Beni culturali
Abolizione #domenicalmuseo: un attacco alla cultura?
L’annuncio del Ministro Bonisoli di voler abolire l’obbligo per musei e siti archeologici di prevedere la gratuità del biglietto d’ingresso per una domenica al mese ha scatenato intense polemiche da parte di molti: si tratta di un provvedimento che aveva portato a un incremento significativo degli ingressi, in tutte le attrazioni museali e archeologiche principali del Paese.
La notizia di ieri è che il ministro Alberto Bonisoli abbia deciso di ritrattare e anzi di aumentare le giornate gratis al museo, lo ha comunicato dalla sua pagina Facebook.
Quindi molto rumore per nulla. Ma davvero l’abolizione era un’idea così malsana?
Per chi non ne fosse a conoscenza le Domeniche al Museo ad ingresso gratuito erano state volute dall’ex ministro Franceschini a partire dal luglio 2014: «In questo modo – aveva spiegato – si rende più equa la gratuità, non legandola, a eccezione che per gli under 25, ad anacronistiche fasce d’età che peraltro non corrispondono più alle effettive differenze di reddito. Poi si evita l’assurdità che anche facoltosi turisti stranieri over 65 non paghino il biglietto».
Il D.M. del 2014 prevedeva inoltre una revisione del sistema tariffario: oltre alle domeniche gratuite, era stata introdotta la gratuità per tutti i minorenni e per alcune categorie (ad esempio gli insegnanti); erano poi state previste riduzioni fino ai 25 anni; mentre era stata abolita la gratuità per gli over 65.
I dati per chi non lo sapesse parlano chiaro:
2013
visitatori 38.424.587
incassi (€) 126.417.467
2014
visitatori 40.744.763
incassi (€) 135.510.702
2015
visitatori 43.288.366
incassi (€) 155.494.415
2016
visitatori 45.383.873
incassi (€) 173.383.941
2017
visitatori 50.103.996
incassi (€) 193.631.308
Fonte: Mibact-Ufficio Statistica, 2018 – dati provvisori suscettibili di variazioni.
In base a questi dati risulta poco credibile sostenere che le Domeniche gratis siano stati uno sperpero di denaro pubblico come sostenuto da alcuni.
Per avere un quadro completo ecco i dati afferenti alle singole regioni, in cui si può vedere che fra le regioni che hanno avuto un incremento più sostanziale abbiamo:
Liguria, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania (Fonte MIBAC).
Sul sito del MIBAC inoltre è possibile conoscere la Top 30 dei musei più visitati:
Sui social è stato detto tutto e il contrario di tutto, chi a favore e chi contro l’annuncio di Bonisoli.
Sulle motivazioni di chi si è dichiarato contrario all’abolizione non mi soffermo, tanto se ne è scritto e sono abbastanza chiare alla luce dei dati summenzionati. Invece ritengo sia interessante ragionare sulle motivazioni di chi è favorevole.
Francesco Giubilei, giovane editore e giornalista di area liberal conservatrice sul suo web magazine Cultora sostiene che l’iniziativa di abolire le domeniche gratis sia “una decisione sacrosanta per una serie di motivi“.
Quali?
Il piacere della visita che con le domeniche gratuite “si trasforma in un’agonia…Orde di persone che scambiano i musei per un centro commerciale e si accalcano di fronte alle opere d’arte commentando con un tono di voce alto e con giudizi fuori luogo impedendo una visita piacevole e consona al luogo. Una tesi sostenuta anche dal Premio Nobel Mario Vargas Llosa“.
Sinceramente non ha torto su questo punto, durante le domeniche al museo il clima non è proprio ideale ed è vero che per poter godere appieno della visita preferibile scegliere qualunque altro giorno; tuttavia da solo non è un motivo sufficiente per abolire questa misura.
Una valutazione di carattere economico: come afferma Giubilei “ogni prodotto o servizio nella nostra società ha un prezzo e si paga, siamo disposti a spendere dieci euro per una birra e un pacco di sigarette ma non per entrare in un museo“.
Purtroppo anche questo è drammaticamente vero. I nostri musei prima e anche adesso sono frequentati da tanti turisti stranieri e pochissimi italiani, è un fatto sotto gli occhi di tutti.
“Un principio prettamente culturale e di mentalità: la cultura si paga“.
Si deve pagare perchè “Le persone che si lamentano di dover pagare l’ingresso in un museo, del prezzo dei libri, che si riempiono la bocca con lo slogan “cultura gratis per tutti”, sono le stesse che poi non trovano lavoro nella filiera culturale (nelle case editrici in primis) e accusano gli imprenditori di non assumere senza comprendere che se aumentano i consumi culturali crescono anche i posti di lavoro“.
Ha centrato a mio avviso il punto più pregnante a sostegno dell’abolizione: la cultura si deve pagare.
Perchè quando paghi un servizio dai valore a quello che ricevi, mentre quando è gratuito non sussiste questa percezione e agli occhi di chi ne fruisce il bene culturale si “depauperizza”.
Se l’obiettivo della “Domenica al Museo” voluta dall’allora ministro Franceschini è stato ed è ancora ottenere un’inversione di mentalità negli italiani, che questi si rendano conto delle molteplici bellezze del nostro Paese e possano apprezzare il loro valore culturale, questo può esser stato un buon modo per invogliare a entrare nei musei chi non ci aveva mai messo piede prima; tuttavia a mio avviso una misura del genere va bene ed è sostenibile solo se di breve periodo. Altrimenti si rischia di ottenere l’effetto opposto: ossia di continuare a far passare il messaggio che la cultura non possa autosostenersi, ma che sopravviva solo mediante l’impiego di soldi pubblici.
L’autosostenibilità culturale è un principio che sostengo convintamente, anzi che ritengo necessario per un welfare bilanciato di uno Stato moderno.
Piuttosto penso che invece dell’abolizione sia possibile passare a una misura diversa, più soft: la riduzione del biglietto una domenica al mese per tutti. In questo modo si attua un bilanciamento degli interessi quali la fruibilità pubblica dei beni culturali e la sostenibilità economica, senza svalorizzare uno dei punti di forza maggiori del Paese: il nostro patrimonio culturale.
Con la cultura si mangia? Forse non ancora e non sempre, ma è un obiettivo che vale la pena perseguire.
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