Arte

The Other Shapes of Me di Emilio Vavarella. Tecnologia e tradizione in Puglia

9 Settembre 2020

Con la fine dell’estate tiriamo le somme delle esperienze intellettuali vissute.

La Puglia a mio avviso, oltre agli svaghi costieri ha fornito la possibilità di indagare il suo territorio con un cartellone di mostre ed eventi culturali di notevole interesse che ha mappato tutto il suo territorio.

Esempio nel lembo più estremo a Gagliano del Capo in provincia di Lecce, è il lavoro di Emilio Vavarella in mostra fino al 13 settembre, curato e prodotto da Ramdom nell’ambito dell’Italian Council 2019.

Il progetto sarà fruibile lungamente al pubblico in quanto dopo un tour internazionale entrerà a far par parte della collezione permanente del MAMbo di Bologna.

Partendo dalla ricerca primaria di Vavarella che verte nell’analisi della relazione tra l’uomo e la macchina, l’opera dell’artista racchiude diverse tematiche, e sviluppa al suo interno indagini socio antropologiche, di genere e socio politiche.

Detail of the production process. Photo © Alessia Rollo and Emilio Vavarella, 2020. Courtesy of the artist.

rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me), titolo fortemente evocativo, rimanda alla matrice del lavoro artistico, infatti è la prima riga di testo del genotipo del suo DNA elaborato in uno studio in California. Questa elaborazione evidenzia i processi che traducono i sistemi binari in immagine, fonte di forte ispirazione per l’artista, come raccontano i curatori Claudio Zecchi e Paolo Mele.

Emilio Vavarella è attratto da una ricerca storica del sistema binario, ed è qui che entra in gioco la tessitura che tra le tecniche artistiche è quella più simile ai sistemi di processo del DNA, perché come in esso: struttura, informazione e immagine coincidono.

Attraverso la tessitura si traccia la storia della tecnologia.

I telai Jacquard sono state le prime macchine computazionali moderne, permettono di produrre tessuti molto complessi utilizzando schede perforate che leggono il linguaggio binario, questa applicazione è anche alle origini del primo computer.

La rivoluzione tecnologica nel mondo dell’industria tessile del XIX secolo, è presente nel territorio pugliese e nello specifico in quello salentino, dove risiede la famiglia Giaquinto che dagli anni ’30 ad oggi ha fatto conoscere la sua impresa in tutta l’Italia e non solo.

La Tessitura Giaquinto ha una storia virtuosa, il primo esempio d’imprenditorialità femminile salentina, infatti la fondatrice è una delle prime donne ad essere iscritte alla Camera di Commercio e con la sua immaginazione e caparbietà ha trasformato una masseria in un’azienda all’avanguardia.

“Quando Emilio ci propone il suo progetto monumentale, punto di appoggio fondamentale è altamente funzionale è stato quello della Tessitura di Giaquinto” mi dicono i curatori.

Tutte le scelte fatte per raggiungere il conseguimento del manufatto sono state dettate dalla macchina, infatti sono stati prodotti ben 75 metri di tessuto per poter realizzare tutto il genotipo dell’artista e per entrare nei limiti della larghezza di 60 cm imposti dal telaio.

L’unica scelta discrezionale ed estetica è quella del colore: bianco e nero.

Ma Emilio Vavarella non è l’astronauta David Bowman dell’epopea di Kubrick, non c’è conflitto con il computer HAL 9000, nessuna rivolta.

Tutt’altro che fredda la sua Wunderkammer.

L’immaginario femminile si intreccia con la sensibilità e la complessità dell’artista, tessendo la narrazione della mostra.

All’interno dello spazio di Via Margherita di Savoia 78 centrale è un’inedita opera video, narrante il processo di produzione del progetto.

La video installazione è impreziosita da una serie di manufatti, tessuti, e altri oggetti sapientemente allestiti da Jessica Gastaldo, che annunciano e rimandano all’opera finale.

Protagonista del video è la mamma di Vavarella, dunque un voler rimarcare ancora una volta la figura della donna come rappresentante dell’elemento umano, e la gestualità femminile determinante per dar forma prodotto artistico.

 

rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me)

“Idee, ipotesi, assunti e oggetti”

Un progetto di Emilio Vavarella

Curato e prodotto da Ramdom

 

31 luglio – 13 settembre 2020

da mercoledì a domenica, dalle 19 alle 22 e su appuntamento

 

Gagliano del Capo (Le)

Via Margherita di Savoia 78

www.ramdom.net

www.theothershapesofme.ramdom.net

 

 

 

 

 

 

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