Beni culturali

La triste decadenza del mestiere del bibliotecario

10 Luglio 2015

Avete mai pensato all’evoluzione del bibliotecario? Facciamo un salto indietro nel tempo. No, non occorre andare molto lontano: ci fermeremo al 1980. Pure io tenterò ora di immedesimarmi e di trasportare indietro di trentacinque anni le mie attuali occupazioni, cioè la stesura di una tesi di laurea. La musica nel terzo libro della Repubblica di Platone. In questo momento mi trovo comodamente sdraiata sul mio letto, con il portatile appoggiato sulle gambe, immediatamente disponibile per ogni mia richiesta e curiosità. Ho bisogno di capire le origini dei gatti nudi, perché ho improvvisamente un irrefrenabile (e quantomai superficiale) bisogno di scoprirlo? Posso farlo. Ho bisogno, invece, di ricercare gli atti di un convegno che si tenne a Taranto nel 2010, organizzato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, e che potrebbe tornarmi molto utile nel capire il ruolo degli strumenti musicali nell’antica Grecia? Posso farlo. Accanto a me, sparsi sul tappeto, quattro libri da consultare: ne ho così pochi perché sono estremamente specifici e fanno proprio al caso mio; prima di prenderli in prestito nel giro di pochi giorni ordinandoli online da Milano, con una breve ricerca su Google ho trovato i titoli migliori e più utili.

Ma attenzione, siamo negli anni ’80. Il comodino accanto al mio letto ospita un’imponente e traballante pila di tomi di diversa datazione e mole. Dal momento che la tesi non è il mio unico impegno, non posso permettermi di spendere ore e ore nella ricerca manuale e cartacea (lontana dal caldo di casa) della bibliografia perfetta e mi accontento di sfogliare i miei quindici libri che ritengo potermi tornare utili. E che fine ha fatto la possibilità di raggiungere in pochi click gli atti di un convegno alle 22:30 di sera? Inesistente: dovrò aspettare il giorno dopo, uscire di casa e mettermi di impegno per cercarli, senza forum, blog, siti, Wikipedia, archivi online, download e PDF ad aiutarmi. Ma, più in generale, se nel 1980 – e anche prima – saliva la voglia di leggere o di trovare delle risposte, a chi ci si rivolgeva?

È semplice: al bibliotecario. L’evoluzione del bibliotecario sta anche nel comprendere il valore che un tempo aveva. Partiamo dal considerare che le biblioteche fino a vent’anni fa non potevano usufruire dei mezzi informatici e di archiviazione attuali: o il bibliotecario conosceva bene il suo ambiente, i suoi libri, le loro collocazioni, i metodi di ricerca bibliografica, i bisogni dei lettori e la storia della letteratura o il suo ruolo risultava inutile e inconcludente. Il bibliotecario, figura mistica circondata da figure – un tempo – altrettanto mistiche come i libri, era considerato il detentore del sapere letterario: se si parlava di libri, di ricerche, di bibliografie e di tesi, il bibliotecario era il guru della situazione, in grado di estrapolare dai balbettii confusi dei lettori i titoli e i nomi cercati. La biblioteca, in quanto culla di un sapere vasto e imponente, era vista come un tempio di risposte e certezze. Allo stesso modo, il bibliotecario pareva un oracolo, un saggio, un Pico della Mirandola.

Diamo uno sguardo alle domande che i lettori erano soliti un tempo rivolgere ai bibliotecari. L’evoluzione del bibliotecario fino ad oggi parte da qui, dall’idea di una figura professionale alla quale rivolgere senza timori di delusioni dubbi e lacune.

Un tempo i bibliotecari affiancavano al loro lavoro a stretto contatto con i libri delle ricerche a più ampio respiro. Tra i bibliotecari più famosi si ricordano Luciano Bianciardi, Raymond Carver, Alcide de Gasperi, Marcel Duchamp, Benjamin Franklin, Johann Wolfgang Goethe ed Eugenio Montale. Ed oggi? Oggi se penso alla mia bibliotecaria di quartiere, sempre così acida e maldisposta, mi viene il magone. Ripenso sempre a quando le chiesi l’Edipo Re e lei mi domandò di chi fosse, continuando poi a non capire. «Ma Sofocle chi?», «Sofocle, il tragico greco», «Ma il cognome quale è?».

Si parla di evoluzione del bibliotecario o di ‘involuzione’? Nell’era di Internet, del ‘tutto subito’, delle ricerche comode a casa, del download selvaggio, degli archivi online, si tratta forse di una decadenza del ruolo della biblioteca in generale, che porta a vedere il servizio del bibliotecario solo come una figura assimilabile al magazziniere e al commesso? Un fondo di verità dietro a questo dubbio ci dovrà pur essere, se sempre più spesso i Comuni decidono di far rientrare l’ambito delle biblioteche nei ‘servizi socialmente utili’ o nell’inquadramento per le liste di collocamento. Eppure, nessuno si sognerebbe di vedere il ruolo di un ingegnere come assimilabile ad un ‘servizio socialmente utile’ da assegnare indiscriminatamente per provvidenzialismo. Quale lacuna di credibilità e professionalità caratterizza l’attuale figura del bibliotecario per dover subire ciò?

Martina Melgazzi

FONTE: Cultora.it

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