Beni culturali
Dinamiche, innovative e qualificate: ecco le imprese culturali italiane
Dinamiche, innovative e attente al capitale umano, sempre altamente qualificato. Sono le imprese del settore culturale e creativo ritenute sempre più importanti per la crescita economica e sociale delle comunità, sia per l’impatto diretto sia per il contributo allo sviluppo di asset fondamentali nell’attuale contesto competitivo come la capacità innovativa e creativa, la coesione sociale, il senso di appartenenza e la fiducia reciproca.
Le ha analizzate la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Mediocredito Italiano e grazie al supporto di alcune delle principali associazioni di categoria del settore (AESVI, AGIS Lombardia, AIE, Federculture e Federvivo) e della Fondazione Fitzcarraldo. Il campione preso in considerazione per lo studio è composto da 119 imprese, principalmente appartenenti al settore dello spettacolo dal vivo.
Nel 2018, secondo i dati Eurostat, oltre 8,7 milioni di persone nell’UE28 lavorano nei settori culturali e creativi pari al 3,8% del totale: in Italia il peso sull’occupazione, mediamente più giovane e qualificata, è del 3,6% in lieve aumento rispetto al 2008, evidenziando una maggiore capacità di resistenza nella fase di crisi recente. Questo settore è estremamente vario, dai contorni assai frastagliati, costituito in larghissima prevalenza da PMI, sia di storica tradizione sia di recente costituzione, con un numero significativo di start-up soprattutto tra le imprese creative.
Le imprese che operano all’interno di questo contesto, per l’analisi, sono state divise, in base ai ricavi, in culturali (soggetti in cui prevalgono contributi pubblici come fonte di ricavo, circa il 70% del campione) e creative con modelli di business più vicini a quelli dell’industria e riconducibili alla vendita di prodotti e/o servizi.
La ricerca rivela che si tratta di imprese altamente dinamiche: l’82,4% delle aziende intervistate ha infatti dichiarato di aver fatto degli investimenti negli ultimi tre anni e, di queste, circa un terzo dichiara di averlo fatto in maniera significativa. Le imprese creative hanno investito soprattutto in nuovi prodotti e nel marketing, mentre quelle culturali hanno indirizzato i loro investimenti nella digitalizzazione delle attività e nella riqualificazione delle strutture.
«Le imprese culturali e creative rappresentano un volano fondamentale, sia per l’impatto diretto sull’occupazione, mediamente più giovane e qualificata, sia per il contributo alla capacità innovativa e creativa e alla coesione sociale», commenta Gregorio De Felice Chief economist di Intesa Sanpaolo. «Maggiori risorse sono cruciali per favorirne la crescita, in un contesto di forti cambiamenti. Dall’analisi emerge come si tratti di un settore con prospettive in crescita e buona propensione ad investire: oltre la metà delle imprese si aspetta un aumento delle attività nel biennio 2019-2020 e oltre il 60% dei soggetti dichiara che investirà in particolare in comunicazione e marketing. Fattori trainanti per lo sviluppo futuro saranno la presenza di capitale umano qualificato e l’innovazione, sia di prodotto che tecnologica».
«Nel loro sviluppo pesa però l’incertezza dei contributi pubblici per le imprese culturali e in modo più trasversale il peso della burocrazia e il difficile accesso alle risorse», conferma Stefano Firpo, direttore generale di Mediocredito Italiano. La mancanza di finanziamenti è molto sentita, insieme anche ad un contesto complesso di minacce e opportunità in cui stanno profondamente mutando le abitudini culturali e le modalità di fruizione di beni e servizi culturali e creativi. Le imprese ricorrono così a fonti finanziarie esterne (il 60,5% nel caso delle imprese culturali). Sia le imprese culturali che quelle creative si affidano al credito bancario ma per le culturali risulta fondamentale appoggiarsi a strumenti finanziari diversi, come contributi su progetti e sponsorizzazioni fra tutti.
Ma per continuare a crescere, in un contesto altamente incerto, occorre rafforzare le fonti di finanziamento. La metà degli intervistati dichiara che per il proprio sviluppo servono in maniera prioritaria finanziamenti a medio lungo termine, con durate e modalità di rimborso adeguate alla propria attività. Le imprese culturali e creative, data la peculiarità del settore, inoltre, chiedono figure con competenze specifiche e prodotti ad hoc, per migliorare la relazione con la banca.
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