Arte

Musica leggerissima #1 – Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera

9 Maggio 2023

“Musica leggerissima”, ovvero come parlare ogni volta di un disco poco discusso o dimenticato. Come parlare ogni volta di un bel disco italiano.

 

Anno Domini 1975. È il post Anima latina. In questo anno Battisti si prende quello che potremmo definire un vero e proprio anno sabbatico. Non pubblica niente e, dal 1966, non era mai successo. Probabilmente deve ripulirsi, deve fare chiarezza, deve capire quale direzione nuova intraprendere. Va negli Stati Uniti, approfondisce finalmente da vicino quei generi che lo hanno sempre affascinato: soul, r&b, fusion e quella nuova tendenza stilistica ed estetica che in molti chiamano disco music. “Oggi, dopo anni che canto, compongo, ascolto, sento la mia musica qualcosa di realmente aderente alla mia personalità”, dice Lucio in un’intervista. Si torna dunque al Mulino, lo storico studio di registrazione creato dallo stesso Battisti e da Mogol e si comincia a lavorare.

Nel 1976 esce il prodotto di questa nuova fase battistiana, il titolo è abbastanza lungo: Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera. C’è distensione, c’è un suono diluito, dal respiro vivo, ma rilassato. Ci sono pulsazioni, velluto, trilli repentini, sospensioni ritmiche, meraviglie inattese. Il primo brano in scaletta accende tutto questo nuovo fuoco, guida l’ascoltatore sulla nuova strada, c’è una chitarra elettrica funky e sdoppiata, come a dire, che quella strada, la vedo e non la vedo. La percorro, ma la vista si annebbia. Sono stanco, ma sento che sto rinascendo e svegliandomi da un magnifico sogno. Il brano è ballabile e avvolgente. Il titolo è semplice e diretto: “Ancora tu”.

Ma ogni cosa contenuta nell’album è il preludio alla purezza, quasi dance e FM, del disco successivo. Le sonorità esposte collassano, si rendono un tappeto per la voce di Battisti che svaga attraverso tutti i brani e i groove. Se dovessi scegliere un altro brano che amo particolarmente non ci metterei molto. È un pezzo che dichiara la bellezza del viaggio e si staglia su un loop che è elastico. È stupendo perché ci spiazza e dalla voce luccicante fa uscire pochissime parole che illuminano però l’atmosfera: “Il veliero va / e ti porta via / in alto mare / e già sei meno mia”. Poi arriverà il 1977. Ci saranno nuovamente gli Stati Uniti e Hollywood. Ma quella è un’altra storia.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.