Arte

L’arte bizzarra e tutta francese di addobbare rotatorie

20 Febbraio 2016

Se vi capita di viaggiare per la Francia, fate attenzione alle enormi lumache che si guardano allo specchio, alle ostriche giganti e ad altre mille stramberie che potrebbero distrarvi dalla guida. Da un po’ di anni gli animi dei francesi si sono accesi di una nuova passione, quella per la decorazione delle rotatorie. Il paesaggio cambia, mucchi di soldi girano e nuovi artisti nascono.

Vista dall’alto, la rete stradale della Francia sembra butterata: come acne, quasi quarantamila rondò spuntano in prossimità di incroci per aumentarne il livello di sicurezza e sui rettilinei all’ingresso dei paesi per obbligare i guidatori a moderare la velocità. La moda del momento è quella di addobbare questi spartitraffico nei modi più eccentrici, sfidando buon gusto e sobrietà. In alcuni casi questa mania del decoro stradale ha favorito le economie locali e sempre più spesso i sindaci francesi sono disposti a spendere somme considerevoli dei budget comunali per piazzare installazioni assurde sulle rotonde all’ingresso e all’interno dei loro paesi. Il tutto nella speranza di attirare curiosi e far parlare di sé. Secondo Matthieu Pigasse, banchiere di fama e autore del libro Éloge de l’anormalité, le rotatorie francesi costano ogni anno sei miliardi di euro di soldi pubblici di cui due sono destinati alla loro decorazione.

Guidando nella regione dei Pays de la Loire, a quindici chilometri da Nantes si incontra il paesino di La Haye-Fouassière, 4.500 anime appena. A dare il benvenuto nel piccolo comune ci pensa il “rond-point de l’espace”, una scultura-rotatoria realizzata nel ’93 che riproduce una navicella spaziale di cinque metri di diametro circondata da tre astronauti alti due metri. Ogni cosmonauta tiene in mano un prodotto tipico della zona da portare su pianeti lontani: una fouace, il dolce regionale a forma di stella, è tra le braccia del primo, una bottiglia di vino muscadet è impugnata dal secondo e una bandiera a forma di biscotto petit beurre è retta dal terzo. Al calar della sera, dei giochi di luci colorate accendono la rotatoria quasi che il conto alla rovescia per la missione intergalattica di promozione enogastronomica fosse cominciato. Passano i minuti, le luci fanno pulsare di tanti colori la piattaforma di lancio, le macchine continuano a girarle intorno e l’unica cosa che prende quota è una forte sensazione di istupidimento: “ma che accidenti è questo affare? che senso ha?”. Stupido, kitsch, eppure l’affare ha funzionato.

Se i prodotti tipici di La Haye-Fouassière non hanno mai superato il limite dell’atmosfera terrestre, l’enigmatico “rond-point de l’espace” , nel bene e nel male, ha fatto molto parlare di sé e ha procurato al piccolo comune e alle sue prelibatezze una certa notorietà in tutta la Francia. I giornali hanno versato litri d’inchiostro, decine di troupe televisive hanno raggiunto il paese per filmare la pazzoide rotatoria spaziale e Philippe Katerine, un famoso cantante francese di pop demenziale, ha voluto girare il video di una sua canzone ai piedi della navicella. Fouace, muscadet e petit beurre sono stati venduti in gran quantità e tutti sono rimasti contenti.

Il “rond-point de l’espace”di La Haye-Fouassière è diventato un esempio di promozione del territorio per tantissimi comuni francesi e la decorazione delle rotatorie è stata elevata ad “art rotatoire” con i suoi esponenti di spicco, primo tra tutti lo scultore Jean-Luc Plé. Cinquantasette anni, i baffi spessi e lo sguardo vispo che sbircia dal bordo degli occhiali, monsieur Plé ha già installato più di trenta sculture-rotatorie in giro per la Francia e nel suo studio decine di schizzi sono già pronti per essere trasformarti in enormi, stravaganti rond-point d’autore.

La mano del poeta Pierre de Ronsard grande quanto un furgone stringe una penna d’oca e scrive alcuni dei versi più belli della letteratura francese sulla strada che congiunge Rochefort a Surgères, il paese dove nacque Hélène, la donna di cui il “prince des poètes et poète des prince” era innamorato perso. “Vivete, date ascolto, diman non attendete:/ cogliete fin da oggi le rose della vita”. Una donna in un costume da bagno intero stile primi del Novecento posa accanto a una cabina da spiaggia sulla strada che porta a Mers-les-Bains in Picardia, località nota per i suoi lidi e la sua architettura alla Belle Epoque. Nel bel mezzo della circonvallazione di Marennes, un piccolo paese del sud-est che si affaccia sulle sconfinate coste dell’Atlantico, un bambino gigantesco in bermuda corre con un’ostrica in una mano mentre con l’altra trascina una nave giocattolo che peserà una ventina di chili.

Tutte le opere di Jean-Luc Plé sono realizzate in una mousse di poliuretano espanso verniciata e costano tra i 30mila e i 70mila euro, a seconda della grandezza e della difficoltà di realizzazione. 35mila euro è costata una delle sue opere più famose e surreali, “Les cagouilles charentaises”, una rotatoria nel paese di Lorignac sulla quale Plé ha piazzato una lumaca alta due metri che si guarda allo specchio. Spiegazione: le escargot allevate dagli elicicoltori della zona hanno diritto a essere vanitose perché sono le più belle di tutta la Francia. Ma il punto più alto dell'”art rotatoire” è stato toccato quando il maestro ha realizzato “Les mains & l’huître”, imponente rond-point all’ingresso di L’Éguilles-sur-Seudre che raffigura due mani di colosso che aprono un’ostrica mastodontica. Il pavimento della rotatoria è fatto di veri gusci d’ostrica che Plé ha recuperato dagli ostricoltori della zona. «La prima settimana si sentiva un certo profumo», ha dichiarato lo scultore ai microfoni di una televisione locale. Già, era il profumo del successo.

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