Beni culturali
I Teatri Possibili
Perché un salto riesca, bisogna prendere la rincorsa. Per leggere il futuro, bisogna rispondere al presente, mantenendo una certa distanza, nel giudizio.
E’ un fatto che nessuno oggi, in Italia, si interessa di teatro.Non se ne interessano gli statisti, non se ne interessano i cittadini italiani. Se ne interessano gli attori, i registi, i direttori dei teatri, gli scenografi, i costumisti, i critici, gli amministratori e i tecnici: se ne interessano, attendendo, impotenti. Tutti hanno l’impressione che il teatro sia condannato alla sepoltura. Molti rincorrono la telecamera: inventano forme nuove di teatro filmato. Credono che tutto il visibile potrà trovare una sintesi soltanto sullo schermo del televisore o del computer.
Io credo che sbaglino. Il cinematografo è condannato a morte. Nessuno andrà più a vedere film in sala. Ma il teatro, quando questa maledizione si allontanerà dal mondo, il teatro tornerà ad essere più vivo che mai. E’ evidente che niente in futuro sarà più prezioso di uno spettacolo teatrale: niente sarà così raro. In teatro in una sera si crea una comunità e in una sera quella comunità si distrugge. In un futuro dove la prossimità sarà difficile, forse evitata, forse addirittura osteggiata; in un futuro in cui la reclusione in alveari domestici diventerà un costume, una regola – in questo futuro che temo ci stia attendendo niente sarà più prezioso di una serata di vita comunitaria. Il teatro tornerà ad essere ciò che è stato alle sue origini: un’occasione eccezionale. Un rito. Un rito in cui – hic et nunc – degli attori comporranno una messa in scena, si rapporteranno veramente gli uni agli altri, saranno investiti da emozioni vere che avranno un arco e una durata naturali. Il rito del teatro, nel prossimo futuro, sarà uno degli eventi più rari immaginabili: attori presenti, tangibili, non riproducibili; artisti – soglie di un immaginario collettivo. L’esperienza assoluta.
La domanda è: quale sarà il prezzo di questa rarità? Come si comporterà il mercato? Il teatro resterà un servizio per tutti i cittadini o diventerà un servizio di lusso? E’ possibile che la sua irreplicabilità, renda il lavoro nel teatro estremamente costoso. E’ possibile che il teatro segua l’esempio dell’opera lirica che ormai ha poco a che fare con le sue origini popolari.
Mi augurerei, se così dovesse strutturarsi il futuro del palcoscenico, che si sviluppasse una rete di teatri clandestini, di attori guerrieri, disposti a disobbedire, disposti a rischiare l’illecito, disposti a lottare nelle fogne dell’anonimato – sottoterra – perché la verità che l’arte sparge nel mondo, resti nobilmente viva!
L’attore di teatro, nel ‘900 viveva di gloria sulla scena, ma per le strade viveva la vita del saltimbanco: elegante, non elegante, ma – in ogni modo – scomodo, perché ambiguo, difficilmente collocabile, veramente libero.
Vorrei che il teatro tornasse ad apprezzare il segreto, amasse un po’ meno l’esibizione; vivesse per la verità, severamente, senza accondiscendere alla vanità in alcun modo. Vorrei che tornasse ad essere temuto dai governanti – che non cercasse di ingraziarseli. Soprattutto non vorrei che fosse conformista. La vera rivolta spalanca abissi, pone domande, non ripete affermazioni diffuse, ripetute, ammucchiate, marcite. Tutto questo, ormai è scadente. La vanità è un soldo scadente. Vorrei che gli attori tornassero a pretendere altro per se stessi. Gli attori possono portarci nelle stanze più profonde delle nostre anime: possono portarci per mano e condurci nel buio più buio.
Questo mestiere vale una vita. Vale il rischio di una vita. Questo mestiere vale il più folle degli amori.
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