Arte
Io so che ti amerò
Luchino Visconti/Pier Paolo Pasolini,
Giorgio Armani/Gianni Versace, e adesso
Miuccia Prada/Alessandro Michele.
Duelli inventati da un pubblico wildianamente più sensibile nei gusti che nelle opinioni, i confronti appassionano la pletora di tifosi che, come in un gioco di figurine immaginarie, costringe i propri beniamini a specchiarsi l’uno nell’altro in quell’esercizio enigmistico da “trova le differenze” che tanto segretamente piace.
Lei ama Bret Easton Ellis, lui colleziona copie rare di Alice nel paese delle meraviglie, lei ha usato le arti visive tradizionali (cinema, pittura, scultura, architettura etc) come cavallo di Troia per far digerire la moda a certi ambienti, lui ha usato la moda come cavallo di Troia per espugnare quel mondo instagrammato che sta fondendo insieme tutte queste arti.
Nel ventennio generazionale che separa i duellanti, è scivolato nel web e soprattuto nella sua deriva social, un immaginario collettivo di cui gli uomini e i loro vestiti sono solo un precipitato.
E se lei ha messo nel logo aziendale il gonfalone crociato milanese, simbolo di autonomia e indipendenza quasi a rimarcare una storia, lui Alessando/Alice facendo volare ovunque le sue api barberine non ha fatto altro che ribadire il concetto di multiverso al quale dichiara di appartenere.
Cronologica lei, atemporale lui, nella distanza brevissima ma incolmabile che li separa, come stelle gemelle perpetuano la sfida.
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