Arte
VEGETAL IMPORT FESTIVAL, un festival sul suono a Manifesta 11
Sono gli ultimi sette giorni di Manifesta 11 a Zurigo. “What People Do for Money: Some Joint Ventures” (quello che la gente fa per denaro: alcune collaborazioni) è il titolo di questa undicesima edizione in programma fino al 18 settembre 2016.
35 nuove produzioni, 130 artisti coinvolti e 250 opere esposte hanno reso Zurigo la città della biennale europea. Curata da Christian Jankowski, assieme all’inglese Francesca Gavin, il concept di questa edizione si basa sulla collaborazione tra gli artisti e alcuni professionisti di Zurigo. Le opere principali sono esposte nelle due sedi principali, Löwenbräukunst e Helmhaus, istituzioni artistiche della città svizzera. Sul lago è stato creato appositamente il Pavillion of Reflections, cinema all’aperto dove ciascun progetto viene presentato nella forma di un film. Tra i cosiddetti Satelliti, il Cabaret der Künstler – Zunfthaus Voltaire, luogo di nascita del dadaismo, è diventato un palcoscenico per spettacoli di joint-venture e casa per collettivi di nuova fondazione.
Mentre si tirano le somme sull’estate zurighese, io vorrei ricordare ciò che è accaduto il 15 luglio, quando, proprio al Cabaret Voltaire, si è tenuta la press conference di VEGETAL IMPORT Festival, organizzata da Traslochi Emotivi, progetto artistico milanese fondato nel 2010 da Giulia Currà. Un performance a cui ho preso parte attivamente, nel tentativo di rendere visibile l’invisibile, il suono.
Ore 21.30, Cabaret Voltaire, in una Zurigo dal sapore invernale mi sono immersa nel calore di una stanza. Scalza sono salita sul palco dopo Pasquale Leccese, Livia Satriano, Barbara Mulas ed Elisa Lemmo. Giulia ha firmato le nostre maglie e ci ha consegnato i pass per la press conference di VEGETAL IMPORT Festival. Un video sullo sfondo ha scandito i 15 minuti in cui avremmo dovuto assemblare le cartelle stampa. Tra luci verdi, blu e rosa, recensioni di un festival mai accaduto sono state lette da voci fuori campo e hanno descritto il trascorrere dei minuti. Ho inserito in una busta fogli colorati, comunicati stampi, recensioni, un cd e una spilla in maniera automatica, come un alieno meccanico ho agito per 900 secondi. Giulia ha fotografato ogni dettaglio: il pubblico, noi, lo schermo, enfatizzando l’importanza dell’essere presenti piuttosto che partecipare realmente. Eravamo vegetali, estranei al mondo reale, ma abbiamo deciso di vivere il Festival a Zurigo.
Finito il video, il tempo è scaduto, siamo scesi dal palco, siamo tornati reali, umani. Eravamo presenti tra le vibrazioni che narravano di un luogo mai esistito, eravamo assenti sprofondati nella nostra gestualità.
Io c’ero, ma non ero a VEGETAL IMPORT Festival.
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