Beni culturali
Franceschini, Raphael Schumacher e il teatro gratis
La notizia si è diffusa in fretta: il Mibact ha istituito un giorno, il 22 ottobre, di “porte aperte” a teatro. Non credo facciano riferimento al famoso libro di Peter Brook, né a una altrettanto famosa campagna pubblicitaria dei concessionari Renault, ma posso capire bene il desiderio espresso dal ministro Dario Franceschini.
Il teatro gratis per un giorno è una bella idea. Può avere un suo senso: fa pari con i musei gratis, iniziativa che sistematicamente apre le porte delle maggiori istituzioni museali d’Italia e ha sempre avuto ottimi riscontri. Tra l’altro, fa pensare immediatamente al fatto che di solito i biglietti per gli spettacoli non siano economicissimi, dunque che la prosa sia un privilegio (economico) per pochi.
Per un vetero-socialista come me, la prospettiva di un’ampia, diffusa, accessibilità dell’arte e della cultura è da sostenere. Teatro popolare e d’arte per tutti, bello no?
Dichiarando una giornata di “porte aperte”, il Ministro conferma un dato condiviso e sperimentato, ossia che l’esperienza del teatro fa bene: non solo a chi lo fa, ma anche a chi lo vede e, infine, anche a quella cosa “strana”, ma non irrilevante, che è l’identità culturale di un Paese. Quindi, possiamo desumere che per il Ministro abbia senso profondo l’andare a teatro, ed è più che opportuno che gli italiani continuino (già lo fanno, i dati Siae parlano chiaro) a vedere spettacoli dal vivo.
La proposta di Franceschini, poi, rischia di smentire, in parte (ma è una parte importante), anche lo spirito generale dell’attuale riforma di settore, che troppo spesso identifica il teatro solo con una merce da vendere, con “numeri” da fare al botteghino. Il teatro, specie là dove è d’arte, non è banale merce, non importano dunque solo gli incassi, i dati quantitativi.
Conseguentemente, se lo Stato vuole favorire l’accessibilità, a scapito del ritorno economico, vuol dire che la riforma è sbagliata. O no?
Dunque, in linea di massima, ci troviamo d’accordo: il 22 ottobre tutti a teatro gratis. Una bella festa lunga un giorno e una notte può far bene alla salute teatrale.
Va detto, però – e l’ha fatto benissimo Andrea Pocosgnich su teatroecritica, e volentieri a lui rimando – che il settore spettacolo da vivo abbia ancora qualche altro problemino irrisolto. Forse non basta la trovata della gratuità.
Vorrei, allora, modestamente rilanciare.
Se facciamo una giornata gratis, ne facciamo, subito dopo, anche un’altra in cui tutti, ma tutti quelli che lavorano in teatro sono pagati?
Il 23 ottobre, ad esempio, subito dopo: giorno di adeguato riconoscimento degli artisti italiani.
Deve sapere, il Ministro – ma sono certo lo sappia – che tanti, troppi artisti lavorano gratis. Non pagati, sottopagati: addirittura c’è chi paga per lavorare. È normale?
Civiltà vorrebbe che, dopo aver omaggiato gli spettatori mandandoli gratis agli spettacoli, si rispettassero anche i lavoratori dello spettacolo, tutelando i loro diritti, a partire da quello base del salario.
È di questi giorni la tristissima notizia della morte, sembra per un tragico incidente, di un giovanissimo attore. Ne siamo tutti addolorati, sconvolti. Raphael Schumacher, talentuoso allievo della bella scuola “Nico Pepe” di Udine, ha perso la vita durante uno spettacolo al cinema teatro Lux di Pisa. Un teatro riaperto con coraggio e determinazione da suoi coetanei (come avviene in tante città d’Italia), e uno spettacolo fatto – immaginiamo – con tanta buona volontà e pochissimi soldi, o proprio senza soldi.
Pur di andare in scena, pur di fare teatro: sono in tanti quelli che, generosamente, superano le tante, troppe difficoltà quotidiane e continuano a recitare, a creare, a scrivere, a incontrare il pubblico, a restituire spazi spesso chiusi ma bellissimi ai cittadini. Nel silenzio totale delle amministrazioni, che si blindano dietro fantomatici bandi pubblici, sempre troppo poco finanziati.
Raphael ci ha rimesso la vita: è un incidente, una dolorosa fatalità. Ma fa pensare a quanti, come lui, sopportano condizioni di lavoro minime o mediocri; in troppi si arrabattano per tenere alta e viva un’arte che la politica, nazionale e locale, troppo spesso disdegna, ostacola, addirittura boicotta.
Il nostro Paese – sono certo che anche questo Franceschini sappia bene – è famoso al mondo per la sua arte, per la sua cultura, per il suo teatro e la sua musica.
Caro Ministro, allora: avanti così! Ricordiamoci del teatro, di chi lo vede e di chi lo fa. Ma facciamolo seriamente, in modo strutturato. E magari, perché no, dedichiamo quella giornata del 22 ottobre – o meglio quella del 23! – a Raphael Schumacher, un ragazzo che, come tanti, amava davvero il teatro.
(La foto di copertina è tratta dall’istallazione “LP” di Riccardo Caporossi per Casa Pirandello a Roma. Info: www.studioluigipirandello.it)
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