Arte
Pedro e Miuccia: il clangore e lo stridore
Milano e Madrid, fine anni Settanta. Cosa hanno in comune una giovane donna femminista, benestante, borghese e politicamente impegnata che vuole fare la stilista e magari portare la bruttezza o meglio l’inquietudine di un gusto che non arreda le donne come banchetti e un suo coetaneo omosessuale (ancora gay non si dice) che di mattina fa l’impiegato in un’azienda telefonica e la sera sta immerso nella sarabanda postfranchista della movida e che vorrebbe fare il regista e magari portare il valore della diversità come gioia demolendo la triste tradizione larmoyante di registi anche omosessualmente impegnati?
Direi tanto. Miuccia Prada e Pedro Almodóvar, classe 1949, sono in quegli anni due corpi e, dunque, due modi di sentire ugualmente imprevisti dai sistemi ai quali ambiscono appartenere.
La moda è tiranneggiata da stilisti uomini che del femminismo non san che farsene e il cinema impegnato è una pletora di registi il cui grado di credibilità è ancora proporzionato a quello di far soffrire liturgicamente gli spettatori.
Ecco allora l’imprevisto esibirsi declinando il termine impegno su altri fronti.
Lei parte per territori dove non si può abbattere quel cliché del sexy che sembra un imperativo tra spalline fotoniche e spille che reggono vestiti come fossero una piccola scusa; per arrivare alla prima collezione, mescolando la passione per le divise, tutte le divise, dalla tata alla guardia forestale, a quella per gli abiti da bambini dove vengono, invece, tenuti a bada certi tagli cattivi.
Lui, invece, prende Carmen Maura, come fosse Anna Magnani, ma al posto di farla morire ammazzata la trasforma in un’artista poliedrica e vergine solo davanti che, per vendetta, ruba la moglie ad un poliziotto fascista per accoppiarla con l’amica lesbo-punk sadomaso.
Ed ecco, ancora, l’imprevisto capovolgersi in esibizione e la lenta determinata ascesa tra emuli e detrattori, il paragonarsi sempre e solo a sé, la fedeltà al clangore per lui e allo stridore per lei trasformarsi in aggettivo e coniare uno stile, un modo di essere, un modo di stare al mondo.
Cosa hanno fatto? Niente di meno che trasferire un universo morale in uno estetico: la Fondazione al posto della tessera di Rifondazione e le lacrime di gioia al posto dei calci in culo.
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