Arte
Rubano un’opera d’arte e la gettano nel fiume. Per Pillon sono eroi
In un epoca in cui circolano cose come la teoria delle stringhe e viene individuato il bosone di Higgs, i personaggi alla Pillon, che credono nel cospirazionismo LGBT e nelle lobby gay, dovrebbero essere considerati più o meno alla stregua di figuranti farseschi, nel celebre senso marxiano, di cui burlarsi su youtube.
Al massimo, volendo nobilitarli per chissà quale ragione, dovrebbero indurre lo stesso effetto letterario di una creatura metasemantica scritta male. Magari sbucata dall’estro ebbro e creazionista del pratone pontidiano: il Pillonfo non vaterca né gluisce e molto raramente barigatta, ma quando soffia il bego… Vabbè, ci siamo capiti.
Al massimissimo, volendo trovargli una collocazione storica più vintage, come piace a loro, dovrebbero industriarsi nello smercio di qualche opuscolo apocalittico nei condomini, collezionando porte in faccia e incredulità. Dovrebbero, appunto.
Invece, essendoci potenti leader alla Trump in affinità elettorale, dubbiosi sul surriscaldamento climatico e, magari, in un futuro non lontano, sulla gravitazione universale, gli individui alla Pillon si sentono piacevolmente sdoganati e col vento della storia in poppa. Prontissimi a trasmettere al prossimo la loro idea di ordo salutis.
Non a caso, in qualche circostanza, diventano: prima senatori, poi vicepresidenti della Commissione infanzia e adolescenza, in fine artefici di illuminati DDL omonimi.
In qualche altra circostanza, meno istituzionale, si lanciano, urbi et orbi, nella difesa di chi ruba opere d’arte “pagane”. Nello specifico, parliamo della statuetta della Pacha Mama – simbolo della fecondità –, trasferita nella chiesa di Santa Maria di Traspontina in occasione del sinodo sull’Amazzonia: “Dovrei esecrare il furto, indignarmi per l’affronto all’ecumenismo, etc. etc. E invece, sapete che vi dico? Che io, agli eroi che hanno felicemente buttato la Pacha Mama nel Tevere, darei il titolo di Dottori della Chiesa. Vedere l’idolo pagano affondare nelle bionde acque del fiume italico mi ha dato grande pace e soddisfazione, e gli scandalizzati articoli di suffragio pubblicati dalla solita stampa catto-pagano-progressista mi hanno messo di ottimo umore. Bravi ragazzi. Anzi bravissimi. Se venite a trovarmi al Senato avrete cena pagata. Il miglior modo di celebrare la festa di san Giovanni Paolo II”.
Proviamo a capire. Da una parte, il perenne riciclo dell’olio esausto dell’oscurantismo, organico alla miseria culturale di questo paese, sembra suggerirci che il concetto di economia circolare funziona decisamente meglio se applicato ai rifiuti storici.
Dall’altra, l’apologia di reato pilloniana non dovrebbe sorprenderci più di tanto, essendo la piattaforma leghista piuttosto in confidenza con le ruberie: ricordiamoci dei 49 milioni sottratti all’erario dal partito sovranista; delle svariate condanne in appello per peculato (tra cui quella inflitta a Molinari, capogruppo alla camera) recapitate alla mirabolante giunta Cota in virtù di un uso ingegnoso del denaro pubblico (giocattoli, tosaerba, bigiotteria, mutande verdi, libri erotici – come se il Dio di Pillon e Fontana non potesse sbirciare nei pensieri sconci!); dell’inchiesta in corso avente come protagonista l’ex ministro dell’istruzione Bussetti, sotto indagine per “centinaia di missioni fantasma a spese dello stato”.
Proviamo a capire meglio. Da una parte, è senz’altro vero che i leghisti non sono tutti brutti, cattivi, ignoranti, bigotti, razzisti e fascisti, per dirla alla Salvini.
Dall’altra, è innegabile che le suddette “qualità” aiutino parecchio nell’abbracciare il sovranismo salviniano, considerando le contabilità disinvolte, le continue uscite razziste, i proclami protofascisti, le aggressioni verbali a chiunque si esprima al di fuori degli slogan, l’antimeridionalismo di un quarto d’ora fa, il maschilismo programmatico e il fanatismo religioso. E non siamo gli unici a pensarlo.
“La Lega ha un livello socio-culturale così basso da essere penetrabile. Un terreno fertile su cui seminare”. Parola rilasciate a Report dall’oligarca russo Malofeev. Ultraconservatore in ottimi rapporti con il faccendiere leghista Savoini, la guest star nella trattativa del Metropol.
Che dire? Stando ai sondaggi pro-Lega, immuni a qualunque cosa accada (compromesso stoico?), ne vedremo ancora di pillonate. I prosecutori degli “eroi” che hanno gettato la statuetta della Pacha Mama nelle “bionde acque del fiume italico”, dopo averla rubata, si saranno resi conto che i tempi sono maturi. La stampa “catto-pagano-progressista”, qualunque cosa essa sia, può anche mettersi l’anima in pace.
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