Arte
smartit e il supporto ai giovani artisti
Ecco una intervista che speriamo possa dare qualche spunto di riflessione sulla situazione attuale del rapporto tra teatro e pubblico.
Abbiamo scelto di intervistare Giulio Stumpo, che ci racconterà anche un po’ di cose su SMartIt: una realtà che siamo sicuri può interessare ed essere di supporto ad un sacco di artisti e di giovani realtà che si occupano di cultura sul nostro territorio.
Ciao Giulio, ci dici due parole su chi sei e che cosa fai nella vita?
Difficile rispondere! Sono un economista, mi occupo da sempre di cultura e creatività e nella mia vita professionale mi sono occupato di ricerca economica, di marketing, di consulenza, di progetti di sviluppo del territorio a partire dai beni e le attività culturali sia in Italia che nel mondo. Da un paio di anni sto dedicandomi quasi interamente – tengo un corso di laurea alla Facoltà di Economia dell’Università dell’Aquila in Economia delle Autonomie Locali – ad un progetto di sostegno al lavoro culturale e creativo che si chiama SMart (Società Mutualistica per Artisti).
Ci racconti brevemente cosa è SMartIt e di che cosa si occupa?
SMartIt è una cooperativa di artisti e creativi che intendono mettere a fattore comune una serie di strumenti e servizi. Siamo una impresa sociale e quindi operiamo nell’ambito del no-profit. Tutti i profitti che facciamo li investiamo in nuovi strumenti di sostegno al lavoro dei nostri soci. Nella pratica ci occupiamo di accompagnare gli artisti nostri soci in tutte le fasi del loro lavoro: dalla realizzazione di un progetto alla redazione di un budget, alla gestione degli aspetti contrattuali con i committenti. Ci occupiamo non soltanto degli aspetti amministrativi ma anche di quelli finanziari. Attraverso il nostro fondo di garanzia garantiamo ai nostri soci il pagamento del compenso per il lavoro svolto entro il 10 del mese successivo quello della prestazione lavorativa qualunque sia il tempo di pagamento da parte dei committenti. SMartIt è inoltre partner di un gruppo europeo di imprese SMart, che ha la propria sede centrale a Bruxelles, che operano in 9 paesi europei sempre nell’ambito del no profit e che condividono i medesimi valori e le strategie di sviluppo internazionale.
Come pensi che SMartIt possa essere di aiuto agli artisti?
SMart è principalmente un facilitatore di processi. Vogliamo costruire una comunità di persone che condividano strumenti e operino in un ambiente collaborativo. L’obiettivo è ambizioso perché solitamente gli artisti e i creativi sono abituati a lavorare in autonomia, ma ci rendiamo conto invece che in molti sentono l’esigenza di condividere percorsi, di mettere a disposizione competenze di innescare circoli virtuosi tra persone e che questo processo rappresenta un valore aggiunto percepito come vantaggio per tutti e per ciascuno.
Nel concreto il fatto di occuparsi di tutta la parte amministrativa dei progetti artistici, di garantire il pagamento a una scadenza ravvicinata, di cercare di garantire il massimo dei diritti a una categoria di persone spesso con scarsa protezione, rappresenta un valore aggiunto di sostegno al lavoro artistico di grande importanza. Inoltre essere in una rete internazionale che rappresenta oltre 70.000 artisti del continente ci consente di facilitare i progetti di collaborazione internazionale, e in prospettiva di essere uno strumento di advocacy nei confronti dei policy maker nazionali ed internazionali.
Come si può contattare SMartIt per chiedere informazioni?
CI sono tanti modi! Il più semplice è andare sul nostro sito internet: www.smart-it.org, li trovate tutti i nostri recapiti. Per tutti quelli che intendono diventare soci, organizziamo incontri informativi nei quali diamo tutte le informazioni necessarie per essere soci consapevoli e operare nel rispetto delle regole e della sicurezza. Costruire una comunità è un lavoro difficile e complesso, vogliamo farlo non perdendo di vista il fattore umano. Guardarsi negli occhi e scegliere di iniziare un percorso di collaborazione è la migliore garanzia di successo di un progetto ambizioso come SMartIt.
Ci sono un sacco di persone che credono che il sistema teatrale sia in crisi, tu che cosa ne pensi?
Qui provo a dismettere la mia giacca di amministratore di SMartIt e a mettermi quella dell’economista. La nostra società contemporanea sta attraversando ormai da diversi anni una “crisi” sistemica. Tutte le aree di attività umane ne sono interessate: il mondo delle imprese, il mondo del lavoro, quello della politica e della finanza, dell’amministrazione pubblica. Dobbiamo imparare a convivere in un mondo globalizzato nel quale un battito d’ali di una farfalla a Boston può far piovere a Hong Kong. Non bisogna però guardare soltanto agli aspetti negativi della parola “crisi”. L’etimologia della parola tra l’altro è quella di “opportunità”. Preferisco perciò cogliere questo aspetto della parole e pensare all’opportunità del cambiamento. Non mi stupisce dunque che anche il Teatro sia in “crisi”. Tuttavia credo che parlare di “sistema” teatrale mi sembra utopico nel nostro paese. Vedo molte istituzioni pubbliche e private che continuano a operare come se fossero gli unici produttori culturali al mondo, senza connettersi con le altre realtà del territorio. Questi comportamenti atomistici ed individualistici in un epoca storica nella quale la parola d’ordine è “condivisione” mi portano a pensare che la “crisi” del teatro sia per lo più endogena e limitata esclusivamente a un gruppo ristretto di istituzioni. Nel mondo vedo fallire un sacco di imprese, di banche, di progetti, di prodotti, mentre il teatro, da millenni, continua a sopravvivere con le stesse dinamiche produttive e più o meno con le stesse grandi e piccole istituzioni. Dovremmo forse capire che sono l’una funzionale alle altre e che non esiste la serie A e la serie B della cultura.
Che cosa si intende tecnicamente per audience development e perché è una cosa importante?
Audience development è il nuovo tormentone che ci accompagnerà nei prossimi anni! Voglio essere un po’ provocatorio perché oggi tutti ne parlano come se fosse la nuova frontiera dello scibile umano. Ci accompagnerà nei prossimi anni perché è uno degli obiettivi prioritari dei programmi europei e di conseguenza influenzerà necessariamente anche le politiche culturali nazionali e locali. “Tecnicamente” si tratta di pratiche (e politiche) di allargamento e diversificazione del pubblico che si possono perseguire per mezzo di numerosi strumenti operativi. Solo per fare qualche esempio possiamo immaginare nuovi percorsi formativi per il pubblico, nuovi luoghi per la fruizione culturale, nuove modalità di fruizione e anche nuove forme di produzione di beni e attività culturali. Il tutto con l’obiettivo di aumentare il pubblico e/o di aumentare la qualità della fruizione di beni e servizi culturali.
Come credi che si possa applicare l’audience development al teatro in maniera virtuosa?
Vista l’ampiezza della materia, le politiche di audience development nel teatro possono essere moltissime. In Italia abbiamo diverse esperienze virtuose e sicuramente ne nasceranno delle altre nei prossimi mesi o anni. Mi piace in questo momento metterne in evidenza due che sono realizzati da nostri soci e che di conseguenza con SMartIt stiamo sostenendo: la prima si chiama Tournée da Bar e consiste nel portare fuori dalle mura del teatro i grandi classici di Shakespeare rendendolo fruibile ad un pubblico non abituale come quello che frequenta i bar. Insomma un progetto realizzato per portare i grandi classici in luoghi non convenzionali. Il secondo si chiama betwyll ed è sviluppato da nostri soci che si occupano di nuovi media. E’ un progetto di sostegno alla lettura e alla scoperta della letteratura con un metodo di lettura e riscrittura collettiva sui social network. Una comunità di persone decidono on line progetti di lettura di libri, di interpretazione di opere d’arte, di poesia, teatro, scienza. Insomma progetti che ci dicono che la cultura sta e deve stare in mezzo a noi e non rinchiusa in luoghi formali. I due progetti sono stati selezionati dal bando cheFare3 tra i 40 progetti più innovativi e stanno gareggiando per concorrere al premio finale di 50.000 euro. Potete votarli anche voi entrambi su questi link. Tournée Da Bar e Betwyll.
C’è una canzone che vorresti ascoltare? Quale, e perché?
“La canzone del maggio” di Fabrizio De André. Perché secondo me la frase “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” rappresenta un monito e una sfida importante per ciascuno di noi. L’economia collaborativa necessita non soltanto della partecipazione delle persone ma soprattutto della conquista di un ruolo individuale attivo e proattivo che è elemento essenziale della democrazia. Non basta delegare (la politica, gli amministratori, in generale “gli altri”) ma per essere “assolti” dobbiamo riappropriarci delle nostre competenze, metterle a disposizione del prossimo, agire in prima persona per costruire il mondo che volgiamo.
Grazie Giulio.
Eccoti accontentato:
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