Beni culturali
Il site specific nella ricerca artistica di Alessandra Gaeta – L’intervista
di Alessandra Savino
Voglia di evadere da confini tradizionali e sperimentare. E’ ciò che emerge nelle performance di danza firmate da Alessandra Gaeta. Danzatrice e autrice pugliese, fondatrice del collettivo Factor Hill e direttrice artistica della rassegna “A Maglie Larghe”, incentra la sua ricerca artistica sul concetto di site-specific. Progetti che nascono in e per un determinato spazio inglobandolo nel lavoro artistico e divenendo tutt’uno con esso. Nel site-specific l’artista dialoga con l’ambiente in cui si muove instaurando un particolare legame con ciò che lo circonda, un legame unico ed irripetibile. Dopo aver portato una performance all’interno dello storico Palazzo BN di Lecce, e aver poi danzato a Gallipoli proponendo un lavoro progettato ad hoc per uno spazio specifico, quello di ZeroMeccanico Teatro, in occasione “BABELICA, la festa delle lingue longhe”, la Gaeta a luglio sarà ospite Milano Dancing City 2023. Ci racconta in questa intervista come si cuce una performance ‘addosso’ ad uno spazio.
La tua ricerca artistica pone molta attenzione sul concetto di site specific: cosa vuol dire creare una performance per un luogo specifico?
Dando per assodato che il site specific sia una modalità già adoperata da molti miei colleghi e non da diverso tempo, significa che viene realizzata appunto una performance, una azione, uno spettacolo partendo dal luogo in cui verrà rappresentata. Spesso questo luogo presenta delle caratteristiche suggestive o si presta particolarmente ad essere scenario per delle altrettante suggestioni visive e fisiche, dunque nascono delle composizioni ad hoc.
La tua performance #SmallPoetryDance possiamo definirla un’opera site-specific ‘itinerante’ perché l’hai portata in più spazi: in quale luogo è nata in origine e in che modo riesci ad riadattarla a spazi sempre diversi?
Originariamente nasce nella mia testa, poi nella mia stanza, poi sul terrazzo di casa dei miei, poi si sviluppa a Rigenera, la mia sala prove preferita. Infine costruisco delle partiture variabili ma con qualità e intenzioni sempre ripetibili e ri-adattabili. La buona energia del pubblico contribuisce a donarmi quella buona dose di improvvisazione che calibro in live, anche avendo preso bene le misure.
Questo format ti permette di portare la danza oltre i luoghi deputati a questa forma d’arte: da dove nasce questa esigenza e perché è importante per te?
Nasce dall’esigenza di potersi esprimere sempre e ovunque. Nasce dall’urgenza e dalla necessità del mio settore di non ricevere le adeguate attenzioni e dunque di doversi ogni volta re-inventare. Credo faccia parte della mia generazione.
Il prossimo luglio sarai fra i danzatori in scena per il Milano Dancing City 2023: come ti stai preparando all’evento e che tipo di performance presenterai?
Ad ora ho selezionato le tracce musicali e sto prendendo in considerazione alcune partiture ritmiche. Inciderà molto la location in cui realizzeremo il piccolo esito laboratoriale. Sono molto emozionata perché Milano è stata la sede dei miei primi studi professionali e offre sempre tante opportunità e con la sua natura metropolitana sarà un ottimo teatro!
Il concetto di site specific si lega in qualche modo a quello di autore che crea ‘su misura’ una performance?
Per certi versi si, credo sia legato alle necessità e quindi alle misure che bisogna prendere con il proprio corpo, con altri corpi e con gli eletti nello spazio. Credo sia uno strumento di verità assoluta. È difficile mentire in un site specific, specie se c’è anche una componente di istant-composition. Quello che accade nel site specific è per il 30% prevedibile, per il 70% quasi imprevedibile. Bisogna allenarsi molto ad ascoltare lo spazio e i colleghi di viaggio, quindi altri performer ma soprattutto la gente circostante.
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