Beni culturali

Il ddl Madia rischia di distruggere i beni culturali italiani

18 Luglio 2015

Si chiama disegno di legge Madia, è passato nel silenzio pressoché totale dei media – se si escludono poche eccezioni – e rischia di infliggere un colpo mortale al già martoriato patrimonio culturale e artistico.

Come? Attraverso il cosiddetto silenzio-assenso una norma che prevede, in mancanza di una risposta da parte della soprintendenza, di realizzare interventi edilizi anche in zone sottoposte al vincolo paesaggistico: “il disegno di legge Madia contiene due colpi micidiali per il nostro patrimonio artistico e culturale: – dichiara Andrea Carandini, presidente del FAI – il silenzio assenso da parte della pubblica amministrazione di fronte a richieste di interventi anche pesanti sul territorio e la cancellazione delle sanzioni per attività edilizie con autorizzazioni irregolari, quasi un condono preventivo”.

Invece che semplificare i procedimenti amministrativi, il ddl Madia rischia di provocare effetti controproducenti e dannosi per il patrimonio culturale italiano. Le soprintendenze avranno 90 giorni di tempo per rispondere alle richieste dei cittadini o delle aziende interessate a compiere interventi sul territorio, un lasso di tempo che, se può apparire lungo, è in realtà insufficiente per una corretta valutazione delle richieste a fronte degli organici scarsi delle soprintendenze. Passati tre mesi si potrà procedere a realizzare interventi anche dannosi al paesaggio con conseguenze nefaste. L’espressione “tutela a tempo del patrimonio” coniata da alcune associazioni è in questo caso tristemente corretta.

Una soluzione ci sarebbe: seguire l’esempio di Puglia e Toscana che hanno approvato piani paesaggistici che permetterebbero di avere “un giudizio articolato sull’uso del territorio e non bisognerebbe ogni volta indagare partendo da zero”.

In realtà ad oggi il meccanismo del silenzio-assenso esiste già per altre forme di intervento ma l’estensione di questa modalità rischia di renderla una prassi che anche il Consiglio superiore del Mibact ha bocciato: “la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico, garantite dalla Costituzione, non possono essere sacrificate alle pur ragionevoli esigenze amministrative”.

Non resta che cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica ed evitare questo ennesimo, evitabile ed ingiustificato scempio della nostra Italia.

@francescogiub

FONTE: Cultora

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