Beni culturali
Il caso audiolibro
Probabilmente l’alleato più fedele durante la quarantena causata dalla pandemia è stato uno schermo. Moltissimi di noi – forse dire tutti non sarebbe neppure un azzardo troppo grande – hanno trovato compagnia all’interno dello schermo televisivo, oppure dello smartphone, o ancora del pc. Che sia stato per svago, lavoro, o per entrambi i fini, un rettangolo retroilluminato di variabile dimensione ha allietato il nostro isolamento.
Alla (ri)scoperta della lettura
C’è anche chi, però, ha preferito la lettura alle immagini in movimento. Nei giorni dell’emergenza coronavirus, quando eravamo barricati in casa, e non per nostra scelta, i libri si sono rivelati essere quello strumento prezioso che forse non tutti sapevano essere. Un libro è infatti la chiave per riflettere, disconnettersi dalla dura realtà, combattere la solitudine oppure, più semplicemente, evadere con la mente dal quotidiano.
Il libro, cartaceo o digitale, ha saputo allietare le giornate di molti connazionali, e non solo, nei mesi di distanziamento forzato. Soprattutto nel periodo iniziale di lockdown, quello in cui anche i librai erano chiusi, il formato digitale è andato per la maggiore. Rispetto al cartaceo, più difficile da reperire in quella situazione, i programmi di download di libri elettronici hanno visto incrementare sensibilmente il loro giro d’affari. L’ebook è andato molto bene durante la quarantena ma non è stato il solo. Accanto ad esso, si è imposto anche l’altro tipo di lettura meno convenzionale: l’audiolibro.
Audiolibro: un fenomeno noto
Il successo del formato dell’audiolibro non è esattamente una novità. Da anni questo modo di vivere una storia rappresenta una opportunità redditizia per autori ed editori. Molti lettori, o persone che si definiscono tali, sono soddisfatti della possibilità di potersi immergere in una narrazione tramite la voce di qualcun altro. Grazie all’ascolto, è possibile riscoprire il piacere di leggere e riavvicinarsi alla lettura, anche nella sua forma più consueta. I dati dello scorso anno, raccolti dal sito dedicato il Libraio, ci dicono che l’utilizzo di audiolibri è in deciso aumento, con oltre 4 milioni di italiani che hanno dichiarato di aver ascoltato almeno una volta questo metodo di lettura nei 12 mesi precedenti all’indagine citata. Essa risale a novembre 2019, dunque il coronavirus non influisce affatto su questo dato.
La bilancia, però, ha anche un secondo piatto. Accanto a chi difende e tesse le lodi dell’audiolibro, vi è chi lo maltollera propugnando una sorta di purismo letterario per il quale un libro va letto e non fatto leggere da altri. Su questa sorta di dibattito, vale la pena soffermarsi qualche riga.
Audiolibro si o no?
La domanda che intitola il paragrafo è volutamente malposta. In realtà, non vi è una posizione giusta ed una sbagliata. L’audiolibro è lettura, e su questo non ha senso alcuno dibattere. Ricordiamoci che, storicamente, la lettura ad alta voce è stata la regola; era l’azione individuale del leggere mentalmente, a bocca chiusa e in solitaria, ad apparire come modo sbagliato. Per tutto il settecento, e anche per i decenni successivi, il silenzio durante la lettura non era neppure contemplato. Un libro di didattica inglese di epoca vittoriana affermava che leggere significa esprimere le parole scritte tramite i loro suoni.
Similmente, nessuno di noi ha pensato che quando, in tenera età, i nonni o i genitori ci leggevano delle storie accanto al letto, prima di augurarci buonanotte, eravamo intrappolati in un processo di non lettura. Così come esistono vari tipi di letteratura, esistono vari tipi di lettura, tutto sta a vedere quali sono quelli che personalmente apprezziamo di più e sono più adatti al nostro carattere e ai nostri ritmi e modi di vita.
In fin dei conti, i poemi epici dell’antichità furono concepiti esattamente come tradizione orale, pensati per essere raccontati ad alta voce, attorno al fuoco. Nei Dolori del Giovane Werther di Goethe vi è un significativo passaggio a questo riguardo. Ad un tratto, il protagonista si ritrova a legger Omero in solitudine, in silenzio, e l’atto gli appare come una ninnananna. Il ritmo cadenzato dell’epica si presta meglio alla lettura collettiva, orale, che a quella individuale e silenziosa.
Purché si legga
C’è uno sbaglio nel domandarsi se l’audiolibro sia o meno vera lettura. Bisognerebbe piuttosto domandarsi se l’esperienza di lettura cui l’audiolibro dà accesso sia adatta o meno alla storia scelta.
In questi tempi caotici, rumorosi e assolutamente individualisti, l’atto dell’ascolto merita di essere riscoperto. A modo loro, l’avvento degli smartphone e dei podcast ha aperto la strada a questa esperienza e dobbiamo rallegrarcene poiché vi sono fin troppe persone che non ascoltano nulla fuorché i loro pensieri e la propria voce. Se l’audiolibro può servire ad avvicinare persone alla lettura, non ha senso ostracizzarlo. La lettura è cultura, la lettura è crescita, la lettura è potere. Quanto migliorerebbe – e in quanto poco tempo – la nostra società, se la cultura fosse maggiormente diffusa tra la popolazione?
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