Arte
Sgarbi, la “Cicciolina” della cultura?
Verrà inaugurata il 23 luglio, presentata da Vittorio Sgarbi a Palazzo Ivancich, l’edizione 2020 della “Pro Biennale”, rassegna di arte contemporanea organizzata dalla fondazione “Spoleto arte”, a Venezia. La rassegna, si legge in un comunicato Ansa, porta i contributi di personalità del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo. Ecco, questo è il punto. Di quali contributi si tratta? Esiste un mondo della cultura che, unito a quello della politica e dello spettacolo, sfodera personalità che contribuiscano, in manifestazioni simili, a divulgare l’arte indovinandone una forma e una concezione? “Personaggi”, forse, più che personalità, che si muovono da sempre all’interno di un circo mediatico dove poco importa definire cosa sia, o non sia l’arte, preferendo semmai, e da par loro, di politicizzarla, renderla utile per i loro bisogni e soddisfacente per le loro brame, giammai contemplarla come nutrimento per il proprio animo.
Se davvero l’arte fosse “la ricerca del bello”, come comunemente viene intesa, bisognerebbe ammettere che è oltre modo raro mettere insieme un campionario di bellezza idealistica comprendente un pensiero tanto potente e pregnante, come quello che passa per le meningi di Francesco Alberoni, Silvana Giacobini, Morgan e affini. Ma l’arte è anche un caos totale, non solo fine ricerca psicologica, dove per caos non si intende, evidentemente, uno spazio beante, un campo aperto, una voragine creativa, ma un’opportunità gigantesca per dar luogo a quanto di più istituzionalmente osceno si possa dire e fare in nome e per conto dell’arte. In fondo, ma proprio in fondo, nel suo punto più basso, l’arte è anche un vanaglorioso momento festereccio per improbabili artisti che si danno appuntamento a queste sagre della futilità, desiderosi e orgogliosi di essere presi per il “cul” (scritto così non è volgare) da un capomastro critico dell’arte, personaggio popolare, non sempre di successo, noto e accanito curatore dei propri interessi.
Eh, sì, perché il parlamentare, storico dell’arte (questa è l’unica veste in cui risulta essere accogliente), opinionista, critico dell’arte, filologo, Vittorio Sgarbi, non mi risulta che abbia mai agevolato e stimolato l’arte meritoria di giovani artisti, aiutandoli nella loro crescita. Pare, al contrario, che abbia stabilito una leadrship di settore per aver curato le peggiori mostre di arte contemporanea che sono state prodotte negli ultimi trent’anni in Italia, presentando artisti improvvisati di ogni sorta, fregandosene altamente di coloro che si dedicano con naturalezza e sacrificio a una ricerca concreta e articolata. Un artista che io conosco e stimo, che per ovvie ragioni, qui, non viene citato, mi suggerisce che dalla superficialità e la bassa qualità delle esposizioni curate da Sgarbi si può arrivare a considerarlo finanche un odiatore seriale dell’arte contemporanea. E, in tanti, oggi, sanno benissimo che aver partecipato a una mostra di Sgarbi è da considerarsi controproducente per qualsiasi artista che abbia la pretesa di apparire credibile. E se qualcuno l’ha fatto per sbaglio, o debolezza, preferisce non lasciarvi traccia nel suo curriculum.
Mi chiedo, infine, che arte sarà mai quella che non può fare a meno di capricciosi e scorbutici personaggi popolari, piuttosto che di semplici persone virtuose. Esistono studiosi dell’arte e artisti produttivi che sublimano, nella loro costante e faticosa attività, le finalità che nel corso dei secoli si vanno attribuendo alla creatività, ognuna delle quali non prescinde dalla condizione spirituale dell’artista, che si prodiga per compiere il “miracolo” della propria trasmutazione, contemplando nell’arte l’azione di un essere umano per l’essere umano. Dall’altra parte, invece, esistono, in maniera “pratica” e “risoluta” e in barba alla “filosofia” i finanziamenti pubblici in favore degli Sgarbi di turno. Così va il mondo, nella patria del Rinascimento.
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