Arte
La fantastica storia di Vivian Maier, di professione bambinaia
La storia dell’autrice di questa foto è davvero straordinaria. Nessuno sapeva della sua esistenza come fotografa. Aveva trascorso anni a collezionare scatti in gran segreto, senza mai confidarlo a qualcuno. Non avremmo mai conosciuto la particolare bellezza delle sue fotografie se un ragazzo di nome John Maloof, di professione rigattiere, non avesse comprato all’asta, in blocco, una scatola che apparteneva a una sconosciuta signora. Tra gli oggetti presenti al suo interno, che raccontavano una vita solitaria ed essenziale, vi erano centinaia di negativi e diversi rullini mai sviluppati. Il ragazzo, ne stampò alcuni e si trovò di fronte a una fotografia cauta e circospetta, rivelatrice di attimi sintomatici di vita vissuti per strada, fissati da una sensibilità artistica di rara accortezza. Iniziò, dunque, a risalire alla personalità di quella misteriosa fotografa, partendo proprio dalle cose che aveva conservato con tanta cura: scontrini, ricevute degli acquisti, biglietti dei mezzi pubblici. Così, gradualmente, il giovane Maloof ricostruì la sua identità. Quella scatola apparteneva a una certa Vivian Maier, di professione babysitter, pioniera della “street photography”.
Proprio come in un negativo da sviluppare, la storia di Vivian cominciò a emergere, anche grazie alle rivelazioni delle persone che l’avevano conosciuta. In particolare, attraverso il racconto di quei bambini, ormai cresciuti, che la donna aveva accudito. Quando tutti i pezzi del puzzle furono al loro posto, si rese possibile tracciarne una biografia. Vivian Maier era di origine austriaca. I suoi genitori emigrarono negli Stati Uniti negli anni Venti. Vivian nacque a New York nel 1926. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si recò in Francia per una questione ereditaria che riguardava sua madre. Le spettò una somma di denaro che le permise di acquistare delle macchine fotografiche, con le quali realizzò i suoi primi scatti. Ritornata negli Stati Uniti, trovò lavoro come bambinaia, senza però mai deporre la sua Rolleiflex. Nei giorni liberi, di non lavoro, andava in giro per la città in cerca di scatti. I suoi soggetti preferiti erano le persone comuni impegnate nella loro esistenza quotidiana. Fotografò gente semplice e altolocata, le strade del centro e le periferie, i riflessi delle vetrine, gli emarginati, i bambini e anche se stessa. Ma, quando le strade della sua città non le offrirono più niente da scoprire, decise di lasciare il suo lavoro e viaggiare per il mondo, spinta da una curiosità ricercata e irrefrenabile.
Le opere di Vivian Maier (250 scatti) sono in questo periodo in mostra nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino, provenienti da una prima tappa al Musée du Luxembourg di Parigi.
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