Arte
L’artista non è presente
In questi giorni in una piccola galleria privata di Pordenone (*), città vocata alle stravaganze artistiche extraterritoriali alle convenzioni, si è aperta una particolare esposisizione di opere realizzate attraverso i nuovi sistemi grafici elaborati da Intelligenza Artificiale (Midjourney is here). Mi sembra il tema del momento e per fortuna se ne parla anche da molti punti di vista. Il titolo di questa mostra (che poi si allarga virtualmente anche nel web, ma pure dentro un bar cittadino) è curiosamente “the artist is not present” e dalle dichiarazioni della curatrice Paola Bristot, che si rende responsabile dell’occultamento dell’artista, si intuisce che sia proprio l’artefice di queste opere a non voler apparire, proveniendo da sensibilità artistiche diversificate e per lo più legate al mondo sonoro, che di fatto conclude con questa prima esperienza la sua carriera di visual-concept-designer. Gesti anomali, forse, ma che poi hanno suggerito il sottotitolo alla mostra con acronimo IAIA? Is Artificial Intelligence Art? ponendo così da subito l’attenzione ai labili margini definiti da questi mezzi, dai loro usi, dai loro risultati espressivi, dalla linea di paternità dei processi.
La presentazione della mostra pertanto è stata un confronto aperto tra addetti ai lavori, amici e curiosi, le opere erano esposte attraverso visori e grandi stampe retroilluminate, ed erano lì esplecitamente per farsi consumare dalle domande, di cui nessuno disponeva di risposte certe.
Il primo atteggiamento che ho notato nell’Intelligenze Umane è stato quello dello stupore misto a timore, una evidenza di sorpresa dell’impatto scenico dell’opera pari alla preoccupazione dell’indipendenza operativa della macchina a fare tutto ciò, aggravata in questo caso dalla mancanza fisica dell’artista. Un sentire tipo: ma dove andremo a finire di questo passo.
Ma il passo successivo allo straniamento è stato quello della conoscenza, della riconoscenza, dell’istruzione operativa del software e dei suoi codici generativi, scoprire la complicità della macchina che rimane macchina, ma come tale può essere pilotata da tutti. E allora la discussione si è spostata sulla speculazione del mezzo come sostituto ‘facile’ di illustratori, grafici e designer, giocato sulle possibili, e già ina atto, ricadute lavorative e su sistemi di tutela dei diritti di autore che di fatto ora si confondono e scivolano dentro nei database di riferimenti verbo-visivi (**).
Un passo ulteriore è stato compiuto inoltre quando il dibattere ha aperto i confini alla critica artistica, alla ricerca più che mai necessaria delle qualità espresse, ai contesti reali e paralleli. Usando le stesse parole della curatrice: “la riflessione artistica, come atto creativo si è da sempre confrontata con il senso dell’opera e della funzione e della relazione con l’atto artistico della ‘produzione'”. Il cenno a Duchamp che ritocca la Gioconda e al mondo situazionista ci conforta nella missione esplorativa, come il rimando alla lettura di un articolo di Riccardo Manzotti (***) che inquadra filosoficamente il concetto di ‘pensiero’ indicando che “ci sono due modi di intendere il pensiero: come manipolazione dei simboli o come manifestazioni della realtà”. Ecco, ora mi sembra un po’ più facile capire da che parte si colloca l’Intelligenza Artificiale e dove la capacità umana di esprimersi può invece ‘scegliere’ di intervenire.
Fermo restando infine che è dell’artista lo sperimentare nuovi orizzonti, rendendo autonoma la propria ricerca, libera di attuare mezzi e tecniche, si rinnova anche con l’utilizzo delle AI la consueta difficoltà di saper trasmettere forza emotiva e stilemi originali. Se fate un giro attraverso hashtag specifici su Instagram, lo scenario dei lavori realizzati con AI appare pieno di fantastiche apparanze, ma nel loro insieme i linguaggi visivi sembrano molto omologati, sembrano appartenenti a scenari di mondi futuribili di cui si percepisce anche lo smarrimento. Per cui non è mai immediato individuare in tali flussi comunicativi, la carica artistica di certe opere, pur meritevoli di considerazione.
Mentre la discussione prosegue e ci si avvia al rinfresco, ho ancora il mente alcune frasi dell’articolo di Manzotti che chiudono bene: “ritorniamo alla realtà e abbandoniamo i simboli. Torniamo alle cose e lasciamo le parole”. L’artista (che esiste, ma svanisce, in pieno stile naoniano) da lontano fa cenno con la mano, ha un sorriro ironico di fondo, lui sa: l’Intelligenza Artificiale riconosce, ma non vede; ascolta, ma non sente; manipola i simboli; ma non pensa. Il crostino al prosciutto è sul tavolo. E, almeno per ora, possiamo ancora disporre del classico tasto on-off: click.
Note
(*) La mostra “the artist is not present” è realizzata dall’associazione Viva Comix di Pordenone presso lo studiovivacomix in Via Monterale 4b a Pordenone, 17 feb – 17 mar 2023
I riferimenti sono:
http://www.vivacomix.net/home/i-a-i-a-the-artist-is-not-present/
(**) Il riferimento è qui al manifesto dell’associazione europea per la regolazione dell’intelligenza artificale EGAIR
https://www.egair.eu/resources/EGAIR_Manifesto_IT.pdf
(***) L’articolo di R. Manzotti “L’IA pensa. E noi?” appare su DoppioZero 28 Gennaio 2023
https://www.doppiozero.com/lia-pensa-e-noi
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