Arte

L’Italia che si vergogna della sua Venere nuda

26 Gennaio 2016

Nei momenti dell’Italia più buia, quella della corruzione, della crisi economica, degli scandali, dei bunga bunga e dell’arretratezza mentale, cosa ci ha sempre risollevato il morale e riacceso il campanilismo? Cosa ci coccola, mettendo qualche peso in più sulla parte buona della bilancia?
La nostra idea del bello.
Secoli di storia che rimangono visibili, storie di conquiste, artisti, scienziati, pensatori, scrittori, rivoluzionari che ci fanno rimpiangere epoche mai vissute ma soprattutto la loro modernità, che non abbiamo saputo conservare se non nella memoria e nei libri di storia. Ci inorgoglisce mostrare il nostro paese agli occhi brillanti di uno straniero con la cartina in mano, ci fa stare bene quando da qualche parte del mondo dici “Italia” e subito la mente corre alla culla di arte, piccoli borghi e imponenti piazze che non tutti hanno la fortuna di ammirare e che gli orientali sognano di visitare almeno una volta nella vita.

A volte l’orgoglio scatta subito dopo aver tamponato l’associazione mentale incontrollabile con “Berlusconi”, ma anche quello fa parte della nostra storia. A Dubai imitano il nostro bello, lo ricoprono d’oro, lo enfatizzano per riempire grattacieli di fine secolo con segni di Barocco, rococò, Rinascimento. Lo fanno le principesse scegliendo l’artigianato italiano, le attrici per ciò che indossano sul red carpet, i ristoranti che cercano materie prime di qualità.

Perchè siamo gli amanti per eccellenza dell’originalità, di ciò che è autentico ed elegante, equilibrato tra novità e tradizione, e lo difendiamo gelosamente. Lo mostriamo nella moda, nell’architettura, nei sapori in tavola.
Non solo. Siamo bravi ad accogliere, in questo bello. Lo condividiamo, lo raccontiamo, lo ricordiamo in molti gesti, dalle Alpi al Mar Mediterraneo. Apriamo le nostre porte senza nascondere la nostra identità, unica e invidiata.
Rinuncereste a tutto questo?
Riuscireste ad immaginare un’Italia senza il suo bello?
Ma soprattutto: ve ne vergognereste?
Io no di sicuro, forse nemmeno voi, ma il protocollo si. O meglio, il Governo si.
Il che, se permettete, è ancora più grave.

eros

E’ successo con la visita del presidente iraniano Hassan Rouhani, che è arrivato in casa nostra previo sopralluogo e ha deciso che la Venere senza mutande fosse sconveniente, che Eros che incorda l’arco con il suo essere bambino fosse quantomeno indecente, che una Leda con il cigno, avvolta là in basso da un drappo ma con i seni scoperti fosse una svergognata. L’Iran, che fu Persia, dalla storia antichissima tra assiri e popoli mesopotamici, chiede che l’arte greca e romana venga coperta, per non turbare gli sguardi così proiettati al futuro da credere di non dover niente al passato. Pannelli bianchi, tristi e insignificanti, sono stati alzati attorno al Bello dei corridoi che in Campidoglio conducono alla Sala Esedra, oscurando il marmo liscio dei corpi eleganti e i tessuti abbondanti, che sembrano muoversi. Il premier iraniano li considera inappropriati, il Premier Renzi a quanto pare concorda. Si è salvato solo il monumento equestre di Marco Aurelio – l’originale – perfetto per i selfie della delegazione, che così ha occupato la lunga attesa prima della conferenza stampa. Praticamente, un ambiente allestito come a teatro, per non turbare gli sguardi in pochi istanti di passaggio sotto i flash.

E’ così che l’arte italiana non rischia neanche per sbaglio di finire sullo sfondo degli istituzionali protagonisti ripresi da telecamere internazionali, è così che si tutela un’immagine pudica e rigorosa. Però se la Mogherini va in Iran si copre con il velo, perchè la cultura locale prima di tutto.

Da una parte la mancanza di rispetto per chi ospita, dall’altra la mancanza di rispetto per ciò che si è.
Sinceramente, non so quale sia la posizione peggiore: forse la seconda, nel non riuscire – ancora una volta – a difendere se stessi con dignità.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.