Beni culturali
La cultura va in vacanza: a Salerno il Museo diocesano chiude ad agosto
Nei giorni scorsi sono rimasto colpito da un avviso che annunciava la chiusura per ferie del museo diocesano di Salerno. Ebbene si, da quest’oggi, 8 agosto, e sino al 21 dello stesso mese, questo prezioso polo culturale non aprirà il portone d’ingresso al pubblico.
Una scelta quantomeno discutibile che porta con sè diversi interrogativi; anzitutto sulla visione strategica che il nostro Paese, o più nello specifico, l’ente che gestisce tale museo, ha del concetto di cultura, come bene essenziale e risposta a specifici bisogni di conoscenza della cittadinanza.
Una struttura del genere, fiore all’occhiello della cultura salernitana e non solo, non può chiudere per un periodo così lungo, e soprattutto non può concedersi questo “lusso” nei giorni nevralgici delle vacanze estive, quando presumibilmente ci sarà un approdo più o meno consistente sul territorio salernitano e, più in generale, campano.
Sia ben chiaro che parliamo di un obbligo morale prima che civico, ma pur sempre un obbligo verso una comunità. Se vogliamo costruire un modello di sviluppo basato sul settore turistico, e vogliamo essere davvero una città a vocazione turistica questi scivoloni non possiamo consentirli.
In questa scelta poi, oltre ad una cattiva presentazione per l’offerta turistica integrata di un territorio, ammesso che si possa parlare di una cosa analoga in quel di Salerno, intravedo anche una scarsa voglia di apertura (in senso lato) di un museo.
E questo fa ancora più male in un tempo in cui, se non riusciamo a farli aprire, rendere conoscibili ad un pubblico sempre più ampio, magari più giovane e più cosmopolita, queste istituzioni difficilmente riusciranno ad andare avanti in uno stato dignitoso e degno della loro importanza e del ruolo che ricoprono.
Ed ancora, questa scelta mi viene da assimilarla ad una fantomatica chiusura di un Comune. Come la prenderebbero i cittadini un’eventuale interruzione forzata di due settimane delle funzioni essenziali che quel Comune svolge per la sua comunità di riferimento? Non affatto bene, credo.
Cosa spero di ottenere dopo queste riflessioni? Solo più attenzione, soprattutto da parte di coloro che sono chiamati a prendere delle decisioni importanti come in questo caso, ed uno sforzo di volontà che possa rendere il nostro territorio sempre più accogliente e pronto ad affrontare il domani con più consapevolezza, senso civico ed apertura mentale.
Concetti astratti quest’ultimi, per carità, ma tutti collegabili a quello che è il senso di quanto scritto sin qui. Accettare la chiusura – seppur temporanea – di un museo oggi, di un ospedale ieri, e di un altro pezzo della nostra storia, della nostra identità domani, significa impoverire ulteriormente il nostro territorio.
San Matteo, patrono di Salerno, giusto per restare in tema di tradizioni locali, viene portato in giro durante i suoi festeggiamenti il 21 settembre di ogni anno con la scritta: “Salerno è mia, io la difendo”.
Ebbene, esprimere il mio dissenso verso questa scelta di chiusura, di un simbolo culturale di Salerno, equivale ad intraprendere un’azione di difesa in soccorso di questa amata terra, per avere una città sempre più viva e più dinamica, oltre che più educata ed istruita.
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