Arte
La grazia naturale di Margherita Morgantin lettrice di Wittgenstein
Margherita Morgantin ha letto un libro, Della certezza di Ludwig Wittgenstein e ha preso appunti. Morgantin non ha illustrato e non ha commentato, non ha analizzato e non ha scritto. Ha invece trasformato le parole di Ludwig Wittgenstein in storie da matita: il flou della copertina del libro Wittgenstein. Disegni sulla certezza (nottetempo) di Margherita Morgantin ci avverte infatti che i lavori sono in corso e non v’è alcun interesse a concluderli.
Aprendo il libro ci si ritrova così nel mezzo di tratti di penna che solcano le parole di Wittgenstein tratte da Della certezza, nulla è detto e nulla è concluso in questo volumetto movimentato e che capovolge la semplicità in naturalezza e che spalanca davanti agli occhi del lettore un Wittgenstein desacralizzato eppure esploso a breviario. Un libretto da compulsare, ma di sguincio perché il tratto graffia mentre ci si distrae tra il senso e le parole del grande filosofo viennese.
Morgantin ha vinto non una scommessa, ma un azzardo e come tale non è possibile considerare il gioco chiuso, anzi tutto è in campo sulla pagina: basta osservare, basta permanere un secondo di più su queste carte composte che nascondono mappe infinite. Il lettore ha davanti agli occhi una coppia di autori tanto distanti quanto legati da una sorta di tensione erotica. Giallo è il genere di questo libretto flou.
Il primo indizio è un cane in copertina che abbaia “UOF” che rimanda in maniera non troppo celata Laird Carstairs di Dougal, il grosso cane danese di Mister Doan un investigatore privato: protagonisti del piccolo classico noir Rendez-vous con il terrore di Norbert Davis di cui Wittgenstain era un appassionato lettore. Un cane e un investigatore privato legati dunque da una muta relazione in cui l’equivoco di chi sia il padrone non è mai chiarito. Mentre il Messico si staglia sullo sfondo i nostri eroi inseguono un fuggitivo ben intenzionato a non farsi acciuffare.
Viene subito da pensare che il lettore non avrà scampo mentre Margherita e Ludwig in questa relazione grafico linguistica – come avverte nella postfazione Luisa Muraro – danno forma e parola ad un linguaggio che è contenitore di un libro nascosto tra infiniti doppi fondi.
L’unica certezza per il lettore sommerso da brividi e incomprensioni ad ogni pagina è quella del lieto fine che assume la forma esatta del divertimento del lettore: un sorriso che si stampa pagina dopo pagina fino a sormontare i dubbi e le perplessità. Così come Wittgenstein avrebbe voluto dire grazie a Norman Davis per il suo bel giallo ugualmente il lettore con Margherita Morgantin per i suo bel flou
Tuttavia un dubbio resta: e se fosse solo una presa in giro? E nel caso, da parti di chi? Di Ludwig o di Margherita? E una presa in giro di chi? Un gioco tra loro, sì in parte. Il gioco non esclude il lettore che anzi è invitato a compulsare il libretto flou in un continuo (e a tratti compulsivo) avanti e indietro tra le pagine, un percorso nodoso eppure circolare in cui agli avvallamenti di Wittgenstein fa da contrappunto il tratto sempre deciso di Morgantin. Il libretto è un oggetto magico che chiede la soddisfazione del lettore in esclusiva compagnia di entrambi gli autori, un giocattolo per adulti da stringere e da accarezzare.
In tutto questo virtuosismo giocoso lo sguardo che resta è quello di un bambino, perché: “quando si sa qualcosa è sempre per grazia della natura” (505).
Domani, giovedì 3 marzo: Margherita Morgantin presenta “Wittgenstein” alla Libreria Verso di Milano (Corso di Porta Ticinese 40) alle ore 19.00. Con l’autrice interviene Valentina Pisanty
Devi fare login per commentare
Accedi