grazie a due volontarie che lo hanno affiancato, Nicol ed Elena, e poi grazie a Gianluca, che si è occupato di coprire l’evento con le riprese video. Li definisce tre supereroi, e supereroi definisce anche Marco che ha stampato le fotografie a tutte le ore del giorno e della notte col sorriso stampato in faccia.
“Nella varie esperienze che ho fatto ho capito che l’atmosfera di un evento è sempre data dal regista. Se il regista è bastardo tutte le cose diventano difficili e dolorose. Senza gratificazioni e sana empatia tutto diventa più difficile. Per questo tengo a dire che lo Sponz è così speciale perché abbiamo a che fare con un’artista straordinario che proviene da quelle terre, Vinicio è un essere umano straordinario, unico, prezioso. Viva Vinicio hasta siempre Sponz!”.
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