Arte
Silenzio
Il silenzio è di chi ha altissimo il sentimento del pudore, dell’eleganza comportamentale. In questi casi è abito e stile di chi non è dimesso, semmai sobrio, austero, asciutto.
È la più alta forma di ribellione alla tracotanza, alla barbarie della violenza.
Davanti a Pilato il Cristo taceva, sapendo di dover morire. E quel silenzio, come difesa, pose in difficoltà il potere, perché chi non proferiva parole non era nemico di nessuno e Pilato lo capì.
Il silenzio pone come sua ancella la preghiera e la meditazione ad occhi chiusi, alla ricerca di un dialogo con l’Assoluto.
Il silenzio tace ciò che appare inopportuno dire: bisogna anche saper dare una brutta notizia, con cura.
È il linguaggio, il solo linguaggio di chi invoca misericordia e pietà.
È il parlare dei vinti, di chi è stato sconfitto e si ritira con dignità dalla scena.
Nel teatro non è vuoto, ma pienezza assoluta, perché lascia parlare il volto con la sua tragicità o le sue smorfie.
È il rumore del mare che mugghia contro gli scogli e si calma lentamente di sera,con la luce bianca della luna.
Il silenzio lascia parlare gli occhi, lo sguardo che può essere triste, se il pianto lo riempie o allegro, se il sorriso lo accompagna.
Il silenzio è la paura che non va via, ma anche la forza dei miti, che squarciano ed attraversano il cerchio di fuoco di chi è in contesa, affinché si ravvedano alla ragione.
Il silenzio è un canto muto che suppone e tradisce l’attesa di ogni cosa: così è più forte di qualunque assordante rumore.
Il silenzio è anche il grido degli innocenti di fronte ad incipienti ingiustizie, come la più vibrante e ponderata forma di protesta.
Il silenzio permette di ascoltare. Indica lo scarto tra l’udito e l’ascoltare.
Lo spazio dello Spirito là dove può aprire le sue ali è il silenzio.
Il silenzio è la notte di Auschwitz, ove trionfò la banalità del male e Dio non c’era;è la parola della povertà Suprema del Dio nascosto. La più vera ragione è di chi tace, ricorda Montale.
Il silenzio è di quelli che hanno il mal di vivere e sono in cerca di un’ancora per dare un ultimo significato ad un’esistenza che, scolorita irrimediabilmente, sta andando miseramente via.
Il silenzio è di chi vive la scomposizione, la vita come frammenti slegati,di pensieri sparsi in cerca di una ragione lontana che non arriva mai.
È la coltre della solitudine, il manto della lunga notte,del pensiero ragionante, del dubbio divorante, della crisi insoluta.
È quello dell’ergastolano che vede il raggio di sole flebilmente penetrare tra le grate: si annuncia un pentimento fatto d’amore.
È sacrosanta recriminazione alle insignificanze della vita alle sue inutili futilità che dominano irragionevolmente la scena: e tutti applaudono e non sanno il perché.
Il silenzio dell’isola si staccava da quello del calmo mare, percorso da fruscii vegetali e da un improvviso frullo di ali, ci ricorda Calvino.
Il silenzio è degli intelligenti e dei colti, perché i ricchi comprano il rumore e sono gradassi e volgari.
Geppetto ammutolì, quando vide il burattino che adagio si muoveva.
Il silenzio è quello di Pier Paolo Pasolini che taceva accanto alla madre, per rivelarle le sue oscurità dell’amore.
In amore è bellissimo, perché è il non detto degli amanti fuggitivi che si intendono a meraviglia, lasciando incatenare i corpi che rotolano nell’infinito della gioia.
Il silenzio con il pianto fa ritornare il perdono: e la vita ricomincia e l’alba radiosa rischiara la notte e la rimuove.
Forse, come diceva José Saramago, solo il silenzio esiste davvero, come recinto della saggezza e profumo del tempo.
Biagio Riccio
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